WILL SAMSON, il nuovo album PARALANGUAGE esce il 06 dicembre su Wichita Recordings [PIAS].
Paralanguage
è il quinto album di Will Samson e il primo su Wichita Records. Il
suono del musicista di origini britanniche esplora la musica ambientale,
elettronica, sperimentale e acustica. L'album contiene contributi di
altri musicisti come il collaboratore di lunga data Beatrijs De Klerck
(violinista che ha suonato anche con A Winged Victory For The Sullen e
Christina Vantzou), Ben Lester che ha lavorato con S. Carey e Sufjan
Stevens e ha aggiunto la sua pedal steel a "Beyond The Dust", Jeremy
Boettcher (che si esibisce anche con S. Carey) al contrabbasso in "The
Human Mosaic", mentre il cantautore canadese Michael Feuerstack è la
voce di supportp in "The Smallest Sliver".
Will
Samson ricorda ancora i suoi primi – e unici – esperimenti con la
psilocibina. Per qualche tempo, dopo la morte di suo padre nel 2012, il
musicista britannico ha sofferto di lieve PTSD [disturbo da stress
post-traumatico], incapace di elaborare il dolore provocato dalla natura
improvvisa della scomparsa. Gli ci vollero diversi anni, tuttavia,
prima che si sentisse abbastanza sicuro di esplorare le possibilità che
si diceva offrisse questo popolare composto. Alla fine, lui e la sua
ragazza si ritirarono in campagna per un giorno.
Il quinto album di Samson, Paralanguage,
è stato per molti versi ispirato dalle sue esperienze successive e
tenta anche di emularle. Infatti la sua voce su due tracce ‘Ochre Alps’ e
‘Flowerbed’, su cui ha lavorato per diversi mesi, furono scritte e
registrate in due pomeriggi trascorsi a micro dosi.
Forse non sorprendentemente, Paralanguage
– il titolo scelto perché i temi centrali dell’album affrontano il modo
in cui “il nostro corpo, e non solo la nostra mente, conserva ricordi
ed emozioni” – è l’album più coeso di Samson fino ad oggi. C’è un tenero
filo che attraversa tutte le otto canzoni, da ‘Calescent’, eloquente
brano d’apertura, alla nostalgia sfocata di ‘Lacuna’, dalla dolce
serenità di ‘Beyond The Dust’ alla fragilità redentrice di ‘The Smallest
Sliver’.
Anche
la voce di Samson non ha mai suonato in modo così commovente, impegnato
e confidente, il suo bramoso falsetto toccante quanto il suo gentile
tenore – i paragoni con Sufjan Stevens e Patrick Watson non sono fuori
luogo – mentre gli arrangiamenti sono intricati ma mai ostentati, con
parti programmate in modo dettagliato inseparabili dal calore della
strumentazione analogica. “Forse,” osserva Samson, “è un riflesso del
sentirsi più centrati e radicati.”
Registrato in gran parte nel suo studio di Bruxelles, Paralanguage
è una testimonianza del suo desiderio di cercare la pace non solo su
disco ma nella vita. Un omaggio alla sua natura curiosa. In definitiva, è
anche un memoriale per il padre, la cui tragica scomparsa ha ora
inavvertitamente prodotto una fonte di consolazione magica per tutti
noi. Come Samson canta in ‘The Smallest Sliver’: “Sometimes my love
feels too big for my body/ So I have to let it go.”
Blackswan, mercoledì 13/11/2019
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