sabato 27 luglio 2013

L’INDIGNAZIONE NON VA IN FERIE

Ci provano sempre, ma quando è estate ci provano di più. Tanto la gente è in ferie dalla vita e non se ne accorge. Così la maggioranza bulgara che governa il Paese in spregio al buon gusto, al voto degli elettori e alla Carta Costituzionale, sta tentando un golpettino legislativo mica da ridere. Per il momento, rimandato a settembre, grazie all’ostruzionismo di M5S e Sel, che stanno facendo le barricate in Parlamento per combattere una battaglia che sarebbe, in verità, di tutta la società civile. PDL, Lista Civica e PD, infatti, stanno provando a modificare l’art. 138 della Costituzione, che è il puntello normativo e la valvola di sicurezza su cui poggia il nostro stato di diritto. L’art 138, infatti, detta i tempi e i modi per modificare la Costituzione e una legge costituzionale. Il DDL costituzionale n° 813, fortemente voluto da Berlusconi, ScendiLetta e Re Giorgio, dimezza i tempi per la modifica, restringendo così il campo alla ponderazione delle proposte di revisione, al dovuto approfondimento e alle possibilità di ripensamento. Lo scopo è quello di rendere più semplice e accelerare l’iter per introdurre il presidenzialismo (che di fatto è stato già introdotto da Napolitano, vero garante politico del governo Letta) e quindi attribuire immense prerogative a un solo gruppo di potere. Non spreco tempo a evidenziare le conseguenze che tale riforma potrebbe avere sulla nostra democrazia già parecchio zoppicante. Mi limito invece a segnalarvi che sul sito de IL FATTO QUOTIDIANO si può contribuire a questa battaglia di diritto e civiltà sottoscrivendo un appello che vede come primi firmatari noti costituzionalisti italiani. Un’occasione da non perdere anche con le chiappe a mollo.

Blackswan, sabato 27/07/2013

venerdì 26 luglio 2013

THE BLACKWATER FEVER – THE DEPHTS

C’è un filo scurissimo che lega fra loro le quattordici canzoni di The Dephts, un filo che congiunge gli immensi spazi desertici dell’Australia più selvaggia ad un notturno metropolitano al neon. Un filo intrecciato di blues e di rock, di scariche elettriche e sporcizia noise, di scenari confinanti con l’horror e tormenti di notti malate e insonni. Non è un caso infatti che i Blackwater Fever traggano il loro nome da una rara ed esiziale variante della malaria. Ne è un caso che The Dephts, opera terza del duo originario di Brisbane,rappresenti l’acme parossistico di una patologia i cui sintomi deturpano i lineamenti del blues con ulcere goth e piaghe post hardcore. Volendo semplificare a uso e consumo di chi legge, si potrebbe raccontare di una musica che ripete la lezione tenebrosa di Re Inchiostro Nick Cave, qui richiamato alla mente dallo psychobilly sbilenco di Don’t Fuck With Joe. Sarebbe in realtà un’eccessiva banalizzazione : se è vero infatti che in qualche modo la contiguità geografica e l’attitudine all’incubo servono il paragone su un vassoio d’argento, è altrettanto vero che la potenza di tiro dei Blackwater Fever si serve di chitarre di grosso calibro, pronte a ringhiare in faccia al nemico senza accondiscendenza alcuna. Seven White Horses possiede il passo cadenzato e geometrico del post core alla Jesus Lizard, Can’t Help Yourself rilegge in chiave orrorifica l’energia primordiale dei Black Keys, Now She’s Gone è un rock blues che combatte col coltello fra i denti, End Of Time suona come un power rock dei Foo Fighter che si sono scordati del sole, On My Mind è una ballata nirvaniana dall’incedere straniante, When The Night Comes chiama in causa addirittura i God Machine di One Last Laught…, mentre Won’t Cry Over Me, proposta come secondo singolo, terrebbe botta anche alla radio grazie a uno swing mozzafiato. Il risultato è uno dei dischi più affascinanti di questo 2013, di non facile digeribilità ma alla lunga estremamente eccitante, cupo senza essere però claustrofobico, crepuscolare senza indugiare nella malinconia, ma intriso semmai di un’emotività elettrica a tratti destabilizzante (ascoltate l’incredibile Oh Deceit che intinge nella pece, trafigurandoli in un martirio, i melodici anni ’60). Un disco foto fobico, l’esatto opposto di tutto ciò che è estate, sole e leggerezza. Ascoltato in spiaggia, tra ombrelloni, sdraio e bambini urlanti, è una bella botta di adrenalina. 

