Hank 3 è matto come
un cavallo, su questo non ci sono dubbi. E non è solo una dato meramente
estetico che emerge dall'aspetto poco rassicurante, da quel corpo solcato da
numerosi tatuaggi o dallo sguardo torbido da assassino seriale con la
predisposizione allo stupro. Nipote dell'immenso Hank Williams, leggenda della
country music, e figlio di Hank Williams Jr., controverso (l'uomo paragonò
Obama a Hitler) pezzo da novanta dell'attuale firmamento del southern e del
country rock, Hank 3 ha condotto la propria carriera artistica in un
deragliamento continuo dai binari convenzionali di un genere di cui, per stirpe
e lignaggio, avrebbe potuto essere il designato erede al trono. Invece il
ragazzo, affetto da una creatività a dir poco anfetaminica, il country l'ha
tritato, rimasticato e ha trasformato il suono delle radici in un bel piatto di
polpette avvelenate. Nato a Nashville nel 1972, il numero tre della famiglia
Williams, ha manifestato fin da giovane una passionaccia per generi musicali che
hanno ben poco a che fare con la roots music a stelle e strisce : punk,
psychobilly, metalcore, ghotabilly e degenerazioni assortite. Tanto che,
parallelamente alla propria carriera solista, Hank è anche leader della punk
band degli Assjack (un nome, un programma), batterista degli Arson Anthem, combo
hardcore della Luisiana, e bassista dei Superjoint Ritual (altro nome,altro
programma), gruppo fondato da Phil Anselmo, cantante dei Pantera.
Ne deriva che,
inevitabilmente, tradizione di famiglia e propensione verso suoni, per
così dire, ruvidi assai, han finito per convivere nell'eccitante discografia del
polistrumentista nativo del Tennesse. Così, a dischi di una violenza
terrificante (Hillibilly Joker del 2011, una vera mazzata sugli stinchi),
Hank alterna produzioni più allineate alla musica che rese immenso il nonno. In
un colpo solo, altro indizio di pazzia vista la crisi cronica dell'industria
discografica, Williams 3 esce oggi con ben due album. Uno, A
Fiendish Threat (ancora da recensire), molto punk addicted (vi dicono qualcosa i
Misfits?), l'altro, di cui stiamo scrivendo ora, decisamente più country. Certo,
è il country riletto da uno che ama sovvertire ogni certezza, a partire dal
formato in doppio cd, il primo di settanta minuti, il
secondo di venti, che è decisamente lunghetto, ma solo a tratti
risulta più prolisso del lecito. Alla fine, il gioco riesce,
diverte, e l'ora e mezza di musica scorre tra strumenti e
suoni tradizionali, assalti alla diligenza,accelerazioni improvvise e cambi tempo vertiginosi, tanta
sporcizia e un'incontrollabile (e incrollabile) attitudine
punk.
VOTO :
7
Blackswan, martedì 15/10/2013
3 commenti:
Nel caso non l'avessi ancora fatto,
dalla produzione di Hank 3
ti suggerirei caldamente l'ascolto
di Lovesick, broke & driftin (album
di true country dalla bellezza
cristallina)
e Straight to hell, inarrivabile
capolavoro sovversivo.
Ho ascoltato qualcosa del ragazzo qualche anno fa, lui è veramente scraniato, molto bravo però !
@ Monty : Straight to hell ce l'ho, Lovesick... manca, ma rimedierò senz'altro.
@ Harmonica : se sei in sintonia coi suoi eccessi il godimento è assicurato.
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