Mamma mia, come passa
veloce il tempo. Sembra non sia trascorso un giorno da quando, era il 1995, conobbi
Popa Chubby, comprando quel favoloso disco di rock blues metropolitano,
intitolato Booty & The Beast. A vent’anni di distanza, il chitarrista più
grasso e tazzorro dell’universo, continua a regalarci dischi, uno via l’altro
(al computo finale, sono venticinque): alcuni decisamente buoni, altri, a dire
il vero, così così. Eppure, quando il mastodontico chitarrista sale su un
palco, è sempre una grande festa. A dispetto della stazza, che mi pare aumenti
di anno in anno, e dell’età anagrafica (a marzo ne ha compiuti cinquantacinque),
Popa continua a essere la solita “bestia” da palcoscenico, palesando un’insospettabile
agilità tecnica (come riesca a essere così veloce e pulito con mani che paiono
la sagra della salsiccia è un mistero) e una buona dose di eclettismo e
creatività (anche se, personalmente, le aperture pop e hip hop iniziate nel
2001 con How'd a White Boy Get the
Blues?, non mi sono mai piaciute). Big, Bad & Beautiful celebra,
quindi, più di vent’anni di carriera con un live torrenziale (due ore e mezzo
di musica) e due cd in cui il buon Chubby declina il blues in ogni sua forma (dal
Texas a Chicago, andata e ritorno), regalando ai propri fans qualche chicca
rubata dal repertorio altrui. Registrato durante il tour francese, tenutosi a
marzo di quest’anno, il live ci consegna un artista in ottima salute, che si
avvale di una line up coi fiocchi, nella quale spiccano i due fratelli Beccaro,
Andrea (batteria) e Francesco (basso), quest’ultimo da tempo residente a New
York e apprezzato sessionista. Il live? Bello, tirato, suonatissimo, con un
Popa eccellente quando fa il suo (il primo disco, soprattutto, è favoloso), un po’
meno quando si cimenta con la musica dei Rolling Stones (Brown Sugar e Wild
Horses sono cover prescindibili) o quando tenta la strada dell’hip hop (Life Is
A Beatdown è un pasticciaccio brutto come pochi). Ma a parte questi momenti non
particolarmente esaltanti, Big, Bad & Beautiful è un ottimo disco per tutti
gli amanti del blues e della sei corde.
VOTO: 7
Blackswan, domenica 06/12/2015
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