Genere : Country Rock
Tutti
i nostalgici del grande Johnny Cash drizzino le antenne, soprattutto se si
erano appassionati all’ultima produzione del grande cantante di Kingsland,
quella cioè che dal 2000 venne prodotta da Rick Rubin sotto l’egida di American
Music. Bobby Bare, infatti, pur non avendo un passato leggensdario come quello di
Johnny Cash, alla veneranda età di settantasette anni torna in sala di registrazione,
dopo una carriera altalente, fatta di grandi successi, di flop e di lunghissime
pause. Il suo più grande riscontro commerciale e di pubblico lo ebbe nel
lontano 1962, pubblicando quella Detroit City che successivamente venne
riportata in classifica anche da Tom Jones. Più tardi, negli anni ’80,
mortificato da uno show biz del quale non riusciva più a tenere il passo, si
ritirò dalle scene, per farvi ritorno solo nel 2005 con un buon disco di country rock, The Moon Was
Blue. Oggi, a sette anni di distanza da quella rentree, Bobby ci riprova con un album composto da qualche brano originale e da alcune cover. Alla sua corte chiama
musicisti di gran talento ( Marco Giovino, Buddy Miller, Glen Duncan, Byron House,
e Randy Scruggs, praticamente la band of Joy di Robert Plant al completo ), per
un disco che abbina l’amore di una vita, il country, ad accenti più
propriamente rock. La voce di Bare, somiglia da vicino a quella dell’ultimo
Cash, anche se forse il settantasettenne cantautore dell’Ohio possiede un
timbro meno particolare e molto meno sofferto di quello dell'uomo in nero. Il lotto di canzoni scorre via
che è un piacere, tra brani della tradizione americana ( Tom Dooley, ripresa
recentemente anche da Neil Young nel suo Americana, e una Shenandoah, classico dei
classici, eseguita con superba maestria ) e brani a sorpresa, appartenenti alla
storia del rock più recente, come una convincente I Still Haven’t Found What I
Looking For degli U2. Le vere chicche dell’album sono però una versione di
Farewell Angelina ( scritta da Dylan e portata al successo da Joan Baez ), che
lascia attoniti per intensità, e una di House Of Rising Sun degli Animals,
scarna, rallentata ed epica. Un grande ritorno quello di Bare, che trasforma
Darker Than Light in un disco di piccoli gioielli di fattura artigianale da conservare
con cura, perché rappresentano il volto più sincero di un’America che, forse, non
esiste più.
VOTO
: 7,5
Blackswan, sabato, 22/12/2012
7 commenti:
perdonami Blck, pe la puntuualizzazion.the house of rising sun, non è una canzone degli Animals.quella è la versione più conosciuta di un brano folk,della grande tradizione popolare americana.un abbraccio
Buon disco,ma gli manca quel qualcosa che rendeva Cash speciale
@ Bartolo : la precisazione è corretta e ti ringrazio. :)Ma dal momento che è sconosciuto l'autore della canzone, la versione del 1964 degli Animals è quella di riferimento perchè tutti capiscano.
@ Massi : concordo, Massi.
Interessante la descrizione di quest'album. Su youtube ho provato a cercare altro, c'è poco, però quel poco che ho ascoltato non mi dispiace affatto. Apprezzo chi, a dispetto dell'età anagrafica, continua a mettersi in gioco perché sente di avere ancora qualcosa da raccontare.
Grazie per questo spunto e buona serata :)
allora? quando escono "i migliori dischi del 2012 according to blackswan"?
...sono in attesa!
@ Mary : effettivamente c'è poco o nulla.L'uomo ha dato il meglio di se in tempi preistorici :)
@ Indierocker : sto completando gli ultimi ascolti, ma la prossima settimana partono le classifiche :)
@ Amos : vengo senz'altro a votare :)
Ne avevo già letto qualcosa; per ricavarne il senso di un'altra storia invidiabile!
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