La main street del blues, è
risaputo, scorre dal Malì fino al Mississippi. Immagine scontata, certo, ma
quanto mai vera. Il lungo percorso da quelle terre africane, dove tutto ebbe
inizio, fino al delta del grande fiume americano in cui le due culture si
fondono, era già stato percorso da artisti ormai celebrati quali i Tinariwen e
i Tamikrest. Oggi, lo stesso viaggio, direzione gli Easy Eye Sound Studios di Nashville,
è stato intrapreso da un favoloso chitarrista di nome Bombino (una strana storpiatura
dal termine italiano bambino), trentatreenne africano del Niger (originario della
zona devastata dalla guerra, confinante con il Mali), in attività dal 2009. A
portarlo nel sancta sanctorum della musica a stelle e strisce ci ha pensato Dan
Auerbach, leader dei Black Keys, che insieme all’artista africano ha
riarrangiato e prodotto brani tratti dal primo album dell’artista tuareg, Guitars from Agadez. Vol. 2 (2009). Se da un lato i puristi
del blues del deserto storceranno un po’ il naso per l’operazione di “occidentalizzazione”
messa in piedi da Auerbach, è vero per converso che le undici canzoni in
scaletta sono state rese appetibili anche a coloro che amano il sapore del
blues ma non sono abituati a piatti particolarmente speziati. Tutto sommato la
produzione del chitarrista dei Black Keys ha un suo perché: salvo alcuni casi
in cui Auerbach calca (un po’ troppo) la mano (Amidinine è completamente
snaturata e sembra un out-takes da El Camino), il tentativo di rendere fruibile
ai più un suono “diverso”, mantenendo intatto il fascino delle radici africane,
è riuscito. Imidiwan e Zigzan(una meraviglia il tappeto di
tastiere in crescendo) sono gli esempi più lampanti di come le diverse culture
musicali possano fondersi con risultati eccellenti senza che una delle due
prevalga sull’altra. E’ tutto il disco, a dire il vero, che procura suggestioni,
e anche se non ci troviamo di fronte a un capolavoro come Aman Iman dei
Tinariwen, ascoltare la chitarra di Bombino che racconta il deserto con il
tocco morbido di un Mark Knopfler dalla pelle scura è un’esperienza che
convince.
VOTO : 7
Blackswan, sabato 20/04/2013
3 commenti:
Sapessi cos'è bombino in dialetto parmigiano... ;)
A me piace molto,come come piacciono moltissimo i Tinawiren..Il blues continua a contaminare sè stesso: come giustamente dici la dialettica tra il luogo di origine (l'Africa) e lo sviluppo (America-Europa)continua ma fondamentalmente il linguaggio non cambia e rimane inconfondibile.
@ Domani : attendo lumi :)
@ Mr Hyde : nella musica come nella vita le contaminazioni sono crescita. Una vera meraviglia. Ieri sera, ho ascoltato ragazzi di ventanni suonare il blues dei padri: un'autentica goduria. Questa è musica che non potrà mai morire.
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