La prima volta che ascoltai Beth Hart fu nel lontano 1996. Il 13 Novembre
per la precisione. Giorno del concerto dei Pearl Jam, No Code Tour, nell’allora
Forum di Assago, a Milano.
Eccitatissimo per il mio primo concerto della band di Seattle, entrai nella
macchina del mio amico Blackswan, il quale, anziche’ ricevermi intonando un
“oooohh I am still alive”, mi sorprese con la frase: “Non ci crederai ma ho
appena scoperto una cantante che paragonarla a Janis Joplin non sarebbe
irriverente”. Sapeva perfettamente del mio debole per Janis e quindi desto’
subito la mia curiosita’. Con faccia sbalordita ed incredula risposi – imitando
il Paolo Rossi comico - “di
giuro?!”. Dopo un paio di minuti di fast
forward-rewind (allora i CD in macchina erano un lusso, ancora si viaggiava con
le cassette ferro-cromo) fece partire il pezzo intitolato Am I the one. Alle prime note di chitarra blues con gesto
automatico alzai il volume. Non appena entro’ la voce di Beth poi, i brividi si
impossessarono di me e dimenticai completamente, per tutti gli oltre sei minuti
della canzone, il concerto imminente e la relativa emozione, totalmente assorto
ed avvolto da quelle note e da quella voce. Ogni tanto mi giravo silenzioso per
guardare Blackswan alla guida che ad un certo punto, con sorriso compiaciuto, mi
disse annuendo: “visto?”. Sara’ che stavo vivendo un periodo sentimentale molto
particolare della mia vita, ma il testo della canzone entro’ subito nella mia
testa. Parole come “dimmi che mi ami, baby, anche se e’ una bugia” non ti
lasciano indifferente quando il tuo stesso cuore sta vivendo indecifrabili
altalene sentimentali.
Ed e’ proprio un’altalena di emozioni che l’album Immortal – Beth Hart Band
(1996) regala, soprattutto grazie
alla voce straordinaria della cantante californiana (Los Angeles 1972). Album
puramente rock dai sapori molto classici e blues, che alterna e dosa tracce piene di
energia e carattere come l’apertura Run,
Spiders in my bed, Isolation, State of mind, Ringing, la title track Immortal, con ballate piu’ malinconiche
e riflessive come Hold me through the
night, Summer is gone e la straordinaria Blame the moon che chiude il disco,
passando attraverso il blues di Am
I the one accennato sopra e, a mio personalissimo giudizio, vera perla del
disco. Da notare che la canzone non e’ inedita, ma era gia’ presente nel suo
album precedente (Beth Hart and the Ocean
of Souls del 1993) venendo rilavorata fondamentalmente in chiave blues
nella versione di Immortal (dove “acquista” due minuti in piu’). La voce di
Beth la fa da padrone in ogni canzone ed innalza ognuna di esse notevolmente. O
giocando con la chitarra o da sola al piano. E’ una rocker di razza, come l’ha
definita Blackswan in una precedente
recensione sul suo ultimo disco, e in Immortal si sente davvero. Canta
col cuore e non lascia indifferenti, in genuina complicita’ con la Band che e’ di tutto rispetto. Un CD da mettere in
macchina e guidare lentamente in un tardo pomeriggio di settembre su e giu’ per
le colline califoniane di Sonoma County,
contornate da pinot noir (no fucking merlot!), magari a bordo di una cadillac
perche’ no pink ed ovviamente cabrio. Ma vanno benissimo anche le nostre
colline, magari toscane, ed una vespa bianca.
Voto 10
PS: la lunga introduzione iniziale, piuttosto personale, era solo per
sottolineare che il disco fu consigliato da Blackswan (chi se no!) che non
potro’ mai ringraziare abbastanza per questo, ed anche per offrire il paragone
con Janis che sono sicuro stuzzichera’ i piu’.
Ascoltate Beth, non ve ne pentirete.
Sul web se ne trovano molte altre versioni live ma preferisco lasciare il link alla versione studio.
Offhegoes - martedi' 21/05/13
7 commenti:
A parte la citazione, di cui ti ringrazio,è emozionante leggere la tua PRIMA! recensione musicale. Che è bellissima, per due altri motivi (ulteriori rispetto alla citazione di cui sopra). In primo luogo perchè mi piace che la musica sia raccontata in modo informale, evitando la prosopopea da critici ondarock e regalando, invece, a chi legge, quegli accenni( e accenti) personali che rendono tutto più credibile e sincero. E poi, perchè il disco in questione, è davvero un grande, grandissimo, disco. Di cui pochi sanno e che pochi, forse anche di meno, hanno ascoltato, non sapendo così di perdersi un'inestimabile perla di rock blues verace, ben suonato, e soprattutto, ben cantato. Il miglior capitolo della sagra Hart, che poi, un pò si è persa, alla ricerca di una formula musicale più stereotipata che andasse bene anche per le radio. Ma, nello specifico di Immortal, il risultato è davvero eccellente. Quindi, togli quell'8, a cui nemmeno tu credi, perchè, se ti conosco un poco, questo è un 10 con lode, e inserisci il post nell'etichetta Pietre Miliari.:)))))))
grazie carissimo. E' vero dimenticai di etichettarlo. Fatto, e cambiato voto al 10 :)
Dall'ufficio non posso ascoltare, rimedierò a casa, però devo dire che siete carini *_*
@ Mist : siamo davvero carini :) Lui è quello bello e io quello simpatico. Quando stiamo insieme, lui fa sfracelli :)
Il disco merita.Se riesci, scaricalo.
Sono bastati i primi 30 secondi per farmene innamorare!
@ the mist: ho sul volto lo stesso sorriso compiaciuto che aveva blackswan nel 96 :))))
@Offhegoes: non fatico a crederci. Ho già ascoltato l'intero album, ed è davvero strepitoso!
Posta un commento