In circolazione dal 2004, cinque album in studio
all'attivo, i Russian Circles sono un super gruppo di "quasi" egregi
sconosciuti, composto dal chitarrista Mike Sullivan (Dakota/Dakota), dal
batterista Dave Turncrantz (Ridle Of Steel) e dal bassista Brian Cook (Botch,
These Arms Are Snakes). Originari di Chicago, in questo periodo in tour con
Chelsea Wolfe (che compare nell'unico brano cantato, la conclusiva title
track), con cui dividono non solo il palco ma anche un certo
gusto per le atmosfere noir, i Russian Circles si muovono per quei
territori che la critica musicale è solita definire con un post davanti : post
rock e post metal. Soundscapes strumentali e malinconici che si alternano a
violente aggressioni sonore, sono la chiave di lettura per interpretare la
proposta di un gruppo che per dna potremmo assimilare a bands maggiormente note
al grande pubblico, quali Isis, Tool, Mogwai, e Pelican, per citarne solo
alcune. Basso, batteria e chitarra, ma un suono tutt'altro che essenziale,
visto il frequente uso di effettistica e sample, che rendono strutturate e
rocciose le otto composizioni che compongono Memorial. Alla produzione, Brandon
Curtis, leader dei The Secret Machines e già collaboratore degli Interpol,
che per trascorsi musicali ha agio quindi a ricreare atmosfere di livida
cupezza e un senso da apocalisse imminente. Interamente strumentale,
Memorial si muove attraverso l'alternanza perfettamente riuscita fra brani
dilatati e onirici (la bellissima Cheyenne, Ethel) e sciabolate
metal di inusitato livore, connatate da riff chitarristici a dir poco arrembanti
(Deficit, Burial). Perfettamente equilibrato, grazie a una struttura che
potremmo definire circolare (Memoriam e la title track sono punto di partenza e
approdo), Memorial è un disco senz'altro emozionante ma non di facile
assimilazione, e che richiede una predisposizione all'ascolto più da colonna
sonora che da disco rock. Ma se si comincia, poi è difficile smettere.
VOTO : 7
Blackswan, giovedì 28/11/2013
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