VOTO : 8,5
 
 
 
 
Blackswan, venerdì 26/07/2013

mercoledì 24 luglio 2013

(R)ESTATE CON NOI



Come vi avevamo anticipato durante la nostra ultima trasmissione, Beatles & Rolling Stones, Radio Pane & Salame ha voluto fare un piccolo regalo a tutti i suoi ascoltatori. Cliccando QUI o sul banner posto a destra della pagina, potranno essere ascoltate e/o scaricate gratuitamente quattro diverse playlist, preparate da Danny Rock, Indie Brett, Ale e Fra. La prima compilation, quella del sottoscritto, aka Blackswan, aka Danny Rock, è presente da stamattina. Una playlist composta interamente di musica americana (American Summer mi pare buono come titolo), che nell'intento di scrive dovrebbe rendere piacevole il vostro viaggio in macchina verso la tanto agognata meta feriale. Se vi piace il genere, ovviamente.
Che il rock sia sempre dalla vostra parte !
Torno in spiaggia.
Besos !
 
Blackswan, mercoledì 24/07/2013

martedì 23 luglio 2013

PAUSA ESTIVA




Ultimo post prima delle tanto agognate ferie estive, attese con impazienza ormai da tempo. Ho dato tutto, sono alla frutta e ho davvero bisogno di staccare la spina. Tuttavia, porterò con me l’attrezzatura, sperando di trovare la voglia, il tempo e la connessione adeguata per non lasciare il mio blog troppo deserto e soprattutto venire a commentare sui vostri. A tutti quelli che partono, un augurio di buone ferie, e a quelli che rimangono in città, una pacca d’incoraggiamento : stringete i denti, prima o poi toccherà anche a voi.
Besos !

Blackswan, martedì 23/07/2013

domenica 21 luglio 2013

CAROLINE ROSE – AMERICA RELIGIOUS



Se vogliamo dar credito al detto che il buon giorno si vede dal mattino, questo America Religious sarà il viatico, me lo auguro, per una luminosa carriera. Difficile, infatti, soprattutto di questi tempi, ascoltare un disco che suoni così vero, sincero, genuino. D’altra parte, è più che una dichiarazione d’intenti, ciò che Caroline ama ribadire in ogni intervista: “I just want to write honest music”. Un impegno non da poco, perché si sa, essere onesti con il proprio credo artistico, spesso comporta l’isolamento commerciale. Ma se te ne infischi del guiderdone e getti il cuore oltre l’ostacolo, riuscendo a scrivere e interpretare ogni canzone come se fosse l’ultima della tua vita, ecco allora che vedono la luce piccoli gioielli come America Religious. Il merito, nello specifico, è da attribuirsi sia al songwriting agrodolce della Rose sia alla produzione di Jeer Cons, compagno della cantante, il cui contributo alla consolle è stato determinante affinchè le dodici canzoni dell’album suonassero incredibilmente dirette e mantenessero intatta, senza snaturarsi, tutta la loro acerba bellezza. Una musica, quella della Rose, che viaggia attraverso l’America e le radici, che prende ispirazione dal folk ruvido del Dylan degli inizi, ma che sa muoversi con freschezza anche attraverso il rock, il blues e il gospel. Vengono in mente anche altri riferimenti artistici, a partire da Townes Van Zandt, John Prine e a tratti il Bon Iver di For Emma, Forever Ago, ma in fin dei conti la Rose dimostra una personalità tale che ogni paragone risulta abbastanza sbiadito. Non sono infatti solo le indubbie qualità di musicista a conquistare l’ascoltatore, ma anche la capacità di raccontare storie con un vena lirica lontana dalle convenzioni (Come five days sleepless, a thousand miles behind me/I heard a voice in wind speak and it drew my soul in silhouette!/“Atlas move along I’ve got two arms/This world won’t know which ear to stand on!), di guardare alla società americana di oggi, di soffermarsi con intelligenza su temi politici e religiosi, di indugiare con delicatezza sull’amore e le sue pene. Un esordio coi fiocchi, quindi, nobilitato da canzoni davvero di alto livello (la title track, la tesissima Here Come The Rain e il blues malevolo di Roll On su tutte) che farà innamorare gli amanti del genere. Peccato che il disco in Italia (ancora) non si trovi e per recuperarlo occore accedere ai consueti canali web.

