La Verità Sul Caso Harry Quebert fu uno straordinario
successo commerciale del 2013 e, per quanto si trattasse di un romanzo furbetto
e destinato al solo intrattenimento, spendemmo ai tempi parole d'elogio. Una
scrittura agile ma molto classica, un intreccio narrativo superbo, costruito su
due diversi piani temporali, una storia d'amore da far inumidire gli occhi e un
inaspettato colpo di scena finale, sono state le armi con cui Joel Dicker si
conquistò, meritatamente, le luci della ribalta. Gli Ultimi Giorni Dei Nostri
Padri, scritto nel 2009 e pubblicato in Francia nel 2012, è arrivato da
noi solo sul finire del 2015, suscitando un notevole interesse in tutti coloro
che si erano appassionati alla vicenda di Harry Quebert. I quali, lo dico
subito in tutta franchezza, resteranno probabilmente molto delusi da
quest'opera prima, recuperata sull'onda del successo commerciale del suo
predecessore (inteso come uscita editoriale). Gli Ultimi Giorni Dei Nostri
Padri, infatti, è un romanzone d'amore e guerra che, pur narrando le oscure e
interessanti vicende del SOE, risulta abbastanza scontato nello sviluppo
narrativo (la parte dell'addestramento iniziale degli aspiranti agenti segreti è,
ad esempio, uno dei plot più abusati del cinema e della letteratura),
debolissimo nella costruzione psicologica dei personaggi, e sostanzialmente
privo di quei colpi di scena che avevano infiammato le pagine di Harry Quebert.
La prosa, inoltre, palesa dei grossi limiti e la sensazione è quella di un
giovane Dicker che si sforzi al massimo per apparire il più classico
dei romanzieri, risultando invece prolisso, nelle lunghe digressioni
militaresche, e gonfio di retorica ogni volta che si trovi a parlare di sentimenti
(le pagine dedicate al rapporto fra padre e figlio sono di un melenso
imbarazzante). Siamo, quindi, di fronte a un romanzo d'esordio che, se da un
lato fa intravvedere buone potenzialità, soprattutto per la gestione
dell'intreccio, dall'altro palesa tutte le ingenuità di un principiante affetto
da svenevolezza (Dicker, al momento della stesura, aveva solo 24 anni) e da una
propensione alla retorica più becera e stucchevole. Una lettura sostanzialmente
inutile che, per il manicheismo dei contenuti, potrebbe risultare piacevole
solo come romanzo per ragazzi.
Blackswan, venerdì 27/05/2016
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