Per una volta partiamo
dalla fine e cioè dal voto, e scriviamo subito che questo disco vale un 6
pieno. Un sei politico, per la precisione. D’altra parte non è assolutamente
possibile parlare male di uno dei più grandi chitarristi di sempre; uno che,
per chi non lo sapesse, ha suonato insieme a Miles Davis (e questa precisazione
vale di per sé un’intera carriera). Ma a prescindere dal luminoso curriculum,
la sufficienza ci sta anche perché in Into The Sun non c’è una virgola fuori
posto, tutto è perfettamente levigato, dal suono agli arrangiamenti, dallo
stile inconfondibile e canonizzato, alla classe cristallina che prende forma in
ogni nota che esce dalla sei corde di Ford. Tutto ciò, però, non basta a fare
di questo disco qualcosa di più di una discreta raccolta di canzoni. Le quali,
e qui casca l’asino, si attestano su un minimo sindacale di ispirazione da
lavoro impiegatizio: piacevolmente ordinarie, certo, ma senza mai un momento
che ci trasmetta un’emozione o uno scarto intuitivo che riesca a sorprenderci.
Anche le numerose ospitate, pur essendo di prestigio e qualità (Keb Mo’, Robert
Randolph, Warren Haynes, ZZ Ward, Sonny Landreth e Tyler Bryant) non spostano
di un centimetro lo standard creativo di un disco che rappresenta un clamoroso
passo indietro rispetto al precedente (e convincente) A Day In Nashville
(2014). Così, ascoltando brani come Rose Of Sharon, Justified (suonata insieme
a Keb Mo’ e Robert Randolph) e Stone Cold Heaven (la migliore del lotto, in
duetto con la giovane promessa chitarristica Tyler Bryant) il pensiero
ricorrente torna ai banchi di scuola, al primo della classe pettinato e ordinato,
pronto sempre ad alzare la mano per primo, ma il più delle volte per ripetere
meccanicamente la lezione, senza metterci un quid di passione o una riflessione
originale. Così, alla resa dei conti, prenderà pure 8, ma la maestra in animo
suo sa esattamente che il voto più giusto sarebbe 6.
VOTO: 6
Blackswan, domenica 07/06/2015
3 commenti:
Succede che cerchiamo un errore, un'anomalia che sia segno di vita, qualcosa che ci emozioni..Siamo diventati esigenti,molto esigenti ma la colpa non è nostra.
un grande, un grandissimo, però diciamocela tutta: non è mai stato un fenomenale songwriter. gli si perdona tutto però, perché il suo blues/fusion non ha eguali. Visto dal vivo ormai 17 anni fa, mi rimbomba ancora in testa, un talento inestimabile
nella mia ignoranza, non l'avevo mai sentito.
Mica male.
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