martedì 7 gennaio 2020

THE APARTMENTS - LOOKING FOR ANOTHER TOWN (Microcultures, 2015)



Sono passati diciotto lunghissimi anni prima che Peter Walsh decidesse di emergere dal ritiro quasi ascetico nel quale si era nascosto, diciotto anni per tornare finalmente a rivedere la luce, a respirare musica. 
Quattro dischi, nel corso degli anni ’90, avevano trasformato gli Apartments in una band di culto, amata soprattutto da quei cuori malinconici grati ai languori della penombra.
Come un Burt Bacharach dalle movenze notturne, Peter Walsh declinava un pop dalle trame dense, spesso arrangiate per archi e fiati, e dai testi amari e mai condiscendenti. Poi, quando, nel 1997, esce Apart, per Walsh tutto cambia, la vita si impone prepotentemente sulla musica e il mood malinconico delle canzoni viene spazzato via dall’urlo senza requie della tragedia: la malattia del figlio, il calvario, il lutto. Gli Apartments svaniscono, Walsh si richiude in se stesso, per cercare una cura alle proprie ferite interiori.
Ci vuole tempo perché l’arte riesca a metabolizzare il dolore della perdita, a lenire un destino che non dà scampo alla speranza. Ci sono voluti esattamente diciotto anni per riuscire a scrivere otto canzoni che chiudessero in conti con il passato. Otto canzoni che non sono plumbee e contrite come ci sarebbe potuto aspettare, ma che nemmeno celebrano con enfasi una rinascita.
No Song, No Spell, No Madrigal ha invece il passo di un uomo che torna a camminare sulle proprie gambe, ad attraversare quei boulevard parigini che erano i luoghi di una giovinezza ormai lontana. C’è grazia, e misura, e una nota sottostante di nostalgia, che nasce da un incanto perduto, da una passione non obliata, ma solo stemperata dall’età adulta. La tensione non è mai invasiva, nè viene imprigionata dallo struggimento. C’è semmai uno sguardo che si scioglie in un sorriso triste, quello sguardo affettuoso e consapevole con cui la maturità si guarda dietro le spalle, ricordando i giorni andati, con pacatezza.
Non ci sono lacrime in No Song, No Spell, No Madrigal, ma un’eleganza espressiva che rende sostanziale la perfezione della forma, con la consapevolezza che per raccontare il dolore, bisogna soprattutto saperlo scrivere con misura.
Looking For Another Town è la seconda traccia di una scaletta impeccabile, una pop song da camera in cui è evidente la consanguineità coi Blue Nile di Paul Buchanan. Una nuova città come meta del cambiamento interiore, raccontato dalla voce da crooner di Walsh, la melodia elegantissima e uno struggimento nostalgico sottotraccia, portato alla luce da alcune note di violoncello e avvolto di pathos da un suono di tromba in crescendo che surriscalda la seconda parte del brano. Ascoltata in una mattinata invernale, mentre con passo meditabondo si attraversa una gelida coltre di nebbia, Looking For Another Town produce un effetto “groppo in gola” definitivo.





Blackswan, martedì 07/01/2020

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