Riceviamo dalla nostra freelance Cleopatra e
integralmente pubblichiamo
Oscar Wilde diceva: "Io continuo a stupirmi. E'
la sola cosa che mi renda la vita degna di essere vissuta". Parole sante.
Se gli italiani fossero dotati di un briciolo di
attitudine a stupirsi, personaggi come Matteo Renzi sarebbero in tv a fare i
conduttori televisivi, magari in un programma di intrattenimento tipo
"Affari tuoi". Il gioco dei pacchi, per intenderci, con ascolti da
fare invidia a un Carlo Conti qualunque alla finale del Festival di Sanremo.
Eppure il nostro Premier, senza essere un anchorman, di pacchi continua a
rifilarne a iosa, come la restituzione del bonus di 80 euro e per giunta senza
dilazioni. E come se non bastasse, in televisione assistiamo al funerale della
par condicio. A furia di vedere e sentire Matteo in ogni dove, si sta persino
arrivando a rimpiangere nientepopodimeno che Silvietto. L'epoca del bilancino
che scandiva le apparizioni televisive dell'allora Premer mi risveglia quasi un
senso di nostalgia come Carosello. Se l'ex Cavaliere imperversava in tv (cosa
che, peraltro, accadeva puntualmente), si organizzavano fior di manifestazioni
e tavole rotonde. Oggi, invece si avverte un'apatia diffusa, uno straniamento
collettivo che suona come un chissenefrega sistemico. In un contesto di totale
inazione, disinformazione e di "pecorame", assistiamo a reti
unificate ai deliri di onnipotenza di una Maria Elena Boschi che per sostenere
il sì al referendum costituzionale, tira in ballo pure i partigiani veri. E
mentre la campagna elettorale per i ballottaggi si svolge in un clima di notte
dei lunghi coltelli, gli "intellettuali" stanno a guardare, come le
stelle di Joseph Cronin. I girotondi di morettiana memoria sono finiti
definitivamente in soffitta. Tutto scorre nell'indifferenza generale. Nessuno
pare stupirsi se il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, fa nominare
superassessore il proprio figlio in quel di Salerno. Neppure la prospettiva di
una contrazione della democrazia pare scuotere gli italiani dal torpore.
Nonostante Il Pd si sia rivelato un partito più sensibile agli interessi delle
élites e delle lobbies che a quelli dei lavoratori e delle classi più deboli,
la maggior parte dei media minimizza la portata delle ragioni del
"no" al referendum di ottobre. Come se il progressivo scardinamento
dell'uguaglianza sociale e di una serie di diritti conquistati dopo anni di
lotte, fossero baggianate. E non me ne voglia Roberto Benigni. Nemmeno
l'esempio dei cugini francesi in sciopero contro la riforma del lavoro pare
scalfire l'indefesso menefreghismo degli italiani. Loro sì che dimostrano uno
spiccato senso civico. E non mi si venga a dire che l'erba del vicino è sempre
più verde.
Cleopatra, lunedì 13/06/2016
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