”Il ministro della Salute Speranza ha detto che si parla troppo di calcio e poco di scuola? Io penso che qualche volta bisognerebbe pensare prima di parlare. Lo sport è un diritto, come la scuola e il lavoro, non è una cosa che ci viene data così”.
Le “argute” parole di mister Mancini, attuale
ct della Nazionale di calcio, si potrebbero commentare da se’ se non
fosse che meritano una doverosa precisazione. Intanto, perché al Mancio
evidentemente sfugge la differenza tra diritto e priorità. Il ministro
aveva osservato nei giorni scorsi, riferendosi alla serie A, quanto
siano urgenti la priorità del lavoro negli ospedali e l’attenzione alle
scuole, precisando che in questo momento un aumento di capienza negli
stadi per il pubblico non è una soluzione praticabile a fronte della
crescita esponenziale dei contagi. Ma il mister Mancini non ci sta e
indossati i panni dello scienziato di turno, sulla scia dei Briatore e
dei Bocelli, rintuzza con puntuali dati statistici: “Credo che la
situazione di oggi non sia quella di marzo e che forse l’Italia sia una
nazione senza troppi problemi rispetto alle altre realtà. Vedo troppi
pessimisti, la vita deve andare avanti. E anche il calcio:visto che è
all’aperto secondo me è possibile riaprire gli stadi a più persone”. Una
riflessione va fatta. Se i tifosi di calcio si trasformano in 60
milioni di commissari tecnici e di allenatori di calcio quando gioca la
Nazionale o la squadra del cuore, non significa che su un tema delicato
come la salute pubblica si debba assumere le sembianze di 60 milioni di
scienziati ad honorem. Di conseguenza, fatto salvo ogni diritto di
opinione, Mancini e il cucuzzaro di tuttologi dovrebbero rivolgere a se
stessi l’invito a pensare prima di parlare e aggiungo a lor signori un
promemoria:concentratevi su questioni strettamente legate al vostro
ambito e dispensateci da questo insopportabile tono da saputelli. Di
“Soloni” in Italia c’è ne sono già abbastanza.
Cleopatra, lunedì 12/10/2020
1 commento:
Dissento.
Le parole di Mancini sono discutibili nei toni ma non sono del tutto fuori luogo nel merito.
Ovviamente, di scuola si parla sempre troppo poco e di calcio sempre troppo, va da sè.
Ma che in uno stadio da 60.000 o addirittura 80.000 posti possano essere fatte entrare più di 1000 persone senza che nessuno rischi di infettarsi mi sembra altrettanto ovvio.
Così come mi sembra folle bloccare ancora una volta tutto lo sport amatoriale nonostante lo stesso Ministero della Salute abbia diffuzo il dato ufficiale secondo cui i contagi da attività ricreative incidono sul 4% del totale, e all'interno di quel 4% le attività specificamente sportive incidano ancor meno.
Era stato detto che la fase 2, o 3, o come la vogliamo chiamare, sarebbe stata basata sul principio di convivenza cauta con il virus.
Ecco, conviviamoci.
Così come si va a lavorare, salendo sui mezzi pubblici che possono essere occasione di contagio ma che ci portano ai nostri uffici, e magari lungo il tragitto ci si prende un caffè e si acquista un giornale, così si può anche andare a vedere una partita o a giocarne una senza doversi sentire fuori posto.
Massima attenzione e massima tutela per le fasce più deboli, ma un essere umano sano e di età non eccessivamente deve anche vivere, non può solo sopravvivere.
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