lunedì 21 ottobre 2019

Il MEGLIO DEL PEGGIO



E venne il giorno della "singolar tenzone": Matteo Renzi sfida a duello Matteo Salvini. La contesa, più mediatica che altro, si è svolta sullo stesso suolo che vide lustri orsono, un impettito Silvietto firmare il celebre contratto con gli italiani. Al cospetto di un compiaciuto Bruno Vespa, i contendenti si sfidano a colpi non di fioretto, ma di sorrisetti di circostanza e di battute ironiche secondo un copione studiato a tavolino dai guru della comunicazione. Se i telespettatori si aspettavano attacchi frontali su Russiagate, xenofobia e razzismo da una parte, e sullo scandalo che ha coinvolto l'ex ministro Luca Lotti e il Csm dall'altra, sono rimasti a bocca asciutta. 
Si è assistito a una sfida non tra contrapposte visioni politiche ma tra egolatrie ridondanti: l'uno, il senatore di Rignano, ex rottamatore rottamatosi con il referendum costituzionale, troppo bulimico di protagonismo e di visibilità ha persino fondato un partito a sua immagine, pur di non restare seduto in panchina e guardare la partita da bordo campo. L'altro, il Capitano, quello dei pieni poteri, salvo poi incartarsi in una crisi di governo da lui stesso creata e gridando al complotto, ritorna come un figliol prodigo da Silvietto e ricompatta il centrodestra con la virago Meloni a piazza San Giovanni. 
Tutto e' lecito pur di apparire: se l'uno parla alla testa degli italiani, l'altro si rivolge alla pancia. Renzi e Salvini sono facce di una stessa medaglia: è il tramonto dei contenuti e il prevalere della comunicazione, della visibilità a tutti i costi in un avvilente reality che sembra non avere fine.

Cleopatra, lunedì 21/10/2019

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