Howland,
Massachusetts. Mark Firth è un imprenditore edile con grandi ambizioni
ma scarsa competenza negli affari, tanto da aver affidato tutti i suoi
risparmi a un truffatore; lo sa bene sua moglie Karen, molto preoccupata
per l'istruzione della figlia: sarebbe davvero oltraggioso se dovesse
ritrovarsi nei pericolosi bassifondi della scuola pubblica. Il fratello
di Mark, Jerry, è un agente immobiliare che ha mollato la precedente
fidanzata sull'altare e ha una relazione con la telefonista della sua
agenzia. C'è poi Candace, la sorella, che è insegnante alla scuola
pubblica locale e coltiva una relazione clandestina con il padre di una
delle sue allieve.
La
famiglia Firth è il nucleo centrale di una estesa nebulosa di
personaggi, tutti abitanti di Howland. L'intera cittadina attraversa una
crisi economica che influenza le vite di tutti, accentuata dai
sentimenti ambivalenti che la gente del posto nutre nei confronti dei
weekender newyorkesi. Sarà proprio uno di questi a far precipitare il
fragile equilibrio della comunità. Dopo l'11 settembre infatti il broker
newyorkese Philip Hadi, sapendo grazie a "fonti riservate" che New York
non è più un posto sicuro, decide di traslocare a Howland insieme a
moglie e figlia...
Un
uomo cammina per le strade di New York diretto a incontrare un avvocato
che lo rappresenta in una causa per truffa. E’ il 12 settembre 2001, il
giorno successivo l’attentato alle torri gemelle. L’uomo è indifferente
al dolore e allo strazio che lo circonda e ha come unica preoccupazione
quella di non trovare aperto lo studio legale. Appare subito chiaro che
non si tratta di una bella persona: ha precedenti penali, è un
pervertito, è meschino e subdolo.
Così si apre I Provinciali,
con questo personaggio che scompare dopo le prime cinquanta pagine, ma
che rappresenta l’abbrivio metaforico per la trama che si svilupperà
successivamente. Non una figura buttata lì a caso, ma l’innesco
ferocemente cinico che introduce al corpo centrale del romanzo, la
metafora di un’umanità alla deriva e di un popolo, quello statunitense,
che ha perso i suoi valori fondanti, il simbolo di un “sogno americano”
sbriciolato di fronte all’insensatezza della violenza e all’indifferenza
verso le sorti dei propri simili.
Dopo
questa introduzione, la narrazione si sposta da New York a Howland e
protagonista della trama diventa la famiglia Firth, coagulo di
incomprensioni, violenze psicologiche, risentimenti, piccole ripicche e
afasie comunicative. Vite di piccolo cabotaggio, intorno a cui ruota la
comunità di Howland, piccolo paesino del Massacchusetts dalla socialità e
delle dinamiche immutabili nel tempo, e la cui pigra esistenza è scossa
solo dall’alternarsi delle stagioni.
Poi,
ecco l’improvviso arrivo di Hadi, ricco broker newyorkese, che riesce a
farsi eleggere sindaco del piccolo centro. Da questo momento in poi, il
romanzo, prima incentrato sul tema della dissoluzione della famiglia,
sull’ipocrisia dei rapporti umani e sulla deriva etica di protagonisti
incapaci di guardare fuori dal proprio misero orticello, scarta verso il
tema politico.
Il
ricco Hadi, apparentemente socievole, disponibile e generoso, è in
realtà la controfigura in piccolo di Trump. La sua politica, fatta prima
di elargizioni di prebende e poi di imposizioni, si svela presto per
quello che è: un esercizio di potere che non prevede opposizione e
democrazia, perché il parere del popolo è, a detta del nuovo sindaco,
sostanzialmente inutile.
Hadi
diventa primo cittadino perché famoso e facoltoso, certo, ma anche
perché non ha nessun rivale in grado di poter competere. E assurge al
potere nell’indifferenza generale. E’ questo per Dee il male grande
dell’America e di ogni civiltà contemporanea: la perdita della volontà
politica e del desiderio di partecipazione della gente, che punta sempre
il dito contro un generico “potere” o “governo”, di
cui non sa nulla e a cui nulla è in grado di chiedere, se non di non
aumentare le tasse. Nessuna visione, nessuna progettualità, nessun
interesse per le generazioni future. La gente di Howland è troppo presa
dalle propria piccole faccende da non essere interessata ad altro, e non
c’è uno sguardo sulla politica che non sia squisitamente privato.
L’unica
forma di resistenza ad Hadi è rappresentata dal populismo (Jerry), che è
prevalentemente reazione a prescindere, guidata dal ragionamento
aprioristico che tutto ciò che è potere è male. Anche chi però la pensa
in questo modo, e sono pochi, non ha però la forza né la volontà di
coagularsi in un pensiero e in una forma d’azione più strutturata che
non sia quella di un’anonima protesta o di un vile teppismo.
In
questa visione cinica, ma perfettamente centrata, della comunità
politica statunitense non c’è per Dee spazio per molte speranze. In
questo popolo insipido, grigio e narcotizzato dai bisogni materiali,
emergono Candace, uno dei pochi personaggi positivi del libro, che fa
intravvedere un briciolo di empatia verso chi la circonda, e Haley la
figlia adolescente di Mark che, in un gesto di piccola ribellione nel
finale del libro, suggerisce un apparente scorcio di speranza. Haley
rappresenta la gioventù, anzi la parte migliore della gioventù
americana: sente dentro di sé il sopruso, l’ingiustizia sociale e prova a
ribellarsi. Non riesce, però, ad andare fino in fondo alla sua
protesta, perché le mancano le argomentazioni e la consapevolezza.
Nel
vuoto di valori, in questa società che non ha un obbiettivo e non è
strutturata culturalmente, nessuno è vincitore. E quando Hadi decide di
mollare il suo ruolo di sindaco, il governo della piccola città implode,
mostrando il suo volto più rapace e lasciandoci in balia di un dubbio,
forse senza risposta: è meglio essere governati da un ricco che pensa ai
bisogni della gente chiedendo però in cambio una supina obbedienza,
oppure da una democrazia impoverita di denaro e contenuti, che può
operare solo attraverso l’imposizione di tasse e gabelle?
Blackswan, martedì 19/11/2019
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