Che mai saranno 1500 chilometri? E’
solo la distanza che separa Milano da Palermo, praticamente una quisquillia.
Badit e Blackswan (alias B&B), se li sono fatti tutti avanti e indrietro,
più volte. Via mail, ovviamente, visto che a piedi ci avrebbero messo un secolo
e il cellulare è una tecnologia di cui ancora non si sono impadroniti
abbastanza. Tuttavia, non c’è stato bisogno di molto: è bastato il desiderio di
unire le reciproche passioni sotto l’egida della musica e la sintonia è stata
totale. Black ha raccontato una storia a Badit, e Badit ha disegnato la stessa
storia per Black. Semplice e bellissimo.
Oggi il frutto di questa collaborazione tra nord e sud lo regaliamo a voi, che
ci seguite sempre con tanta passione e affetto.
In futuro, sempre che Black eviti derive da
metallaro impenitente e a Badit non venga un crampo alla mano, ne vedrete ancora
delle belle.
Una canzone che come un
filo sottile lega due dei momenti più bui della storia americana e di tutta
l’umanità. Una canzone che è in grado di raccontare il silenzio e il dolore, la
tragedia universale di un popolo ma anche quella intima e privata di una
generazione. Una canzone che si veste di dolcezza e di melodia, ma che nasconde
un corpo martoriato di ferite. Questa è la storia di The Sound Of Silence,
questa è la storia di parole che “caddero come gocce di pioggia, e
riecheggiarono, nei pozzi del silenzio “.
Il 23 novembre del 1963, il
presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, viene assassinato mentre
sfila per le strade di Dallas. L’esecutore materiale dell’omicidio é Lee Harvey
Oswald, un sociopatico con simpatie comuniste, che verrà ucciso a sua volta
qualche ora dopo. Varie teorie del complotto sostengono che non abbia agito da
solo e che l’attentato fosse stato ordito dalla mafia con l’appoggio della Cia.
Comunque sia andata, con Kennedy non muore solo un grande uomo, ma vengono
ghermite, mentre spiccano il volo verso un futuro migliore, le speranze di
un’intera nazione. L’America si ferma, piange il suo presidente, ammutolisce di
fronte a una tragedia inaspettata e immensa. Leggenda vuole che sia proprio in
questo clima di cordoglio, smarrimento e doloroso silenzio che, nel febbraio
del 1964, Paul Simon metta mano per la prima volta a quella che diventerà la
sua canzone più famosa, The Sound Of Silence.
L’11 settembre del 2001,
diciannove terroristi di Al Qa-ida dirottano quattro voli civili, due dei quali
vengono fatti schiantare contro le torri gemelle del World Trade Center di New
York, provocando circa tremila vittime. Gli esecutori materiali della strage
vengono tutti identificati, anche se varie teorie del complotto sostengono che
dietro l’attacco ci sia un piano elaborato dall’ala più conservatrice della
politica americana (i Theocon) in combutta con la Cia. Qualunque sia la verità,
l’America, e così tutto il mondo occidentale, percepiscono per la prima volta, in
modo eclatante, che una guerra (non convenzionale, ma subdola e vigliacca) è
davvero in atto e che nessuno sarà, a nessuna latitudine, mai più al sicuro.
Oggi la ferita è ancora aperta, la paura
accompagna, sottotraccia, i nostri giorni, e un silenzio irreale, ancora
ci stordisce ogni volta che le immagini di quello schianto tornano innanzi a
nostri occhi. E’ il silenzio del terrore, quel vuoto di stupore e incredulità
che anticipa di qualche secondo un grido di disperazione.
Dieci anni dopo la strage,
durante la celebrazione del 10° anniversario dell’attentato, Paul Simon,
accompagnato dalla sola chitarra acustica, canterà nuovamente The Sound Of
Silence, la canzone scritta quarantasette anni prima in circostanze altrettanto
tragiche. Lo farà proprio lì, a Ground Zero, dove la ricostruzione oggi è quasi
terminata, ma quei morti, quel dolore, le lacrime e la paura restano la muta
voce di un’umanità violentata. Il suono del silenzio.
Una canzone, due tragedie,
il senso d’impotenza e solitudine di chi si ritrova a fare i conti con
l’oscurità e la barbarie (“Salve
oscurità, mia vecchia amica / ho ripreso a parlarti ancora perché una visione
che fa rabbrividire/ dolcemente ha lasciato in me i suoi semi mentre dormivo/ e
la visione si è insinuata nel mio cervello/ e ancora persiste nel suono del
silenzio”). Ma anche una riflessione poetica sull’animo umano, sul senso di
smarrimento dell’individuo quando si muove in un contesto sociale,
sull’incapacità di comunicare agli altri e di farsi comprendere ( “…e nella luce pura vidi migliaia di
persone, o forse più persone che parlavano
senza emettere suoni persone che ascoltavano senza udire”), sull’afasia che
ci coglie nel momento di raccontarci, di esprimere la nostra bellezza interiore
(“persone che scrivevano canzoni che le
voci non avrebbero mai cantato” ).
