La premessa è
d'obbligo : White Numbers, ultima fatica degli inglesi Bevis Frond, è
probabilmente uno dei dischi più interessanti usciti in questo 2013, ma
richiede un impegno all'ascolto superiore alla media. In primo luogo, perchè è
lungo, dannatamente lungo. Basti pensare che l'ultimo pezzo in scaletta
(Homemade Traditional Electric Jam) è una jam chitarristica della durata di
42 minuti. Avete letto bene : praticamente una maratona musicale, un chilometro
al minuto a briglia sciolta, un disco nel disco. Estenuante ? Assolutamente no.
Semmai impegnativa, ma piacevole e a tratti entusiasmante : un viaggio
attraverso sonorità che spaziano dai Grateful Dead a Neil Young a
Hendrix, il tutto miscelato in un'improvvisazione che naviga negli
acidi . E poi ? E poi, altre 23 canzoni (un numero di
brani all'incirca pari alla sconfinata discografia dei Bevis
Frond) per due cd e oltre due ore di musica, in cui il gruppo capitanato
dal plenipotenziario Nick Saloman, spazia in lungo e in largo attraverso gli
sconfinati territori del rock. Esce un pò di tutto dallo scrigno dei Bevis
Frond, quasi White Numbers fosse una sorta di zibaldone buono a soddisfare
i gusti più disparati. Tante chitarre, feedback a profusione, acquarelli
psichedelici, cianfrusaglie hippies, folk, blues, amarcord beatlesiani e di
nuovo tante chitarre. Ma se proprio dovessimo trovare una definizione che più di
altre racconta la musica di mr. Saloman & co., mi azzarderei a dire che i Bevis Frond sono
il crocevia della morte fra i Dinosaur Jr di J Mascis e gli Husker Du
di Bob Mould. Paragone impegnativo ? No, non se scrivi canzoni strepitose come
Begone e Cruel World. Armatevi di un pò di tempo e di pazienza e ascoltate White
Numbers: non ve ne pentirete.
VOTO :
8
Blackswan, venerdì 06/09/2013
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