Il PD non
smette mai di regalarci emozioni. Prima ci siamo sorbiti D'Alema e la
famigerata Bicamerale e una debole, debolissima, quasi impercettibile
opposizione a Silvietto. Poi qualche segnale di vita con Romano Prodi per
arrivare al periodo aureo della "riscossa" a opera del Rottamatore
fiorentino con la fulminea scalata da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi. Matteo
da Rignano, con spirito di revanscismo, circondato da una corte di yes man, e'
riuscito laddove l'ex Cavaliere aveva fallito. Ha spostato la barra verso
destra tradendo i principi ispiratori della sinistra, ha flirtato con i poteri
forti, ha smantellato definitivamente lo Statuto dei lavoratori indebolendone
di fatto i diritti, ha favorito le banche e in ultimo ha tentato di stravolgere
la Costituzione. Salvo poi perdere e andarsene via col pallone. E non è tutto:
da lungimirante statista qual è, ha evitato come la peste il dialogo con i 5
Stelle per godersi lo "spettacolo" mangiando pop corn e consegnarci
alla Lega di Salvini. Non ancora pago della rovina del PD, si diletta ancora a
dare la patente del cialtrone all'avversario o del cerimoniere al Premier in
carica. Per rispondere alle ultime esternazioni velenose del senatore di
Rignano sull'Arno, se c'è qualcuno che crea imbarazzo non è Giuseppe Conte ma
Luca Lotti, fedelissimo renziano nonché ex Ministro dello Sport. Lo scandalo
delle riunioni notturne in hotel con alcuni consiglieri del Csm non fa altro
che gettare discredito su una classe politica che andrebbe mandata a casa.
L'episodio in se' non meraviglia più di tanto ma è qualcosa che va al di là del
comportamento del singolo individuo. È un habitus mentale che ormai sta
contrassegnando la nostra politica e rischia di diventare normalità. Se i nuovi
protagonisti non prendono le necessarie distanze e non iniziano seriamente un
percorso di rinnovamento morale, moriremo salviniani.
Cleopatra,
lunedì 17/06/2019
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