VOTO : 8





Blackswan, domenica 21/07/2013

sabato 20 luglio 2013

ATTENTI A QUEI BLU : BEATLES & ROLLING STONES!




L’ultima puntata di Attenti a quei blu prima delle vacanze estive sarà dedicata alle due band che maggiormente ricorrono nell’immaginario collettivo degli appassionati di musica. Per ragioni di copione, Danny Rock trasmetterà le canzoni dei Rolling Stones e Indie Brett quelle dei Beatles.Tuttavia, questa sarà una puntata in cui le scaramucce fra i nostri “eroi” saranno ridotte all’osso, perché di fronte a tali mostri sacri, la rivalità scema per confluire nel racconto, nella curiosità e soprattutto nella leggenda. In scaletta, sono previste canzoni famose, ma non famosissime, e questa è una scelta dettata dalla volontà di evitare i luoghi comuni, rendendo così la trasmissione  meno scontata. Non mancheranno tuttavia momenti effervescenti, il sempre più determinante contributo di Pota Rock, i deliri di “un’oscura presenza”, le mail degli ascoltatori e un’inaspettata telefonata.
Se volete seguirci, potrete ascoltare la trasmissione o scaricare il podcast a partire da domani mattina, domenica 21 luglio, cliccando QUI.
Buon ascolto e buon divertimento !

PS : RADIO PANE & SALAME, AFFETTATI MISTI E ATTENTI A QUEI BLU TORNERANNO A SETTEMBRE INSIEME A TANTE ALTRE NOVITA'.

venerdì 19 luglio 2013

HANNA WILLIAMS & THE TASTEMAKERS - A HILL OF FEATHERS


Hanna Williams, next big thing della scena british soul, ha avuto una rapida ascesa grazie a una serie di colpi di culo niente male. Londinese, figlia d'arte, Hanna inizia a cantare fin da giovanissima, ma esce dal tunnel dell'anonimato solo quando, casualmente, durante un concerto in un piccolo pub dei sobborghi londinesi, incontra Sharon Jones, (mica pizza e fichi!), che si innamora della sua bellissima voce. Hanna, sotto il patrocinio della Jones, inzia a incidere singoli per una piccola etichetta indipendente e la sua musica comincia  a passare per radio, grazie a Craig Charles, che conduce un programma alla BBC. Poco tempo dopo, un altro incontro fortuito : la Williams viene notata da Hillman Mondegreen, leader dei Tastemakers, affiatato gruppo di soul e R&B con un discreto seguito in patria, che la vuole alla voce solista. Hanna entra nella band, con la quale parte per un tour in Inghilterra e partecipa a vari festival. E qui, si verifica il terzo colpo di fortuna, perchè Hanna Williams e i suoi Tastemakers vengono contattati da una piccola etichetta milanese (si avete proprio letto bene), la Record Kiks, che propone loro un contratto per un disco. Di lì a breve esce A Hil Of Feathers, un debutto talmente brillante da produrre un immediato riscontro commerciale e da portare la band al di fuori dei confini patri per un lungo tour europeo, poi interrotto per problemi di gravidanza della cantante. Una band di musicisti talentuosi e la splendida voce della Williams, capace di alternare asprezze a colate di miele alla liquerizia, sono il fiore all'occhiello di un disco che che è un autentico concentrato di groove. Suoni vintage, ovviamente, e molti riferimenti che non passeranno inosservati. Viene in mente, in primo luogo, Betty Davis, con la quale la Williams condivide un approcio ruvido nell'interpretazione dei brani funk, e poi, a seguire, alcuni altri grandi nomi della scena black, come la già citata Sharon Jones, Isaac Hayes, Otis Redding e perchè no, anche Amy Winehouse. Dieci canzoni per un disco di breve durata che non soffre però di momenti di stanca. Anzi, dopo svariati ascolti le canzoni crescono, rubandosi la scena l'una con l'altra, a partire da Work It Out, primo singolo estratto, con la voce della Williams in bella evidenza, fino al conclusivo strumentale, Things To Come. Se siete appassionati di black music, tenete d'occhio la ragazza. Ne vale davvero la pena.
VOTO : 7 
Blackswan, venerdì 19/07/2013

