Difficile giudicare un disco di Thom Yorke senza
quella propensione alla benevolenza che mi deriva dall'amore
incondizionato per la musica dei Radiohead (anche se, a dire il vero, gli
ultimi due lavori, In Rainbows e The King Of Limbs, mi hanno lasciato
un pò tiepidino). Oggi, il ragazzo del Northamptonshire, torna a noi con il
secondo disco solista e la voglia di parlarne bene, di usare termini come
"geniale " o "avanguardia " è li che preme sulla punta
delle mie dita, mentre scorrono sulla tastiera. Thom Yorke, su questo non
ci piove, è un'artista pervaso da una coerenza incrollabile, prossima alla
testardaggine: votato alla causa dell'elettronica, continua a percorrere il suo
cammino portando alle estreme conseguenze quella filosofia musicale
che iniziò a sviluppare fin dall'epocale Ok Computer. Un percorso
incentrato anche su nuove forme di distribuzione e comunicazione, proprie
di chi ama confrontarsi con il mondo che lo circonda e concepisce la
musica non come mercimonio ma come aspirazione alla qualità. Esattamente
all'opposto di quanto fatto dagli U2, che grazie a un contratto milionario con
la Apple, hanno imperversato sulle librerie Itunes di mezzo mondo, Yorke ha
così scelto una dimensione meno mediatica e soprattutto destinata a un pubblico
davvero interessato, evitando ogni battage pubblicitario e distribuendo il
disco in formato digitale, attraverso BitTorrent, al prezzo
nazionalpopolare di sei dollari. Queste premesse, oltre che incuriosire,
ben predispongono all'ascolto di Tomorrow's Modern Boxes, ennesima opera,
intellettualmente rigorosa, di un musicista che potrebbe iconizzarsi e che
invece, con coraggio, non cessa di mettersi in discussione, offrendo in
modo inconsueto la propria arte (cristallizzata). E sta proprio qui il
limite di un disco che, se da un lato apprezziamo per l'azzardo con cui
entra nelle nostre case, dall'altro perplime per il rigido replicarsi di una forma
canzone che pare sia diventata una specie di dogma ineffabile. In solitaria o
con i Radiohead, Yorke non smette di giocare sulla contraddizione fra macchina
e uomo: ritmiche algide, beat persistenti e quella voce che ti inchioda a
una feroce malinconia. Il gioco riesce di nuovo, l'equilibrio è assolutamente
perfetto, tecnologia e romanticismo sono di nuovo lì, ad attrarsi,
respingersi, fluttuare, cercare l'impossibile simbiosi. Eppure, se un
tempo questa strana alchimia ci provocava palpiti di stupore e innamoramento,
oggi suona ormai consueta, come fosse figlia più del mestiere o
dell'abitudine che del cuore. Sia ben inteso: in Tomorrow's Modern Boxes
non ci sono brutte canzoni ne filler; tuttavia, manca, quella scintilla, quello
sprazzo di originalità e passione, che avevano reso avvincente il
primo lavoro solista di Yorke. A cui va tutto il nostro apprezzamento per
essere capace di uscire dal coro e cantare sempre e comunque la sua canzone,
senza pensare al guiderdone, senza voler necessariamente piacere a tutti. I
capolavori dei Radiohead, però, sembrano lontani anni luce.
VOTO: 6,5
Blackswan, giovedì 09/10/2014
4 commenti:
Quoto la tua bella recensione.
in effetti manca l'originalità cui un tempo ci aveva abituati.
però la qualità è sempre parecchio alta e quindi un po' glielo si perdona...
La musica dei Radiohead non mi hai mai preso sino in fondo, ma forse è colpa mia, mettiamola cosi :-)
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