Il merito degli Hollis Brown (nome preso in prestito da una canzone di Dylan), new sensation di
american rock proveniente dalla Grande Mela, è l'aver trovato, al secondo full
lenght, un perfetto punto di equilibrio nel proprio suono. Fra ruvide
schitarrate e godibili melodie, fra roots e un mood prevalentemente radio
friendly, il quintetto newyorkese si è fatto subito notare, proponendo un
impasto musicale che piacerà tanto a quegli ascoltatori maggiormente legati alla
tradizione americana che a coloro che in una canzone cercano un ritornello da
canticchiare in macchina. Una misura che, a ben vedere, non è facile da
raggiungere: il rischio è quello di perdere di credibilità e invischiarsi
in un songwriting piegato alle esigenze di vendita. Invece, gli Hollis Brown
escono dalla loro seconda prova a testa alta, con un disco che non entrerà
certo nei memorabilia dell'anno, ma che comunque garantisce una resa
d'ascolto niente affatto male. La matrice country rock di derivazione
californiana è il fille rouge che unisce le undici canzoni in scaletta (a
qualcuno potrebbero addirittura venire in mente gli Eagles), l'album è molto
ben arrangiato e l'alternanza fra ballads e altri momenti più movimentati rende
varia e appetibile la proposta. Poi, ci sono le canzoni, che in alcuni casi
girano a mille e in altri, invece, si attestano sul target del compitino ben
eseguito (Cathedral, Death Of An Actress, nobilitata però da un grande assolo
di chitarra). Tra le prime, che sono quelle che ci hanno conquistato,
annoveriamo la splendida John Wayne, ballatona western dagli echi morriconiani,
che si infiamma in una seconda parte ad altissimo contenuto elettrico, Rain
Dance, ipnotico mantra blues che ruba il giro di Who Do You Love? di Bo Diddley, la title track, che rimanda ai Fleetwood Mac,
il rock soul solare di Sandy (su cui aleggia il fantasma di Elton John), i
languori messicani di Mi Amor e le melodia a presa immediata di Highway 1
(con il contributo vocale di Nikki Lane). Il tutto per cinquanta minuti circa
di musica che, anche nei momenti meno riusciti, si mantiene gradevole,
consegnandoci una band talentuosa, che ha davanti a sé un, ipotetico, grande
futuro.
VOTO: 7
Blackswan, giovedì 03/12/2015
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