Signore maturo, esperto,
posato, quarantanove anni, senza gravi acciacchi, ottimo stipendio": cosí
si descriverebbe Martín Santomé, il protagonista di questo classico della
letteratura sudamericana. Schiacciato dalla noia di una vita da impiegato di
commercio, vedovo con tre figli ormai grandi, guarda al trascorrere de l tempo
con tranquilla disillusione. E tutto rimarrebbe immobile fino al suo
pensionamento, se in ufficio non venisse assunta la giovane Avellaneda, timida
e chiusa in una silenziosa bellezza: per lei Santomé sente nascere un amore
insperato, che lo porterà a vivere una relazione clandestina, rimettendo il
tempo in mov imento. Come Svevo in Senilità, La tregua racconta la capacità
straordinaria che ha la vita di prendere il vento e gonfiare le vele, per poi,
caduto il vento, tornare alla quiete della bonaccia. Con questo romanzo
Benedetti ha acquistato notorietà internazionale: il libro ha avuto piú di
cento edizioni, è stato tradotto in una ventina di lingue e adattato per il
teatro, la radio, la televisione e il cinema.
L'amore all'improvviso,
quando ormai non te lo aspetti più, quando sei certo che la vita abbia
definitivamente imboccato il corso di un lungo fiume tranquillo,
destinazione il nulla. Martin Santomè ha quasi cinquantanni, anzi i
"cinquantanni lo tallonano": un'esistenza ordinaria, tre figli
grandi, che ha cresciuto da solo, un lavoro impiegatizio di mortificante
routine che sta volgendo al termine. Giornate tutte uguali, illanguidite dal ricordo
della moglie Isabel, morta molti anni prima, e movimentate esclusivamente
dal rapporto, nemmeno troppo affettuoso, coi suoi tre ragazzi. Tutto appare
immutabile, fino a quando il rituale dell'abitudine è sconvolto
dall'arrivo di Avellaneda, ventenne neo assunta a cui Martin deve
insegnare il mestiere. In un lento percorso di sguardi rubati, brevi
palpiti inaspettati, sfioramenti galeotti e dialoghi imbarazzati, il cuore
intorpidito di Martin torna lentamente a battere, e ciò che sembrava la
piega inevitabile di una vita senza speranza, si trasforma in un consapevole
crescendo di felicità. E' l'amore, un amore adulto, ruvido, virile, lontano
anni luce dalle svenevolezze e dalle banalità della letteratura di genere, che
la prosa, tanto sublime quanto asciutta di Benedetti plasma,
parola dopo parola, raccontando con malinconica partecipazione il miracolo
di un uomo spento e disilluso che torna a provare tenerezza. Una relazione che
nasce clandestina (la distanza d'età fra Martin e Avellaneda, le convenzioni
sociali, i pettegolezzi dell'ufficio), ma che lentamente sboccia in un
caleidoscopio di colori, profumi e carnalità, divenendo totalizzante e
assorbendo completamente ogni azione e pensiero di Martin. Sarà il
destino, o Dio, "sadico onnipotente", a sparigliare però le
carte in tavola e a cambiare, di nuovo, le regole del gioco, in una
beffarda struttura circolare che riporta Martin proprio là, dove tutto era
cominciato. Non c'è una pagina, forse nemmeno un rigo, di questo romanzo
che non valga la pena di essere letto almeno due volte. Non è solo la
perfetta costruzione di una storia d'amore, raccontata attraverso i piccoli
cambiamenti e le sfumature psicologiche che coinvolgono i due
protagonisti: ne La Tregua vi è una tale quantità di riflessioni esistenziali
e filosofiche da far girare la testa. Si racconta d'amore, certo, ma si
racconta anche la sconfitta della mezza età, il (non) senso dell'esistenza, la
disillusione di giorni tutti uguali, il lenimento del ricordo, l'impervia
strada della rielaborazione del lutto. E Benedetti getta pure uno sguardo
feroce, dissacrante e impietoso sul mondo impiegatizio, sulla logica del
profitto, sullo sfruttamento dei deboli, tutte riflessioni frutto
delle simpatie marxiste che, durante la dittatura di Juan Maria Bordaberry,
costrinsero lo scrittore uruguaiano all'esilio. Un libro traboccante di
pensieri e di vita, forse non del tutto comprensibile a un giovane lettore,
ma decisivo per coloro che sono arrivati al giro di boa della propria
esistenza.
"È evidente che Dio mi
ha riservato un destino oscuro. Non proprio crudele. Semplicemente oscuro. È
evidente anche che mi ha concesso una tregua. All’inizio, ho riluttato a
credere che potesse essere la felicità. Mi sono
opposto con tutte le mie forze, poi mi sono dato per vinto, e l’ho creduto. Ma
non era la felicità, era solo una
tregua."
Blackswan, venerdì 27/03/2015
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