Uscito il mese scorso ed
edito da Feltrinelli Real Cinema, "Hai paura del buio?", è film-concerto
degli Afterhours, con cui la band di Manuel Agnelli festeggia lo storico album
omonimo, fra i più amati da pubblico e critica. All'Alcatraz di Milano, il 26
marzo scorso, otto videocamere hanno ripreso una delle tappe del tour in cui il
gruppo ha riproposto l'opera con la scaletta e gli arrangiamenti originali. Del
disco, uscito in versione rimasterizzata, e con un secondo cd in cui i brani in
scaletta vengo riproposti dal alcuni artisti italiani e internazionali, ne
avevamo già parlato a marzo di quest’anno. Hai
paura del buio ? è un'opera difficile, eclettica e sperimentale, un
lavoro che fin dalle prime battute (il rumorismo controllato della title track
e il bestemmione che benedice la seconda traccia, 1.9.9.6.) si pone
volutamente e caparbiamente contro, spazza via le convenzioni (e le
convinzioni) di un panorama musicalmente asfittico, porta in Italia
in modo compiuto, rielaborandoli con intelligenza e gusto, i grandi fermenti
sonori che in USA e Inghilterra avevano caratterizzato la prima metà degli
anni '90 e la fine del decennio precedente. Sperimentazione e psichedelia
(Simbiosi, Hai Paura Del Buio?), frustate hardcore di lucida follia (Dea,
Lasciami Leccare l'Adrenalina e Sui Giovani D'Oggi Ci Scatarro Su
rappresentano un trittico di deragliamento sonoro senza compromessi), il
recupero del grunge (la vertigine distorsiva di Male di Miele) e dell'hard rock
(Veleno), il ringhio amaro di Rapace, si accompagnano a momenti più
morbidi, come nel pop lascivo di Voglio Una Pelle Splendida o nell'agro
disincanto della struggente Pelle. A dominare su tutto, il chitarrismo
manipolatore, spigoloso ed effettato di Xabier Iriondo e i testi
oltraggiosi, ironici e corrosivi di Manuel Agnelli, che da questo momento
in avanti assurgerà a punto di riferimento per tutte le nuove leve
dell'alternative rock nostrano. E' evidenza storica che la grandezza di un
album di rottura come Hai Paura del Buio? verrà compresa solo dopo la
pubblicazione. Ci volle, infatti, un anno di tentativi perchè gli Afterhours
trovassero una casa discografica (la Mescal) disposta a scommettere e
investire su un disco che porterà al gruppo riconoscimenti e vendite
soprattutto dopo lo splendido tour promozionale che succedette all'uscita
dell'opera. Nel 2014, un nuovo tour, sold out ovunque, ha riportato in giro per
l’Italia la scaletta del disco e il film di Testi ne racconta una serata,
quella tenuta all’Alcatraz di Milano (praticamente una seconda casa per gli Afterhours)
il 26 marzo scorso. Ottima regia, grandissime canzoni e una band dai meccanismi
oliatissimi. Tuttavia, l’oretta abbondante del concerto è pervasa da una
sensazione di patina autoreferenziale che stona non poco con i ricordi di
quella vibrante stagione. Come se alla band, prima di tutto, importasse suonare
(e apparire) alternativa, e poi, eventualmente, animare di nuova linfa brani
altrimenti retaggio di un glorioso passato. Insomma, il concerto è tutto uno
sfoggiare di occhiali da sole e pose trendy in favore di camera, mentre Agnelli,
artista dall’indiscutibile fascino, pontifica dall’alto del palco come il
Messia sceso in terra italica per salvare le nostre orecchie dalla cattiva musica
(come sono tristi le caricature di se stessi quando mancano di consapevolezza).
Meglio, quindi, ascoltarsi il cd, che a distanza di diciassette anni dalla sua
uscita (era il 1997) continua a
risuonare dalle casse dello stereo con tutta la sua forza iconoclasta. Perché fuori
dai loro dischi, è triste ammetterlo, gli Afterhours rappresentano ciò che di meno
alternativo esista a questo mondo (che poi di alternativo esistono solo gli operai che si svegliano alle 5.00 del mattino e vanno a lavorare in catena di montaggio).
Blackswan, lunedì 29/12/2014
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