Riceviamo dalla nostra freelance Cleopatra e
integralmente pubblichiamo.
"Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un
fico. E' meglio prendere 97 a 21...Il voto è importante solo perchè fotografa
un piccolo pezzo di quello che siamo ma è necessario rovesciare radicalmente
questo criterio. Ci vuole un cambio di cultura" (Giuliano Poletti).
"La storia secondo cui c'è un posto dove si va a
lavorare, la fabbrica, è finita. Il lavoro non si fa in un posto: Il lavoro è
un'attività umana, si fa in mille posti...Faccio un esempio. Arrivano delle
mail all'una di notte, se le considero interessanti, rispondo. Domanda: è un
sabato notte, all'una, e io sono nel mio letto...quello è definibile luogo di
lavoro? Per me no, però io sto lavorando e sto rispondendo a una mail...Dovremo
immaginare un contratto di lavoro che non abbia come unico riferimento l'ora di
lavoro ma la misura dell'apporto dell'opera. L'ora di lavoro è un attrezzo
vecchio che non permette l'innovazione" (Giuliano Poletti).
Considero le parole di Giuliano Poletti un insulto
all'intelligenza. Un affronto. Ora, a parte i casi di studenti che se la
prendono comoda all'università "che tanto paga papà", la
demonizzazione di quelli fuori corso o di coloro che ritengono di meritare un
voto diverso, la trovo quantomeno irriguardosa e fuorviante. Ci sono i
disciplinati che rispettano il piano di studio, salvo poi ingrossare le fila
dei disoccupati o dei precari, e ci sono gli altri, quelli che non si laureano
nei tempi stabiliti, perchè già lavorano e magari con il lavoro si pagano gli
studi. O quelli che rifiutano un voto, non per superbia intellettuale ma perchè
la media alta è un requisito preferenziale per trovare lavoro. Negli ultimi
anni si sono sprecati epiteti offensivi nei confronti dei giovani. Dai
"choosy" agli "sfigati" dell'era Monti, fino al governo
Letta. L'allora Ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza disse: "Non
voglio più che gli studenti italiani arrivino a 25 anni senza aver mai lavorato
un solo giorno nella vita". E, ora, anche l'ex presidente delle
Coop non le manda a dire. Peccato che loro, i politici, predicano bene e
razzolano male, a cominciare dal Premier che non avrebbe mai lavorato un giorno
in vita sua. Molti non sono neppure laureati, come Giuliano Poletti, e hanno
l'ardire di farci la morale, fingendo di non sapere che l'universo- lavoro è
fatto di tanta gente che fatica, che affronta giornalmente turni di lavoro
massacranti, il più delle volte è sottopagata (pensiamo ai call center) e che
molto spesso svolge un lavoro diverso da quello per cui ha studiato. Il
rubicondo Poletti pensa che cottimizzare il mondo del lavoro sia la soluzione
ideale, in nome del dio Profitto. Hanno svuotato l'istruzione, hanno umiliato
la cultura, hanno abolito l'articolo 18 e, non abbastanza paghi, stanno
pensando anche di rottamare l'orario di lavoro.
Per chi avesse ancora qualche dubbio, ci troviamo
difronte ad uno scenario inquietante: è in corso lo scardinamento dei principi
su cui si basa la tutela del lavoro. Il liberismo capitalistico ci sta
avvolgendo nelle sue spire. Nulla sarà più come prima e ai politici non
interessa un fico.
Silvio Berlusconi: "Ho
convinto Gheddafi a mettere 6mila soldati per fermare l'immigrazione dalla
Libia. Inoltre, l'ho convinto anche a usare il bidet..."
Matteo Salvini: "Guerra
all'Isis? Sono pronto a combattere. Ho fatto un anno di servizio militare nel
'95, ma sarei pronto anche a combattere: io ci sono".
Matteo Renzi sul
terrorismo: "Io sono per taggare i terroristi"
Cleopatra, lunedì 30/11/2015