Detrattore:
"Oh no, Keith Richards, che palle ! Già i Rolling Stones sono
un'esposizione di vecchie cariatidi in deficit creativo da almeno dieci
anni...adesso pure l'album solista? Non c'è veramente limite al peggio!"
Superfan: " Fantastico ! Il nuovo disco solista
di Keith Richards, il più grande chitarrista in circolazione! Era da tredici
anni che lo aspettavo, da Main Offernder del '92. Che peraltro era un gran
disco. E poi, insomma: aria di Rolling Stones, aria di casa".
Immagino che di fronte all'uscita di Crosseyed Heart,
terzo disco solista a firma Keith Richards, gli ascoltatori potrebbero
dividersi proprio così, tra quelli che non vedono l'ora e quelli che non
la vedranno mai. In fin dei conti, a priori, potrebbero aver ragione entrambi.
Richards, infatti, a seconda della prospettiva, può essere
considerato un'istituzione o un mausoleo. Certo, ha inventato un
suono, ha graffiato per buona parte della carriera e sta ancora sul palco
con inusitata energia. Eppure, a ben vedere, la cosa migliore che ha
fatto nell'ultimo decennio è stata pubblicare Life, una delle più
eccitanti autobiografie rilasciata da una rock star. Per il resto ha
vivacchiato, sotto una pioggia di dollaroni, all'ombra del tempio dorato
Rolling Stones. Che cosa aspettarsi, dunque, da Crosseyed
Heart? Probabilmente, se voleste dare una risposta seria a questa
domanda, dovreste fare un piccolo sforzo di immaginazione, chiudere gli
occhi e pensare che il tempo non sia trascorso e che Keith Richards non sia
l'icona che è, ma solo un ragazzino alle prime armi, con tanta voglia di
offrirvi la propria passione e i suoni con cui si è formato. Perchè, in fin dei
conti, il buon Keith ci sta prendendo in giro, eludendo le aspettative sia dei
detrattori che dei fans, e apparecchiandoci un album di favolosi cazzi suoi. In
cui ci sono i Rolling Stones, ma nemmeno poi così tanto; in cui ci sono i
riff a cui siamo abituati da almeno cinquant'anni, ma fino a un certo punto;
in cui c'è il passo sornione del califfo, ma anche il ringhio di chi è affamato
di musica. Un duetto con Norah Jones (Illusion), perchè non si dica che
non è alla pari coi tempi, il rockaccio sporco e
stradaiolo (Trouble), l'antico amore per il reggae (Love Overdue) e quello
per il country (Goodnight Irene), il funk (Substantial Damage), il
blues che non smette di essere inesauribile fonte di ispirazione (la title
track e Blues In The Morning), sono alcune delle cose che troverete in
Crosseyed Heart. Un album che, se non fosse a firma Keith Richards, ma di
un ragazzino di vent'anni, piacerebbe tantissimo ai detrattori e un pò meno ai
fans dei Rolling Stones. A volte, infatti, basta un nome altisonante
e una grande storia alle spalle per dividere, per creare fallaci
aspettative, per impedirci di capire, per rendere strabico il
nostro cuore musicale. A prescindere da chi lo ha scritto e da quanti anni si
porta sul groppone, Crosseyed Heart è semplicemente un signor disco
di rock: cazzaro, genuino, ben suonato e per nulla compiacente. Per quale
motivo non si può fare buona musica a settant'anni suonati?
VOTO: 7
Blackswan, mercoledì 30/09/2015
5 commenti:
@ Bartolo: Goodnight Irene è un pezzo di Lead belly, il più folk dei bluesmen.A mettere i puntini sulle i sarebbe un valzer. Ma blues o country che sia, resta una grande canzone, suonata benissimo.
non volevo fare nessuna polemica , e neanche mettere i puntini sulle.i. adesso spero che sia tutto a posto. sempre ciao.
@ Bartolo: ma quale polemica, vai tra :) Solo uno scambio di opinioni :)Buona notte anche a te :)
standing ovation...
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