Si
potrebbe definire la vita artistica dei Talk Talk come un’anomalia, una sorta
di variabile impazzita all’interno degli ingranaggi all’apparenza
immodificabili dello star system. Quando nel 1982 esce The Party’s Over, il
gruppo di Mark Hollis si inserisce con naturalezza in quella corrente musicale,
all’epoca tanto in voga, che gli storici della musica definiscono col termine
di new romantic. Un disco d’esordio acerbo, che propone suoni sintetizzati,
ritmiche di dance wave e un pugno di canzoni che si distinguono dal coacervo
pop grazie alla voce impostata e sofferente di Hollis. Un singolo come Today, quindi,
non passa inosservato, scala le classifiche e regala ai Talk Talk un barlume di
fama che aspetta solo di essere sfruttato al meglio. Cosa che avviene nel 1984,
quando la Emi rilascia il seguito di The Party’s Over, dal titolo It’s My Life.
Il successo è roboante, e soprattutto da noi, i Talk Talk divengono star di
prima grandezza. I due singoli, la title track e Such A Shame, fanno saltare il
banco : la prima si piazza al settimo posto delle charts italiane, la seconda
giunge addirittura alla quarta piazza (strano a dirsi, ma in Inghilterra, a casa loro, i Talk
Talk non riescono a sfondare). L’album, che vincerà anche un disco d’oro, ha il
merito di discostarsi dalla massa informe di pop plastificato che imperversa
nelle classifiche del momento: la struttura dei brani è complessa, si
percepisce una sincera tensione emotiva e le canzoni che lo compongono sono
pervase da un languore malinconico che sposta il baricentro dell’ascolto verso
l’intimismo (Renée, Tomorrow Started). Non tutto è centrato, e soprattutto la
seconda parte del disco appare debole, sfilacciata. Eppure si percepisce chiaramente
che Hollis è un musicista con una marcia in più, è intelligente, colto, sfugge alle regole della banalità. It’s My Life potrebbe essere essere l’abbrivio verso un futuro di consensi
di pubblico e critica, basta tenere ferma la barra del timone e navigare in
favore di vento. Lo avrebbero fatto tutti : la gloria è a un passo, è a portata
di mano. Invece, i Talk Talk spariscono dalle classifiche e danno vita, una
nuova vita, a un’avventura musicale che, se da un lato li porterà verso l'oblio
commerciale, dall’altro li condurrà a scrivere alcune delle pagine più
importanti della storia del rock.
The Colour Of Spring (1986) è la prima tappa
di questo inaspettato percorso : il synth-pop permane, ma a sprazzi, e solo in
superficie, quasi fosse una scoria, un residuo destinato a scomparire in breve tempo. La musica diventa
più profonda, si fa trasognata, le atmosfere sono più rarefatte, e le canzoni acquisiscono
una filigrana sottile, ma dall’intreccio complesso, a cui contribuisce peraltro l’organo
di Steve Winwood. I successivi Spirit Of Eden (1988) e Laughing Stock (1991)
portano i Talk Talk a vertici compositivi insospettabili. La svolta ormai è completa,
definitiva. Il pop degli esordi è un lontano ricordo, e vive semmai, nella sua
accezione migliore, in rapidi barbagli di luce solare (The Raimbow da Spirit Of
Eden). Hollis prende in mano il gruppo e lo guida verso territori inesplorati,
nei quali l’eleganza formale si concretizza in una musica dal passo lento, il cuore pulsante delle
canzoni si veste di un intimismo melodico screziato di jazz e malinconia, il
minimalismo diventa il cardine della nuova filosofia. Spirit Of Eden e The
Laughing Stock sono seminali perchè anticipano i tempi, parlano un nuovo verbo che
troverà la sua perfetta dizione negli anni ’90, con la nascita dello slow core e
del post rock.
Nel 1991 il gruppo si scioglie, e Mark Hollis, prima di
lasciare definitivamente il mondo della musica, comporrà, nel 1998, uno disco
solista (Mark Hollis), che conclude magnificamente il percorso iniziato
nel lontano 1986.
Oggi, a trent’anni di distanza dall’uscita di The Party’s
Over, la Fierce Panda pubblica un doppio cd tributo al gruppo londinese, a cui
partecipano nomi importanti del circuito alternativo. Il parterre de roi è
assai prestigioso e a cimentarsi con l’opera dei Talk Talk ci sono, tra gli altri,
talenti del calibro di Joan As Police Woman, White Lies, King Creosote, Duncan
Sheik (ottima la sua Life’s What You Make It), i redivivi Turin Brakes (da
applausi Ascendion Day), gli Zero 7 e Fyfe Dangerfield (vocal dei Guillemots). In
questi due cd, a partire da Today fino a Runeii, ultima canzone di The Laughing
Stock (dal lotto manca solo Such A Shame), compare quasi l’intera produzione
dei Talk Talk, riletta con un taglio, spesso molto suggestivo, di minimalismo
elettronico. The Spirit Of Talk Talk è indubbiamente un’interessante chicca per
fans e completisti del gruppo, mentre coloro che conoscono poco la parabola
artistica di Mark Hollis e soci potrebbero essere ingannati da interpretazioni
che solo in parte restituiscono la magia di canzoni memorabili. Ai neofiti, mi
sento quindi di consigliare il recupero dei vecchi album : scoprirebbero che l’equazione
Talk Talk = Such A Shame non è corretta. Perché i Talk Talk, grazie alla loro
seconda giovinezza, furono uno dei gruppi più importanti degli anni ’80.
Imprescindibili, direi.
VOTO
: 7
Blackswan, sabato 12/01/2013
10 commenti:
Grande band sempre nel mio cuore.ricordiamo anche il progetto degli altri due o rang.
http://my-way-online.blogspot.it/2012/10/doppio-album-tributo-ai-talk-talk-con.html
Ignorante come al solito, poi premo "play" e resto a bocca aperta.
Grazie come sempre Nick...bello ritornareee!!!
Mitico revival anni '80. A quando qualcosa sui Frankie goes to Hollywood?
Meravigliosa questa versione di Shara Worden!!!
Talk Talk= Such a shame equazione scorretta!!!! Verissimo Black mai come in questa affermazione ti condivido. E vado anche di effetti speciali: io ho (ovviamente) It's my life ma anche The colour of spring e The spirit of Eden....vedi che non ho l'orecchio completamente deviato ? :-)
@ Face : ricordiamolo, dunque :)
@ Maurilio : letto ! Grazie :)
@ Melinda : bello per me rileggerti ! :)
@ Haldeyde : Perchè no ? appena mi viene l'ispirazione :)
@ Irriverent : Mai detto ! :) Li ho tutti anche io, con qualche chicca in vinile ( il primo originale, acquistato appena uscito ). A me sono sempre piaciuti, anche nella versione pop. Troppo bella la voce di Hollis. A proposito, cerca il suo album solista: è un gioiello.
Hai fatto bene a ricordarli, se lo meritano tutto il tuo omaggio.
Va bene capo....io ci provo, non assicuro il risultato ah ah ah
Infatti! Loro me li ricordavo!
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