3) JAVIER
CERCAS – L’IMPOSTORE
Chi
è Enric Marco? Un novantenne di Barcellona, militante antifranchista, che negli
anni Settanta è stato segretario del sindacato anarchico – la CNT – e in
seguito ha presieduto l’associazione spagnola dei sopravvissuti ai campi di
sterminio nazisti, ricevendo numerosi riconoscimenti per il coraggio dimostrato
negli anni e la testimonianza degli orrori del lager. Enric Marco, un impostore.
Perché nel 2005 la sua menzogna è stata pubblicamente smascherata. Enric Marco,
come ha rivelato uno storico, non è mai stato internato a Flossenbürg, e anche
la sua partecipazione alla guerra civile spagnola non è affatto dimostrata.
Dieci anni dopo, la magistrale scrittura di Javier Cercas traduce in un romanzo
audace che sfida le convenzioni narrative, l’enigma del personaggio, le sue
verità e le sue bugie. In queste pagine intense si dipana un intero secolo di
Storia, raccontato con la passione di un sovversivo della letteratura e
un’ammirevole onestà dissacratoria.
2)
BRET ANTHONY JOHNSTON – RICORDAMI COSI’
La domanda corretta non è come fare a sopravvivere al
giorno più brutto della propria vita, ma come semmai riuscire a superare
indenni il giorno più felice. La famiglia Campbell (Eric, Laura e il piccolo
Griffin) vive da quattro anni il dolore per la sparizione del figlio e fratello
maggiore, Justin, consumando il proprio tempo in vane ricerche, speranze mal
riposte, sprofondi abissali. Poi, quando Justin viene ritrovato e si scopre
essere stato vittima di un rapimento, quell’equilibrio famigliare che si
sorreggeva su una rassegnata disperazione inizia a crollare. Johnston
costruisce un sapiente intreccio psicologico fra le mura domestiche: l’America,
nello specifico il Texas, le strade, la gente, la vita di tutti i giorni
restano in attesa fuori dalla porta, o emergono, a tratti e minacciose, per
sottolineare la solitudine interiore dei protagonisti. In casa Campbell, invece,
si consuma il dramma del non detto, della verità taciuta. Cosa sia davvero
successo a Justin non si può dire, cosa abbia passato nei quattro anni
d’assenza è un tabù che non può essere infranto. La felicità per il
ricongiungimento, il traboccante bisogno d’amore, il desiderio di un ritorno
alla normalità vengono così frustrati dal dubbio, dalla recriminazione
reciproca, da paure inconfessabili, da sensi di colpa che divorano la stabilità
emotiva dei personaggi. Quando, poi, il rapitore di Justin viene rilasciato in
attesa del processo, la situazione precipita tanto da portare Eric e il di lui
padre, Cecil, a una decisione estrema. Se da un lato Johnston scava nella
psiche dei protagonisti con grande efficacia e mantiene un alto livello di
scrittura per tutta la durata del libro, il romanzo manca della sintesi
necessaria a rendere indimenticabile la storia raccontata (cento pagine in meno
avrebbero garantito al racconto una maggiore efficacia). Appare, inoltre, abbastanza evidente che
Johnston si sia ispirato alla prosa di Franzen, e pur avendo creato la
contradittoria figura femminile di Laura, che ben si sarebbe adattata alle
pagine di Libertà, non riesce a raggiungere la raffinatezza espositiva e i
vertici di ragionamento a cui ci ha abituati il suo collega chicagoano. Detto
questo, Ricordami Così è comunque un’ottima lettura e Johnston è davvero abile
a disegnare un interno americano, all’apparenza ordinario, ma infestato nel
profondo da rimorsi e fantasmi. Quei fantasmi che anche un finale di speranza
non riuscirà a fugare del tutto. Resta un dubbio e ancora una volta il vero
vincitore è il silenzio.
1) SERENA VITALE – IL DEFUNTO ODIAVA I
PETTEGOLEZZI
Cosa succede davvero la mattina del 14 aprile 1930
nell’appartamento numero 12 di una kommunalka sita in passaggio Lubjanskij?
Quale mistero si cela dietro la morte del più amato poeta russo, Vladimir
Majakovskij? Il cadavere si presenta riverso a terra, le braccia aperte, la
testa rivolta verso la porta e un foro di proiettile tre centimetri sopra il
capezzolo sinistro. E’ stato un suicidio, come la versione ufficiale dei fatti
indurrebbe a credere? Oppure una tragica fatalità, un gioco assurdo, una
roulette russa finita tragicamente? O ancora: è plausibile l’ipotesi di un
omicidio, come alcuni studiosi sono portati a credere? E chi allora può aver
ucciso Majakovskij? La sua amante, la bella attrice Veronika Polonskaja? Oppure
il regime, stanco delle bizze del poeta, che sembra sempre più in preda ai suoi
deliri amorosi, che pare aver esaurito la spinta rivoluzionaria che l’ha fatto
amare dal popolo e che, come molti sostengono, vive un periodo di afasia
artistica, testimoniato dall’insuccesso della sua ultima commedia, Banja?
Serena Vitale, professore ordinario di letteratura russa dell’Università
Cattolica di Milano e già autrice del bellissimo Il Bottone Di Puskin, grazie a
un meticoloso lavoro di ricostruzione storica, accorpa testimonianze e carte
processuali, facendo luce sugli aspetti più controversi di una vicenda ancora
oggi dibattuta da molti. Il Defunto Odiava I Pettegolezzi è un saggio potente,
evocativo, di ampio respiro storico (la Mosca dei tempi, le trame di regime),
che riesce però a tenersi ben lontano da ogni intento agiografico sulla vita di
Majakovskij. Non solo, infatti, la Vitale indaga con estremo rigore (e
altrettanta passione) sugli ultimi giorni di vita dell’autore de La Cimice, ma,
soprattutto, dipinge il quadro di un uomo contraddittorio, istrionico,
carismatico, capace di inarrivabili intuizioni artistiche e di travolgente
passione politica, e al contempo anche fragile, ipocondriaco, attratto da una
visione romantica della morte e vittima di relazioni sentimentali sfortunate.
Un saggio che si legge come un thriller, palpitante come i versi di
Majakovskij.
Blackswan, domenica 03/01/2015
2 commenti:
Me li segno. A-uguri!
@ George: tanti cari auguri anche a te, George :)
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