Jackson Browne è uno di
quegli artisti che ha accompagnato tutto il corso della mia vita, fin da
quando, alle porte dell’adolescenza, ho iniziato a interessarmi di musica. Ed è
inevitabile, quindi, che i suoi dischi li compri, a prescindere, senza se e
senza ma. In fin dei conti, Browne non ha mai tradito le aspettative: gli anni
gli hanno portato via qualcosa, è fuor di dubbio, ma è sempre riuscito a mantenere
uno standard creativo più che dignitoso. Certo, capolavori come Late for The
Sky (1974) e Running On Empty (1977) hanno caratterizzato il suo periodo migliore
e restano irraggiungibili; ma ricordo, nei decenni successivi, dischi comunque di
pregevole fattura (mi vengono in mente Looking East del 1996 e i due Solo
Acoustic dello scorso decennio), che hanno mantenuto alto il livello di guardia
della sua ispirazione compositiva. Non fa eccezione, nemmeno Standing In The
Breach, ennesima buona raccolta, in classico stile Browne, di ballate elettro
acustiche e rock d’autore. Elegantemente arrangiate, suonate in modo sopraffino
da gente del calibro, tra gli altri, di Greg Leisz e Val McCallum (entrambi hanno
accompagnato Lucinda Williams in Down Where The Spirit Meets The Bone), le
dieci canzoni che compongono la scaletta del disco si ascoltano tutte che è un
piacere, nessuna esclusa. Come scrivevo poc’anzi, il Browne migliore è restato
negli anni ’70; tuttavia, pur non essendoci capolavori, alcuni dei brani dell’album
sembrano richiamare gli antichi splendori. E’ il caso di The Birds Of St Marks,
che apre il disco e che Browne scrisse nel 1967, quando prestò la sua allora
giovane penna alla Nico di Chelsea Girl: grande melodia ed efficacissimo interplay
di chitarre. Così come mi sembra di grande livello anche la cover di Walls And
Doors del cubano Carlos Varela, un’ariosa melodia a cui la voce pastosa di
Browne aggiunge un ulteriore quid di struggimento. Niente di eclatante, ci
mancherebbe altro, ma di sicuro la dimostrazione che Browne, nonostante si
avvicini alla settantina, abbia ancora cose da dire e riesca a dirle con una
classe che il tempo non ha scalfitto.
VOTO: 6/7
Blackswan, sabato 8/11/2014
2 commenti:
Recentemente ho avuto la fortuita occasione di vederlo al Letterman Show (per la promozione del disco) e l'ho trovato veramente invecchiato.
Ci sono rimasto male: va bene che i 70 si avvicinano, ma vedere l'eterno ragazzo così stanco e invecchiato mi ha lasciato di stucco.
La voce è sempre quella degli anni più belli, ma devo dire che sono molto preoccupato. Per lui e anche per noi: non vorrei restare in un mondo senza il sempregiovane Browne.
Spero di essermi sbagliato.
Tanti auguri a lui e un abbraccio a voi.
@ Granduca: il ragazzo è veramente segnato dal tempo, però fortunatamente è vivo e lotta insieme a noi. La voce è quella di sempre: mi produce le solite immense emozioni.
Un abbraccissimo !
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