mercoledì 17 luglio 2013

IL PAESE DEGLI STRUZZI


A pagare per la figura di merda kazaka finora è stato solo il Capo di Gabinetto di Alfano, Giuseppe Procaccini. Il quale, bontà sua, ha avuto il buon gusto di dimettersi, smentendo però il Ministro dell'Interno che, per salvarsi le chiappe, aveva affermato di non essere stato messo a conoscenza del blitz contro la feroce banda di gangster capitanata da una bambina di 6 anni. Procaccini, infatti, dopo aver rassegnato le dimissioni, ha coinvolto Alfano dicendo di averlo informato della vicenda il 29 maggio, e cioè il giorno prima del fattaccio. Ovviamente, solo uno sprovveduto avrebbe potuto credere alle parole del vicepremier : Ministro degli Interni e Capo di Gabinetto, infatti, sono un pò come San Rocco e il cane, dove va uno va l'altro. Non v'è ombra di dubbio, quindi, che Alfano sapesse, e sapeva, probabilmente, perchè prendeva ordini dal proprio padrone B., a sua volta interessato alla vicenda dal tiranno kazako.Se fosse così, in un paese normale tipo il Botswana, Alfano sarebbe già stato cacciato a calci in culo, mentre in un paese serio tipo Germania, si sarebbe dimesso sua sponte dieci secondi dopo che il caso avesse raggiunto l'opinione pubblica. Peggio ancora, tuttavia, sarebbe l'eventualità che Alfano non fosse stato informato dei fatti, come lui stesso riferisce. Ciò infatti significherebbe semplicemente due cose : 1) o che Alfano non fa il proprio dovere e al Ministero non mette mai piede; 2) oppure, che non conta un cazzo, esattamente come succede nel PDL, suo partito di appartenenza. Anche in questo caso, la normalità vorrebbe che fosse cacciato o si dimettesse. Ma sappiamo benissimo che ciò non potrà mai avvenire, perchè nel panorama politico più farlocco della storia, in cui B. comanda, Napolitano fa il palo e il PD gira la testa dall'altra parte, tutto si rinvia e la decenza si mercanteggia con l'inciucio. Diversamente, l'indegno Calderoli, sarebbe già stato appeso per le palle al pennone più alto del Quirinale. Ma da noi non funziona così: questo è il paese degli struzzi, non degli orango.
Blackswan, mercoledì, 17/0/2013

martedì 16 luglio 2013

US RAILS - HEARTBREAK SUPERSTAR


Cinque dischi finora all'attivo sono il risultato del percorso artistico degli US Rails, una sorta di ensemble americana, o meglio di supergruppo, di musicisti misconosciuti. Tom Gillam, voce e chitarra, ha inciso una decina di dischi a nome proprio, e così Scott Bricklin (basso) e Joseph Parsons (chitarra e hammond), mentre Matt Muir (batteria) e Ben Arnold (tastiere) suonano nei Pistol For Ringo. Tuttavia, nonostante siano in circolazione da parecchio, i nostri eroi sono riusciti a raggiungere una certa notorietà solo riuniti sotto l'egida US Rails, tanto da meritare in patria, oltre a un affezionato seguito, parecchi elogi da parte della critica specializzata, che li ha spesso accostati ai CSN&Y.  Un paragone, questo, che se da un lato appare esagerato (e lo è senz'altro), dall'altro tuttavia può reggere se si tiene conto di alcune peculiarità che caratterizzano la musica degli US Rails. Infatti, le canzoni di questo Heartbreak Superstar (come peraltro quelle dei suoi predecessori) possiedono prevalentemente un'impronta country-rock molto vintage che richiama alla mente il sound tipico di certi anni '70, così come non possono certo passare inosservati gli intrecci e le sovrapposizioni fra le varie voci soliste, che ricordano in qualche modo gli interplay vocali tanto cari al gruppo artefice di Deja Vù. Il lotto di canzoni contenute nel cd (tredici in tutto), sono di ottima fattura, e si susseguono in un'equilibrata alternanza fra brani più decisamente rock, nei quali però prevalgono accenti southern, blues e funky, e ballate elettroacustiche più virate verso il country-rock screziato di soul, che talvolta richiamano alla mente, oltre che ai citati CSN&Y, anche il compianto Gram Parsons (e in qualche occasione, persino gli Eagles). Un disco estremamente classico, convenzionale nel fare riferimento alle proprie fonti di ispirazione, ma non per questo privo di quel fascino virile, che spesso permea la roots music, e di buone intuizioni melodiche, come in Fearless, ballata agrodolce a firma Joseph Parsons.
VOTO : 6,5
Blackswan, martedì 16/07/2013

