giovedì 4 aprile 2013

THE SOUND OF SILENCE - SIMON & GARFUNKEL



Che mai saranno 1500 chilometri? E’ solo la distanza che separa Milano da Palermo, praticamente una quisquillia. Badit e Blackswan (alias B&B), se li sono fatti tutti avanti e indrietro, più volte. Via mail, ovviamente, visto che a piedi ci avrebbero messo un secolo e il cellulare è una tecnologia di cui ancora non si sono impadroniti abbastanza. Tuttavia, non c’è stato bisogno di molto: è bastato il desiderio di unire le reciproche passioni sotto l’egida della musica e la sintonia è stata totale. Black ha raccontato una storia a Badit, e Badit ha disegnato la stessa storia per Black.  Semplice e bellissimo. Oggi il frutto di questa collaborazione tra nord e sud lo regaliamo a voi, che ci seguite sempre con tanta passione e affetto.

In futuro, sempre che Black eviti derive da metallaro impenitente e a Badit non venga un crampo alla mano, ne vedrete ancora delle belle. 



Una canzone che come un filo sottile lega due dei momenti più bui della storia americana e di tutta l’umanità. Una canzone che è in grado di raccontare il silenzio e il dolore, la tragedia universale di un popolo ma anche quella intima e privata di una generazione. Una canzone che si veste di dolcezza e di melodia, ma che nasconde un corpo martoriato di ferite. Questa è la storia di The Sound Of Silence, questa è la storia di parole che “caddero come gocce di pioggia, e riecheggiarono, nei pozzi del silenzio “.

Il 23 novembre del 1963, il presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, viene assassinato mentre sfila per le strade di Dallas. L’esecutore materiale dell’omicidio é Lee Harvey Oswald, un sociopatico con simpatie comuniste, che verrà ucciso a sua volta qualche ora dopo. Varie teorie del complotto sostengono che non abbia agito da solo e che l’attentato fosse stato ordito dalla mafia con l’appoggio della Cia. Comunque sia andata, con Kennedy non muore solo un grande uomo, ma vengono ghermite, mentre spiccano il volo verso un futuro migliore, le speranze di un’intera nazione. L’America si ferma, piange il suo presidente, ammutolisce di fronte a una tragedia inaspettata e immensa. Leggenda vuole che sia proprio in questo clima di cordoglio, smarrimento e doloroso silenzio che, nel febbraio del 1964, Paul Simon metta mano per la prima volta a quella che diventerà la sua canzone più famosa, The Sound Of Silence.

L’11 settembre del 2001, diciannove terroristi di Al Qa-ida dirottano quattro voli civili, due dei quali vengono fatti schiantare contro le torri gemelle del World Trade Center di New York, provocando circa tremila vittime. Gli esecutori materiali della strage vengono tutti identificati, anche se varie teorie del complotto sostengono che dietro l’attacco ci sia un piano elaborato dall’ala più conservatrice della politica americana (i Theocon) in combutta con la Cia. Qualunque sia la verità, l’America, e così tutto il mondo occidentale, percepiscono per la prima volta, in modo eclatante, che una guerra (non convenzionale, ma subdola e vigliacca) è davvero in atto e che nessuno sarà, a nessuna latitudine, mai più al sicuro. Oggi la ferita è ancora aperta, la paura  accompagna, sottotraccia, i nostri giorni, e un silenzio irreale, ancora ci stordisce ogni volta che le immagini di quello schianto tornano innanzi a nostri occhi. E’ il silenzio del terrore, quel vuoto di stupore e incredulità che anticipa di qualche secondo un grido di disperazione.





Dieci anni dopo la strage, durante la celebrazione del 10° anniversario dell’attentato, Paul Simon, accompagnato dalla sola chitarra acustica, canterà nuovamente The Sound Of Silence, la canzone scritta quarantasette anni prima in circostanze altrettanto tragiche. Lo farà proprio lì, a Ground Zero, dove la ricostruzione oggi è quasi terminata, ma quei morti, quel dolore, le lacrime e la paura restano la muta voce di un’umanità violentata. Il suono del silenzio.

Una canzone, due tragedie, il senso d’impotenza e solitudine di chi si ritrova a fare i conti con l’oscurità e la barbarie (“Salve oscurità, mia vecchia amica / ho ripreso a parlarti ancora perché una visione che fa rabbrividire/ dolcemente ha lasciato in me i suoi semi mentre dormivo/ e la visione si è insinuata nel mio cervello/ e ancora persiste nel suono del silenzio”). Ma anche una riflessione poetica sull’animo umano, sul senso di smarrimento dell’individuo quando si muove in un contesto sociale, sull’incapacità di comunicare agli altri e di farsi comprendere ( “…e nella luce pura vidi migliaia di persone, o forse più  persone che parlavano senza emettere suoni persone che ascoltavano senza udire”), sull’afasia che ci coglie nel momento di raccontarci, di esprimere la nostra bellezza interiore (“persone che scrivevano canzoni che le voci non avrebbero mai cantato” ).






