mercoledì 11 giugno 2014

JOSEPH ARTHUR - LOU




Chiunque mastichi un pò di rock si sarà accorto fin dal titolo quale sia l'oggetto di questo nuovo full lenght di Joseph Arthur. Si, avete capito bene: Lou sta per Lou Reed e questo altro non è che un disco tributo al grande rocker di Long Island, morto nell'ottobre scorso. Quale che sia lo stato d'animo con il quale vi accingerete a mettere nel lettore il cd (curiosità, sconcerto, devozione, malinconia), sta di fatto che Joseph Arthur si è imbarcato in un'operazione quanto meno coraggiosa, difficile da gestire sia per il recente decesso quanto per l'immensa statura dell'ex-Velvet Underground, le cui canzoni, nemmeno è il caso di dirlo, rientrano di diritto nel patrimonio artistico dell'umanità. La sensazione, prima di accingersi all'ascolto, è che, nonostante la duttilità e il talento di Arthur, il rischio che si corre a parlare di Dio è sempre quello di bestemmiare. Insomma, dietro l'angolo, si profila il reato di lesa maestà e qualunque cosa si faccia, c'è il pericolo di combinar danni. Solo così si spiega la travagliata gestazione che ha prodotto queste registrazioni: il desiderio di rendere omaggio all'eroe di una vita, la successiva resipiscenza, la registrazione quasi casuale delle cover, complice una nevicata, la casa discografica che si rifiuta di pubblicare il disco, e poi infine Arthur che la spunta e l'album che viene dato alle stampe. Un percorso complicato, dunque, sul cui risultato qualunque fan di Reed troverebbe probabilmente modo e ragione di dolersi. Detto questo, è indubitabile che, a prescindere dalla riuscita o meno delle interpretazioni, Arthur si tiene adeguatamente lontano dal copia-incolla che avremmo subito punito con fucilazione sulla pubblica piazza, preferendo invece stravolgere (almeno in parte) le proprie riletture, scarnificando al massimo la struttura dei brani con l'utilizzo esclusivo di voce, chitarra e piano. C'è pathos, e si sente, e c'è il massimo rispetto per uno degli artisti più geniali del nostro tempo, di questo bisogna dar merito a Arthur. A fine ascolto, però, si ha la sensazione che non tutto abbia funzionato a dovere e che forse una minore essenzialità negli arrangiamenti avrebbe pagato di più. Minimale, insomma, ma anche monocorde. Non brutto, per carità: la melodia di Walk On The Wild Side ci coglie di sorpresa, Sword Of Damocles è qualcosa più che convincente, Coney Island Baby continua a commuovere e brillano anche Stephanie Says e Pale Blue Eyes. Il resto, invece, galleggia nel limbo delle buone intenzioni e dell'onestà intellettuale che non riesce però a sfondare la porta delle emozioni. D'altra parte, affrontare Lou Reed è come scalare l'Everest a piedi nudi, difficile davvero arrivare in cima. Ad Arthur va dato il merito di averci provato: onesto e coraggioso.

VOTO: 6,5





Blackswan, mercoledì 11/06/2014

1 commento:

Bartolo Federico ha detto...

ci sono cose che non si possono rifare, come le canzoni di Lou,e di pochi altri ancora.però io li ammiro lo stesso questi fan, pieni d'amore e di ammirazione,per i loro idoli.stammi bene nick