lunedì 15 luglio 2013

MAVIS STAPLES - ONE TRUE VINE




Settantaquattro anni compiuti da pochissimo, Mavis Staples, autentica leggenda vivente della black music, è lontana anni luce dal pensionamento. Il merito di questa seconda giovinezza lo si deve soprattutto al pigmalione artistico con Jeff Tweedy, leader dei Wilco ed esploratore delle terre di mezzo dell'alteranative country.Una collaborazione, questa, che aveva dato già i suoi frutti nel 2010 con lo splendido You Are Not Alone, vincitrice di un Grammy Award per il miglior disco di Americana di quell'anno. Tweedy si siede nuovamente dietro la consolle, dando vita a una produzione dal passo felpato, preziosa e determinante anche nei particolari, eppure mai invadente. Attento a mantenere un perfetto eqilibrio fra tradizione gospel e modernità, il buon Jeff sfodera un variegato repertorio di chiatarre acustiche ed elettriche (ascoltate il lavoro sui feedback nellla strabigliante Every Step, la migliore del lotto), scrive per Mavis tre brani di assoluto lignaggio (sono sue, oltre Every Step, anchel a conclusiva One True Vine, che da il titolo al cd, e Jesus Wept), e pesca dal cilindro un pugno di brani tradizionali e qualche cover, belle da leccarsi i baffi (la sontuosa riproposizione di Can You Get To That dei Funkadelic, annata Maggott Brain). Soprattutto, Tweedy, adagia letteralmente il suono dell'intero disco sull' espressività vocale di Mavis: non forza mai la mano, lascia semmai che la musica scorra fluida sulle tonalità basse, vellutate e introspettive di una voce matura e carica d'esperienze di vita. Black on black, nero su nero, gospel e soul al limitare del crepuscolo, brividi d'inchiostro che increspano la pelle. Uno dei dischi migliori di questo 2013, sofisticato ed evocativo, ricco di sfumature da assaporare lentamente, ascolto dopo ascolto. Tanto emozionante da farci venir voglia di cantare un osanna nel nome di Dio. Lunga vita a Mavis Staples. Alleluja !

Voto : 8,5



Blackswan, lunedì 15/07/2013

domenica 14 luglio 2013

ATTENTI AGLI AFFETTATI MISTI !






Stasera, torna Radio Pane & Salame con una puntata speciale di Affettati Misti dedicata interamente ai tormentoni dell’estate. Non immaginatevi però il consueto passaggio di musica untz untz che riempie il dancefloor, intasa le frequenze radio e alla fine, inutile dirlo, ci spacca gli zebedei. I nostri saranno “contro-tormentoni”, per dimostrare che si può passare musica divertente ma anche di qualità.
La vera novità della serata, tuttavia, sarà un inedito terzetto : abbandonato da Ale, convolato a giuste vacanze, il povero Franz dovrà sobbarcarsi la presenza di Indie Brett e Danny Rock, che per la prima volta, udite udite, hanno trovato il coraggio di andare in diretta. Oltretutto, dietro la consolle, mancherà anche il mitico Pota Rock, impegnato in una tre giorni di polenta e osei in quel di Ubiale Clanezzo. Quindi, incrociamo le dita e preghiamo gli dei del rock che tutto fili liscio.
Chi volesse ascoltarci, potrà farlo cliccando QUI. La diretta avrà inizio alle 21.00 circa.
Buon ascolto e buon divertimento !