Il mondo di Grouse County è una ragnatela
di cittadine sparse in un immaginario Midwest, dove le vite sono intrecciate da
legami di amicizia, affetto o semplice conoscenza. È qui che Louise Darling
decide di divorziare da Tiny e fa visita alla madre, Mary, per portarla fuori a
pranzo prima della seduta del consiglio comunale, dove si discutono le sorti di
un cane mordace.
Nel frattempo, lo sceriffo Dan Norman si trova a dare la caccia al marito di Louise, per atti vandalici commessi nella scuola durante il ballo contro i vandalismi. E così Dan incontra Louise, se ne innamora, Tiny la perde per sempre, e Louise ritrova finalmente se stessa.Tom Drury sceglie di non dirigere i suoi personaggi come burattini, ma al contrario, con piccole pennellate, dai loro incontri attinge la forza per creare l’epica di Grouse County.Leggero e profondo, divertente e malinconico allo stesso tempo, La fine dei vandalismi racconta la vita, quella di ogni giorno, che macina gioie e tristezze senza sosta. E lo fa senza seguire traiettorie premeditate, accettando la fatalità dell’esistenza, in un inno alla sua pacata e ingovernabile casualità. Questo libro è per chi ama la furia della pioggia d’aprile, che allontana l’inverno e accoglie la primavera, per chi guarda la via Lattea come una strada che conduce davvero da qualche parte, per chi ascolta Feeling good di Nina Simone, e per chi si trova a camminare verso la felicità a piccoli passi, come se stesse procedendo su un cornicione sospeso nel vuoto.
Nel frattempo, lo sceriffo Dan Norman si trova a dare la caccia al marito di Louise, per atti vandalici commessi nella scuola durante il ballo contro i vandalismi. E così Dan incontra Louise, se ne innamora, Tiny la perde per sempre, e Louise ritrova finalmente se stessa.Tom Drury sceglie di non dirigere i suoi personaggi come burattini, ma al contrario, con piccole pennellate, dai loro incontri attinge la forza per creare l’epica di Grouse County.Leggero e profondo, divertente e malinconico allo stesso tempo, La fine dei vandalismi racconta la vita, quella di ogni giorno, che macina gioie e tristezze senza sosta. E lo fa senza seguire traiettorie premeditate, accettando la fatalità dell’esistenza, in un inno alla sua pacata e ingovernabile casualità. Questo libro è per chi ama la furia della pioggia d’aprile, che allontana l’inverno e accoglie la primavera, per chi guarda la via Lattea come una strada che conduce davvero da qualche parte, per chi ascolta Feeling good di Nina Simone, e per chi si trova a camminare verso la felicità a piccoli passi, come se stesse procedendo su un cornicione sospeso nel vuoto.
Una contea immaginaria,
centro narrativo per eccellenza di molta letteratura americana, da William
Faulkner a Sherwood Anderson. L’America rurale, quella dei campi di grano a
perdita d’occhio, delle case roulotte, delle fattorie con veranda, dei piccoli
drugstore, dei diner, delle main streets come coagulo della vita sociale.
Un’umanità semplice alle prese con una vita ordinaria, fatta di piccole cose,
di piccoli tragitti, di piccoli cambiamenti, lontana da un mondo che, si sa, è
là fuori, ma è più simile a un’ipotesi o a un’intuizione che a una concreta
realtà. La struttura portante di La Fine Dei Vandalismi di Tom Drury, primo
romanzo di una trilogia che verrà pubblicata interamente da NNE, ricorda da
vicino quella dei romanzi di Kent Haruf: la contea come stato mentale e centro
dell’anima, l’ordinarietà di vite che si intrecciano raccontando il particolare
di una caducità che si fa, poi, universale. Eppure, a differenza dei personaggi
di Haruf, sempre costretti a fare i conti con il proprio passato, moralisti di
facciata ma dilacerati da inemendabili rimorsi, l’umanità di Drury è
cristallina, vive il presente e guarda al futuro. Dan, Louise, Tiny, Mary e
tutti i protagonisti del libro conducono vite anonime, difficili e, per certi
versi, insulse; eppure, non smettono mai di crederci, di lottare, di pensare a
un domani migliore, di realizzare la propria peculiare visone del sogno
americano. La prosa minimal di Drury (anche in questo vi è un’ulteriore
similitudine con Haruf) racconta la storia d’amore fra Dan e Louise, intorno
alla quale gravita il mondo della cittadina di Grafton. Una storia come tante
altre, che si nutre di serenità, che si accende nella gioia della condivisione,
che vacilla quando il dolore bussa alla porta di casa. Non c’è sentimentalismo
né compassione, però: sono solo le stagioni della vita (così come lo sono per
tutti), che Drury racconta con disincanto ma mai con cinismo. Lo scrittore,
anzi, resta a fianco dei suoi personaggi, li osserva con ironia, certo, e li
fotografa nelle loro debolezze, negli infiniti dubbi, nei tentennamenti etici.
Non li giudica mai, però, e rendendoli elementari e prevedibili nelle dinamiche
e nelle pulsioni, crea, al contrario, una sorta di immedesimazione fra loro e
il lettore, tanto ovvia quanto lo sono le nostre vite. Li tiene per mano,
insomma, perché possano sbagliare ma sappiano anche ritrovare la strada di
casa, e non smette mai di poggiare su di loro uno sguardo tenero e quel
carezzevole velo di malinconia che sottende all’eroismo di vivere il
quotidiano. Asciutto e cadenzato come lo scorrere delle stagioni nello Iowa, La
Fine Dei Vandalismi è un romanzo che all’apparenza non decolla mai e che sembra
crogiolarsi in un contraddittorio immobilismo, come la macchina senza ruote di
Dan o come quella casa roulotte, ripresa anche in copertina, simbolo di una
precaria stanzialità, in cui confluiscono il desiderio di mettere radici ma
anche lo spiraglio per una possibile fuga. Eppure, chiusa l’ultima pagina del
libro, sembra di aver intrapreso, insieme a Dan e Louise, quel lungo viaggio
che separa ogni uomo dal raggiungimento della consapevolezza e della felicità.
Blackswan, giovedì 03/08/2017
2 commenti:
a me è piaciuto tantissimo.
mi ci sono anche ritrovato parecchio.
@ Andrea: un grande libro, poche semplici parole per dire cose importantissime.
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