Si potrà obiettare che far convivere in un disco, e nella forma di
canzone, musica classica e folk sia un’impresa ardua e destinata a fallire. Troppo
pretenziosa e stucchevole, potrà insinuare qualcuno. E immagino anche lo
sguardo atterrito di melomani incalliti, disgustati dall’idea che Schubert o
Bach vengano rivisitati da chi solitamente si muove in territori pop-rock. Eppure,
a ben riflettere, se la musica contemporanea popolare riesce a esprimere
qualcosa di nuovo e, seppura a fatica, continua
a evolversi, molto probabilmente lo dobbiamo a operazioni come questa. Che
comportano delle inevitabili forzature e che per loro stessa natura sono destinate
a scontentare i puristi dei due generi, ma che hanno anche il merito di tentare
strade diverse, di provare a vedere se davvero diversi moduli di espressione
musicale possano convivere, creando bellezza. Il rischio di pisciare fuori dal
vaso è in re ipsa e probabilmente, a un primo approccio superficiale, Night
potrebbe apparire fin troppo ambizioso e autoreferenziale. Il disco, tuttavia,
ha il merito di crescere ascolto dopo ascolto, di creare suggestioni, e a
tratti, se si entra in sintonia con le due musiciste e questo genere diverso di
fare (e ascoltare) musica, di commuovere per l’intensità e la maestria d’esecuzione
esibite. Simone Dinnerstein è una pianista classica newyorkese, che dopo gli
studi, ha trovato un immediato riscontro di pubblico e critica con una
splendida rilettura delle bachiane Variazioni di Goldberg (2007), disco schizzato
al primo posto delle classifiche americane nel settore musica classica.
Dopo altri album di
successo, nel 2011 Simone pubblica Bach: A Strange Beauty, in cui tenta un
primo approccio alla canzone pop-rock, reinterpretando brani di Bruno Mars,
Black Keys e The Decemberists, scalando anche in questo caso i piani alti delle
classifiche internazionali. Per Tift Merritt non servono invece grosse
presentazioni, poichè da un decennio circa è una delle più applaudite autrici
di alternative folk, tanto da essere spesso considerata l’erede naturale di
Joni Mitchell e Lucinda Williams. Le due ragazze, che si stimano a distanza,
finiscono per conoscersi e intuiscono che, a dispetto di ogni scetticismo, è
possibile collaborare e suonare musica insieme. Il risultato sono le quattordi
canzoni di The Night, nel quale Bach, Purcell e Schubert convivono con il jazz
di Brad Mehldau e Billie Holiday e il cantautorato folk di Leonard Cohen e
Johnny Nash. Ne poteva venir fuori un orrido guazzabuglio e invece il disco è
davvero buono, soprattutto per l’omogeneità sonora e la coerenza esecutiva che
smussa le differenze di genere per rendere protagonista l’unica cosa che
davvero conta, la musica.
Una musica senza confini e senza tempo, cesellata con grazia
crepuscolare e palpiti elegiaci. Don’t Explain della Holliday è da brividi,
lascia senza fiato, il groppo in gola e il cuore che perde colpi. Ma sono
davvero convincenti anche il blues sotterraneo di I Shall Weep At Night di
Mehldau, la tradizionale Wayfaring Stranger, Night di Patty Griffin e due delle
quattro canzoni a firma Merritt presenti in scaletta, Only In Song e Feel Of
The World. Meno centrato, perché un po’ troppo freddino, anche se tecnicamente ineffabile,
è il tributo a Leonard Cohen (The Cohen Variations), in cui la Dinnerstein
gioca con Bach e le sue variazioni. The Night non è un disco semplice, impone
attenzione e richiede un ascolto scrupoloso, meglio se in cuffia. Tuttavia, superate
le iniziali difficoltà, sono certo che tutti coloro che sono stanchi della
solita sbobba, sapranno emozionarsi di fronte a una così ricca e inusitata
proposta. Merita la musica e meritano le due interpreti. Bravissime.
VOTO : 8
Blackswan, venerdì 03/05/2013
6 commenti:
Hai fatto delle osservazioni interessanti, rispetto ad obiezioni che potrebbero essere poste su certi esperimenti.
Pur non essendo nel mood giusto (e rimandando un ascolto più attivo e attento ad altri tempi)per questo genere mi vien da dire una sola cosa: la musica in realtà si divide in due categorie fondamentali, quella fatta bene e quella fatta male. E qui, non ci sono santi, si ascolta della musica fatta proprio bene.
Sicuramente, dati anche i miei trascorsi, sarà un album, che mi piacerà molto!
Grazie Nick...
Ti abbraccio forte!
se una cosa è bella non importa il genere di appartenenza.
Bellissimo
FG
Se i Pink Floyd non avessero avuto il coraggio di "sperimentare"(ed in totale contro-tendenza con la musica d'allora)ci saremmo persi molto
Interesting! Ma una volta di più é la tua prosa, che talora mi rimanda - soggettivamente! - echi di quella di Beppe Viola, che mi lascia ammirato!
@ Irriverent : condivido tutto. La musica funziona esattamente come tutte le cose. C'è quella buona e quella che fa cagare.:) Domani, un altro disco, splendido, ma di tutt'altra pasta. vediamo se azzecco il mood.:)
@ Nella : un abbraccio anche a te. Sono convinto che il disco ti piacerà tantissimo .
@ FG : Bellissimo e verissimo.
@ Badit : la sperimentazione è la madre della cultura. Inventiva e coraggio : crediamoci sempre.
@ Adriano : Io ti ringrazio. Ma Viola era un grandissimo. Io un umile scribacchino intrigato dal rock :)
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