Se è vero che in musica ormai non si inventa più nulla
e che lo star system pullula di band revivaliste, a Brian Setzer va
indubbiamente il primato di essere stato uno degli anticipatori del genere.
Quando infatti a inizio anni '80 tutto il mondo suonava post punk e new
wave, i suoi Stray Cats andavano a ripescare la forza primordiale del rock and
roll, riportando in auge, trent'anni dopo, il suono che fu di Elvis e Eddy
Cochran. E la cosa strana, ma nemmeno troppo, è che dopo anni di pretenzioso
progressive, dopo la furia autodistruttiva del punk e in attesa che il mondo
venisse subissato di synth, quei dischi randagi apparivano straordinariamente
freschi e sinceri. Non pago, il buon Brian, negli anni '90 ha sposato in
seconde nozze il suo altro grande amore, facendo rivivere, con tanto di
big band, quel genere swing di cui tutti si erano dimenticati dai tempi di
Glenn Miller. Niente di stupefacente, quindi, che Setzer ritorni sulla scena
dopo Live From The Planet (2012) con un nuovo disco che, al netto della
tecnologia degli studi di registrazione, sembra essere stato rilasciato a metà
degli anni '50. E potrete dire ciò che volete, ad esempio che questa è
archeologia buona solo per il raduno annuale dei fans di Happy Days, ma se non
siete completamente sordi, non vi sfuggirà quanto le dodici canzoni in scaletta
(nessuna cover, tutte originali) suonino gioiose, festaiole, divertenti
e spumeggianti. E qui concludo, perchè ho esaurito gli aggettivi. Che poi,
con tanta merda che passa quotidianamente per i nostri stereo e le nostre
radio, sentire all'opera una band così, è molto più che grasso che cola.
Brian Setzer, non sono certo io raccontarvelo, è un chitarrista favoloso, che
fa della velocità fulmicotonica il dardo più acuminato del suo arco, mentre
Mark Winchester (Basso), Keven Mckendrie (piano) e Noah Levy (batteria) sono
una delle line up più eccitanti (ed eccitate) che abbia ascoltato negli
ultimi tempi (meglio anche, per rimanere in tema, dei Jim Jones Revue). Una
tirata a tutta birra di rock 'n' roll, rockabilly, boogie e honky tonk (l'unico
lento è The Girl With The Blues In Her Eyes), che vi farà venir voglia di
cantare, ballare e volteggiare con le vostre mitiche scarpe di velluto blu.
Quando avrete finito, fate però attenzione al ciuffo: non vorrei che tanto
sudore vi sciogliesse la brillantina.
VOTO: 7,5
Blackswan, martedì 16/09/2014
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