La
storia degli Ours, alternative rock band originaria del New Jersey, ha
inizio a metà anni ’90, ma si concretizza solo nel nuovo millennio,
quando, nel 2001, esce il disco d’esordio (Distorted Lullabies)
per la DreamWorks Records, suscitando immediatamente giudizi positivi
da parte della stampa specializzata e del pubblico, che apprezza
soprattutto il singolo Sometimes, spingendolo alto in classifica.
E’
il momento migliore di un gruppo, che si guadagna un ottimo seguito nel
circuito alternative americano, rimanendo pressoché sconosciuto fuori
dal territorio nazionale, Italia compresa. Ed è un vero peccato, perché
il rock impressionista degli Ours ha come matrice la musica di Jeff
Buckley, artista icona degli anni ’90, amato a ogni latitudine. Non è
solo questione di suono (tra le fonti d’ispirazione è evidente il
riferimento a quel decennio, chiamato in causa anche per alcune
assonanze coi Radiohead del primo periodo), perché ciò che davvero
permette l’accostamento fra la musica di Buckley e quella degli Ours è
la voce incredibile del loro leader dal nome buffo, Jimmy Gnecco. Una
voce pazzesca, la sua, dotata di un’estensione funambolica che,
soprattutto nelle parti di screaming, può essere tranquillamente
sovrapposta a quella di Jeff, senza che nessuno noti la differenza.
Gnecco, cantante, songwriter e polistrumentista, esordisce in solitaria nel 2010, con questo bellissimo e misconosciuto The Heart.
Un disco autoprodotto, interamente acustico, intimo e confessionale,
con cui il leader prende le distanze dalla casa madre, salvo poi, l’anno
successivo, ripensarci e suonare l’intera scaletta con una backing band
(pubblicando così The Heart X Edition).
The Heart
è un’opera attraversata da una pressante urgenza emotiva, come se
queste canzoni, trattenute a lungo nel cuore, più che nella testa,
cercassero con prepotenza uno sbocco. E’ evidente il desiderio di Gnecco
di mettersi a nudo (non è un caso la copertina e non è un caso il
titolo del disco), di svestire i panni della rockstar (gli Ours, certo,
ma anche una chiacchierata collaborazione con Brian May dei Queen) per
raccontare i tormenti della propria anima e indagare sui rapporti
interpersonali e sull’amore (per la cronaca, Gnecco ebbe una tormentata
relazione con Lana Del Rey, che ispirò Ultraviolence).
Quindici
canzoni (due in più nella deluxe edition), eseguite prevalentemente per
chitarra e voce (ma compaiono anche pianoforte e batteria), dagli
arrangiamenti scarni, che poggiano soprattutto sulla voce di Gnecco, il
cui timbro è capace di riempire tutti gli spazi, dando spessore e
stratificazione alle composizioni. Una voce, si diceva, incredibile, e
incredibilmente versatile, che spesso imbocca la strada del falsetto, e
in altre occasioni quella dello screaming, mantenendo però sempre
inalterata la tensione drammatica e la potente estensione, che ha spesso
aperto illustri paragoni con il citato Buckley e Chris Cornell.
Un
disco lungo (circa un’ora di durata), che però non mostra mai la corda,
ma è sempre sorretto da quell’urgenza espressiva, talvolta spinta fino
al limite del parossismo e del melodrammatico, di cui si diceva prima. A
metà strada fra i Radiohead acustici (quelli di True Love Waits,
per intenderci) e il romanticismo disperato di Jeff Buckley, il
songwriting di Gnecco lega a doppio filo il proprio cuore con quello
dell’ascoltatore, in una immedesimazione di palpiti che perdura ben
oltre l’ascolto. Canzoni dall’ossatura fragile ma dal pathos smisurato,
carezze malinconiche per anime inquiete, piccoli gioielli da conservare
gelosamente nello scrigno nascosto della propria cameretta, quando
arrivano le ombre della notte, e fuori piovono lacrime di tristezza e di
promesse infrante.
Rest Your Soul, Darling, I Heard You Singing, Bring You Home e It’s Only Love,
solo per citarne alcune, sono canzoni destinate a durare nel tempo, e a
vivere in quell’immaginario di suggestioni che solo la musica sa creare
e che le anime romantiche si tengono strette, vicino al cuore, per
amplificare l’eco dei propri struggimenti. D’altra parte, non è forse
una melodia malinconica la scorciatoia più rapida alla voluptas dolendi?
Blackswan, martedì 23/06/2020
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