Quelle
delle Joseph è un nome praticamente sconosciuto alle nostre latitudini,
anche se negli States, paese da cui provengono, si sono create un
discreto seguito e sono molto chiacchierate da parte della stampa
specializzata. Il terzetto proviene da Portland (Oregon) ed è composto
dalle tre sorelle Closner, Natalie, Allison e Meegan.
Il primo album, Native Dreamer Kin, interamente autoprodotto, è uscito nel 2014, e ha subito messo in luce le doti della band, tanto che il secondo disco, I'm Alone, No You're Not
Was, datato 2016, è stato rilasciato sotto l’egida ATO Records e
prodotto da Mike Mogis, membro dei Bright Eyes e produttore
prolificissimo (First Aid Kid, Conor Oberst, Pete Yorn, Cursive, etc.).
Per quanto vengano spesso etichettate come folk band (per l’uso anche di
strumenti acustici e per qualche vaga sonorità roots), è chiarissimo
dall’ascolto di questo nuovo Good Luck, Kid che le Joseph si
muovono in ambito (indie) pop. Che poi indie, che ho messo di proposito
tra parentesi, non sarebbe nemmeno un termine troppo corretto, visto che
le tredici canzoni che compongono la scaletta del disco sono
incredibilmente mainstream. Per cui, connotatelo un po' come volete, ma
quelle del terzetto americano è pop: radiofonico, prevedibile e zeppo di
citazioni.
Eppure,
questi brani, che a un ascoltatore distratto potrebbero apparire di
poco conto, hanno dalla loro due punti di forza che li rendono
estremamente piacevoli: dei ganci melodici che acchiappano alla velocità
della luce e degli arrangiamenti davvero brillanti (produce Christin
“Leggy” Langdon), che grazie a pochi elementi ben inseriti (una
tastiera, qualche di pianoforte, un lick di chitarra) riescono a
risollevare le sorti di brani altrimenti parecchio ovvi.
Un
connubio misurato di strumenti acustici, elettronica ed elettricità,
oltre al perfetto interplay delle tre voci, rappresentano il piatto
forte della casa, e nonostante non vi sia nulla di davvero sorprendente
il risultato finale è credibile e molto piacevole. L’iniziale Fighter,
ritmica pulsante, innesti di elettronica e quello splendido suono di
tastiera che compare nel ponte, è un singolo che si fa ricordare e fa
venire in mente Sia (Chandelier). Nella title track
entrano in gioco le chitarre e la canzone è attraversata da una tensione
nervosa che la rende una degli high light del disco. E’ comunque
davvero difficile resistere al potenziale melodico di questo disco, e
brani come In My Head, nella sua adolescenziale semplicità, Presence, dagli accenti rock (e con un riff di chitarra che fa esclamare immediatamente: Black Keys!) o Shivers, con quella progressione che suggerisce sottotraccia la Kate Bush di Running Up That Hill, sono episodi riuscitissimi e che dimostrano tutto il talento di queste tre ragazze.
Good Luck, Kid
non finirà certo nelle classifiche di fine anno, ma se avete voglia di
ascoltarvi un buon disco pop che non ha alcuna pretesa artistica se non
quella di divertire, le Jospeh sapranno darvi soddisfazione.
VOTO: 7
Blackswan, martedì 08/10/2019
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