Abbandonate (o solo accantonate) le
asprezze noise targate Grinderman, il nuovo Nick Cave ha dato alla luce, a
inizio anno, a un disco, Push The Sky Away, dall’andamento sommesso, composto di canzoni che si
muovono con passo felpato attraverso atmosfere spesso rarefatte, celando la
propria crepuscolare bellezza nell'ipnotica omogeneità di suoni distanti dal consueto
repertorio dell’ultimo re inchiostro. Insomma, un ritorno alla ballata, al
pianoforte, ad atmosfere tristi e malinconiche, a una scelta stilistica figlia
delle derive cinematografiche vissute da Cave a fianco del fedele Warren Ellis.
Questo Live From KCRW ricalca in toto, con l’eccezione della conclusiva,
scalciante, Jack The Ripper tratta da Henry’s Dream del 1992, le sonorità di
Push The Sky Away ed è costituito da una scaletta di canzoni suonate in modo
intimista, in un contesto raccolto, innanzi ad un pubblico di centoottanta
fortunati invitati per l’occasione. Registrato presso gli studi californiani
della KCRW e mixato magistralmente da un santone come Bob Clearmountain (Rolling
Stones, Bruce Springsteen, Tears For Fears, Tori Amos, tra gli altri), il
concerto si sviluppa attraverso ballate in cui a farla da padrone è la voce
profonda e tormentata di Cave, sorretta ottimamente da organo, pianoforte,
basso, chitarra e batteria, utilizzati sempre in chiave elettro-acustica. Un
disco suonato con precisione dai Bad Seeds, in cui però la perizia tecnica non
fa mai venir meno la tensione emotiva che pervade di febbrile lirismo le dieci
tracce dell’album (dodici nella versione in vinile, in cui compaiono pure Into
My Arms e God Is In The House). Una performance così tanto convincente da farci
sbilanciare affermando che questo è il miglior disco dal vivo di Cave, migliore
di Live Seeds (1993) e perfino del già notevole The Abbatoir Blues Tour (2007).
E' davvero difficile trovare il meglio in un filotto di canzoni tutte egualmente
appassionate. Ma l’iniziale Higgs Boson Blues, uno dei brani più riusciti di
Push The Sky Away insieme a Jubilee Street (purtroppo qui assente) e la
disperata The Mercy Seat, eseguita per pianoforte, violino e voce, valgono da
sole il prezzo del biglietto. Un disco dannatamente bello, anzi bellissimo.
VOTO: 8,5
Blackswan, sabato 14/12/2013
3 commenti:
Cave è uno dei miei artisti preferiti, questo è fuori discussione. Però ammetto che lo ascolto sempre con una certa moderazione, perché come il buon vecchio Tom (Waits) ha il potere di ridurmi in lacrime nel giro di un accordo di pianoforte.
A maggior ragione non mi va di sentirlo in questo periodo che sto cercando di riprendermi dalla fine di una relazione con una persona che è durata una vita e con la quale condividevo la passione per questi artisti.
Non appena avrò la forza per farlo recupererò questo disco, però in vinile, così avrò la possibilità di sentire il suo pezzo più bello, il più devastante, quello che se ascoltato oggi avrebbe un effetto esiziale (Into my Arms).
Un abbraccio.
@ Viktor : Into My Arms è una delle mie preferite e mi fa esattamente quell'effetto anche se non ho nulla per cui struggermi.
Ma scusa, senza struggimento, a che serve la musica?
Ovviamente scherzo, non lapidarmi...
:D
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