The Sound Of Silence apre però anche una nuova
stagione musicale: il mondo sta cambiando e Simon & Garfunkel danno voce a
quella parte di gioventù che, da un lato, non si riconosce più in un rock che
si sta evolvendo nella sperimentazione e che sta perdendo lo slancio ingenuo
degli inizi, e dall’altro, non riesce nemmeno a identificarsi nella
canzone di protesta di Bob Dylan e Joan Baez. In tal senso, il folk del duo
newyorkese percorre una strada tutta interiore, punta all’intimismo
dell’ascoltatore, che coinvolge con un poetico gioco di ossimori (il titolo
della canzone ne è un esempio brillantissimo) e simbolismo (il silenzio in
contrapposizione al rumore del rock’n’roll e dello slogan politico), in cui a
fronte di melodie calde e avvolgenti, vengono proposti testi che raccontano il
disagio esistenziale e la sofferenza interiore.
La canzone viene pubblicata per la prima volta, e
in versione rigorosamente acustica, su Wednesday Morning, 3 A.M., esordio datato
1964, di cui non si accorge nessuno o quasi (il disco venderà meno di 2000
copie). Paul Simon e Art Garfunkel, completamente sfiduciati, mollano il colpo
e si separano. Fortunatamente per loro, alla Columbia, casa discografica che ha
prodotto il disco, lavora un certo Tom Wilson, lo stesso che aveva appoggiato e
favorito la svolta elettrica di Dylan. Wilson prende la registrazione acustica del
brano e vi aggiunge gli strumenti elettrici : chitarra, basso e batteria. E
ripubblica il singolo, senza nemmeno avvertire Paul e Art. The Sound Of Silence
entra così in classifica e lancia verso il successo la coppia Simon &
Garfunkel, che in realtà, sulla carta, non esiste più. Leggenda vuole che Paul
Simon, che nel frattempo si trovava in giro per l’Europa a suonare in piccoli
club, apprenda la notizia dell’exploit di The Sound Of Silence cinque minuti
prima di salire sull’anonimo palco di un localino di Copenaghen. Il tempo di
fare le valige e ritorna in America, per iniziare una nuova, e insperata,
stagione di successi.
La canzone fu poi ripubblicata su Sounds Of Silence
del 1966, album della definitiva consacrazione, e fu inserita nella colonna
sonora de Il Laureato (1967), che porta il duo newyorkese al primo posto delle
classifiche americane. Da lì in avanti, usciranno altri due bellissimi dischi, anche
se ormai l’intesa artistica e personale tra Simon e Garfunkel è ai minimi
termini. La fascinazione e l’incanto di Bookends (1968) e di Bridge Over
Trouble Water (1970) verranno infatti sovrastati dal “rumore” incessante di
furibonde litigate, che portano allo scioglimento del gruppo sul finire del
1970.
B&B, giovedì 04/04/2013
14 commenti:
ma che bravi! applausi a scena aperta!!
Black non per essere pignola ma temo che tra Milano e Palermo ci siano molto piu che 780km. Per l'esattezza quasi 1500. In ogni caso che il cielo e i suoi inquilini benedicano il vostro incontro.
FG
Già son passata di là : un connubio audio-visivo veramente avvincente.
Cristiana
Cavoli, Blacki, sulle lunghe distanze hai il suono di un romanziere, una leggera sfumatura di un nuovo stile, anche se sei sempre tu, riconoscibile. Complimenti, una bella canzone (la conosco!), una bella storia (anche se i due si separano, pazienza, si va avanti), ben raccontata e pure ben illustrata, complimenti anche a Badit: se aveste coperto prima questa distanza, avreste rilanciato voi il disco, altro che Wilson: copertina, locandina, storia accattivante, e passione in quel che fate, c'e` tutto :)
applausi applausi applausi
Standing Ovation. E non può essere diversamente quando si leggono cose così su pezzi del genere ;)
@ Domani : grazie di cuore dalla premiata ditta B&B !:)
@ FG : la vecchiaia gioca brutti scherzi. Ho scritto la metà dei chilometri previsti in macchina facendo l'A14.Correggo !
@ Cris : Grazie !!!
@ Elle : Woaww ! Il fatto che tu scopra le sfumature del mio scribacchiare mi fa un immenso piacere :) Torneremo presto con qualcos'altro :)
@ Ernest : Denghiù ! :)
@ El Gae : Troppo gentile ! Sono i bei disegni di Badit che danno forza al tutto.
:-)
complimenti ad entrambi i "duo", Blackswan & Badit, ma soprattutto Paul & Art, decisamente più in linea con le mie passioni giovanili rispetto ad altri generi più rockettari che tu prediligi.
Ricordo l'emozione incredibile, arcana, che mi procurò questa canzone una volta che trovai per caso "Il Laureato" in televisione proprio dallo scorrere dell'inizio del film...
@ Berica : :)
@ Haldeyde : ma io ho anche amato molto Simon & Art...mica pizza e fichi ! :)
@ Adriano : Grande film ! Lo adoro !
Bellissima storia e bellissime vignette.....la prima con omicidio JFK e uomo nero in penombra dietro le tende e ' bellissima. 10 e lode ...bellissima iniziativa :)
la premiata ditta "b&b" funziona una meraviglia.
conoscevo la canzone, ma non la sua storia: sempre interessante passare di qua
@ Offhegoes : bentornato :) Il grande Badit non sbaglia un colpo !
@ Metiu : denghiù veri macc :)
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