The Sound Of Silence apre però anche una nuova stagione musicale: il mondo sta cambiando e Simon & Garfunkel danno voce a quella parte di gioventù che, da un lato, non si riconosce più in un rock che si sta evolvendo nella sperimentazione e che sta perdendo lo slancio ingenuo degli inizi, e  dall’altro, non riesce nemmeno a identificarsi nella canzone di protesta di Bob Dylan e Joan Baez. In tal senso, il folk del duo newyorkese percorre una strada tutta interiore, punta all’intimismo dell’ascoltatore, che coinvolge con un poetico gioco di ossimori (il titolo della canzone ne è un esempio brillantissimo) e simbolismo (il silenzio in contrapposizione al rumore del rock’n’roll e dello slogan politico), in cui a fronte di melodie calde e avvolgenti, vengono proposti testi che raccontano il disagio esistenziale e la sofferenza interiore.

La canzone viene pubblicata per la prima volta, e in versione rigorosamente acustica, su Wednesday Morning, 3 A.M., esordio datato 1964, di cui non si accorge nessuno o quasi (il disco venderà meno di 2000 copie). Paul Simon e Art Garfunkel, completamente sfiduciati, mollano il colpo e si separano. Fortunatamente per loro, alla Columbia, casa discografica che ha prodotto il disco, lavora un certo Tom Wilson, lo stesso che aveva appoggiato e favorito la svolta elettrica di Dylan. Wilson prende la registrazione acustica del brano e vi aggiunge gli strumenti elettrici : chitarra, basso e batteria. E ripubblica il singolo, senza nemmeno avvertire Paul e Art. The Sound Of Silence entra così in classifica e lancia verso il successo la coppia Simon & Garfunkel, che in realtà, sulla carta, non esiste più. Leggenda vuole che Paul Simon, che nel frattempo si trovava in giro per l’Europa a suonare in piccoli club, apprenda la notizia dell’exploit di The Sound Of Silence cinque minuti prima di salire sull’anonimo palco di un localino di Copenaghen. Il tempo di fare le valige e ritorna in America, per iniziare una nuova, e insperata, stagione di successi.

La canzone fu poi ripubblicata su Sounds Of Silence del 1966, album della definitiva consacrazione, e fu inserita nella colonna sonora de Il Laureato (1967), che porta il duo newyorkese al primo posto delle classifiche americane. Da lì in avanti, usciranno altri due bellissimi dischi, anche se ormai l’intesa artistica e personale tra Simon e Garfunkel è ai minimi termini. La fascinazione e l’incanto di Bookends (1968) e di Bridge Over Trouble Water (1970) verranno infatti sovrastati dal “rumore” incessante di furibonde litigate, che portano allo scioglimento del gruppo sul finire del 1970.




 B&B, giovedì 04/04/2013


14 commenti:

qualcosascrivo ha detto...

ma che bravi! applausi a scena aperta!!

Femmina Gaudente ha detto...

Black non per essere pignola ma temo che tra Milano e Palermo ci siano molto piu che 780km. Per l'esattezza quasi 1500. In ogni caso che il cielo e i suoi inquilini benedicano il vostro incontro.
FG

Unknown ha detto...

Già son passata di là : un connubio audio-visivo veramente avvincente.
Cristiana

Elle ha detto...

Cavoli, Blacki, sulle lunghe distanze hai il suono di un romanziere, una leggera sfumatura di un nuovo stile, anche se sei sempre tu, riconoscibile. Complimenti, una bella canzone (la conosco!), una bella storia (anche se i due si separano, pazienza, si va avanti), ben raccontata e pure ben illustrata, complimenti anche a Badit: se aveste coperto prima questa distanza, avreste rilanciato voi il disco, altro che Wilson: copertina, locandina, storia accattivante, e passione in quel che fate, c'e` tutto :)

Ernest ha detto...

applausi applausi applausi

El_Gae ha detto...

Standing Ovation. E non può essere diversamente quando si leggono cose così su pezzi del genere ;)

Blackswan ha detto...

@ Domani : grazie di cuore dalla premiata ditta B&B !:)

@ FG : la vecchiaia gioca brutti scherzi. Ho scritto la metà dei chilometri previsti in macchina facendo l'A14.Correggo !

@ Cris : Grazie !!!

@ Elle : Woaww ! Il fatto che tu scopra le sfumature del mio scribacchiare mi fa un immenso piacere :) Torneremo presto con qualcos'altro :)

@ Ernest : Denghiù ! :)

@ El Gae : Troppo gentile ! Sono i bei disegni di Badit che danno forza al tutto.

Berica ha detto...

:-)

Haldeyde ha detto...

complimenti ad entrambi i "duo", Blackswan & Badit, ma soprattutto Paul & Art, decisamente più in linea con le mie passioni giovanili rispetto ad altri generi più rockettari che tu prediligi.

Adriano Maini ha detto...

Ricordo l'emozione incredibile, arcana, che mi procurò questa canzone una volta che trovai per caso "Il Laureato" in televisione proprio dallo scorrere dell'inizio del film...

Blackswan ha detto...

@ Berica : :)

@ Haldeyde : ma io ho anche amato molto Simon & Art...mica pizza e fichi ! :)

@ Adriano : Grande film ! Lo adoro !

Offhegoes ha detto...

Bellissima storia e bellissime vignette.....la prima con omicidio JFK e uomo nero in penombra dietro le tende e ' bellissima. 10 e lode ...bellissima iniziativa :)

metiu (scappato di casa) ha detto...

la premiata ditta "b&b" funziona una meraviglia.
conoscevo la canzone, ma non la sua storia: sempre interessante passare di qua

Blackswan ha detto...

@ Offhegoes : bentornato :) Il grande Badit non sbaglia un colpo !

@ Metiu : denghiù veri macc :)