mercoledì 8 aprile 2015

THE WHITE BIRCH – THE WEIGHT OF SPRING



Quanti anni sono che i White Birch non pubblicano un album ? Vado a memoria, ma dovrebbero essere una decina circa. Intanto, il padrone del vapore, Ola Flottum, non è rimasto con le mani in mano, ha allevato un paio di pargoletti e scritto colonne sonore. Poi, come spesso accade, dato che il primo amore è difficile da scordare,  il buon Ola ha riesumato in solitaria quel marchio di fabbrica (e qualità) che nel 2002 ci regalò quel capolavoro slowcore dal titolo Star Is Just A Sun. Eccoci dunque al quinto capitolo di una discografia assai scarna (ma di valore), che esce con l’intento di ricordare e nel contempo celebrare la mamma di Flottum, Marit Lenora, deceduta da poco  e a cui l’album è dedicato. Che la rielaborazione del lutto sia la spinta creativa del disco è ben facile intuirlo già dal titolo in copertina: il dolore per la perdita e la primavera che incombe, con le sue luci, i suoi colori, i suoni del risveglio. Un peso da portare, un fardello, un contrasto che ferisce e spalanca la porta a malinconiche riflessioni sulla caducità  delle nostre esistenze. La natura che torna alla vita stride infatti con il dolore di un uomo innanzi alla perdita dell’affetto più caro. Con questo approccio quasi leopardiano, ecco che si sviluppa tutta l’ora abbondante di The Weight Of Spring, le cui dodici canzoni suonano parecchio distanti da quella definizione di Sigur Ros norvegesi che spesso si è data per inquadrare la musica di Flottum & soci. Nello specifico, infatti, la scrittura punta a una forma convenzionale, quella della ballata slow core e slow folk, la cui fragile tessitura è basata in prevalenza sull’interplay fra chitarra acustica e piano, arricchito da partiture d’archi e fiati, e dalla voce di tre distinte cantanti (Ellen Dorrit Petersen, Ingrid Olava, Susanna Wallumrod), che fanno da perfetto contrappunto al timbro da crooner di Flottum. Chi ama la musica allegra e solare, lasci perdere questo disco fin da subito: le dodici canzoni che lo compongono oscillano infatti fra elegiaca mestizia e un agrodolce senso di smarrimento che spesso e volentieri si fa incombente fino alle lacrime. Chi ama invece il sottile piacere della voluptas dolendi, troverà in The Weight Of Spring il perfetto compagno per lunghe, lunghissime passeggiate malinconiche.

VOTO: 7





Blackswan, mercoledì 08/04/2015

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