Avevamo lasciato i
Placebo a Battle For The Sun, album invero abbastanza
modesto, pubblicato nel 2009 in concomitanza con la sostituzione dietro i
tamburi di Steve Hewitt con il batterista degli Eveline, Steve Forrest. Sono
passati quattro anni da quell'ultimo disco (con un inutile Ep di mezzo, B3), e non sono certo pochi per una
band che da sempre conosce una potentissima eco mediatica, mentre quasi venti sono trascorsi da quando Brian Molko e soci hanno cominciato a calcare la
scena rock britannica, nel lontano 1994. Un ventennio in cui, a parte un fulminante esordio
(Placebo del 1996) e il superlativo Without You I'm Nothing (1998) i Placebo non
hanno mai convinto completamente, disseminando qui e là qualche singolo di
spessore (Song To Say Goodbye, Twenty Years), una cover memorabile (Running Up
Thet Hill di Kate Bush) ma anche un pugno di dischi riusciti sempre a metà
(il migliore dei quali è Sleeping With Ghosts). Oggi, il nano tossico e malato di
sesso (così la stampa inglese ama definire Brian Molko), torna dopo una lunga
parentesi in cui gli stravizi sembrano essere stati (definitivamente?)
accantonati per essere invece sostituiti dal piacere della lettura (non a
caso nel video del singolo Too Many Friends compare come voce narrante lo
scrittore statunitense Brett Easton Ellis) e da una concezione più matura e
articolata su come realizzare la propria musica. Lo stile della band, quel suono
che ormai siamo abituati a riconoscere al volo anche grazie alla voce
caratterisca del suo leader, non è cambiato di una virgola. Ciò di cui
invece occorre prendere atto è una produzione con maggior ampiezza di soluzioni e
una verve compositiva, che si arricchisce di inserti elettronici e
convincenti arrangiamenti d'archi, risultando così assai composita fin dal primo
ascolto. Ne deriva quindi che Loud Like Love possiede un livello
qualitativo che in altre circostanze era mancato, e la scaletta scorre via intensa e senza riempitivi. Certo, manca l'urgenza di un disco imperfetto
eppure estremamente suggestivo come il primo Placebo; tuttavia, per la
prima volta da tempo, c'è un ottimo filotto di canzoni,
un'equilibrata alternanza fra rock song da stadio (la title
track) e ballata malinconica (splendido il j'accuse verso i social network
contenuto nel singolo Too Many Friends), tutte piacevoli, tutte ben
confezionate, tutte, o quasi, possibili hit. Un ritorno in grande spolvero che
soddisferà i fans della prima ora e che non dispiacerà a quanti amano un
certo pop-rock venato di glam.
VOTO :
7
Blackswan, mercoledì 11/09/2013
5 commenti:
il primo singolo too many friends è ottimo!
il resto non mi ha ancora colpito molto, ma dovrò sentirlo meglio...
@ Marco : piace molto anche a me, nonostante sia la fotocopia di Twenty Years. Nel disco c'e' di meglio.
il singolo mi piace, l'album devo ancora ascoltarlo, a me il precedente cmq era piaciuto parecchio,
@ Euterpe : a me aveva lasciato indifferente. Questo e' di gran lunga piu' bello.
Bella recensione! Non so se ascoltarlo. Come te, considero i Placebo morti dopo quel mezzo capolavoro di sublime e tossica morbosità che fu Without You I'm Nothing. Dopo di quello, l'altalenante Black Market Music, che comunque dalla sua aveva ancora qualche ottimo brano [penso a "Taste In Men", "Days Before You Came" e la bellissima "Passive/Aggressive"] ma dopo fu IL NULLA. Molko si ripulì dalle droghe, forse, la malattia svanì e rimase solo un rockettino innocuo e commercialotto buono solo per Virgin Radio. Mah, vedremo se ascoltarlo o meno, certo, non mi aspetto nulla di che!
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