“Stiamo vivendo un mondo che non va per niente bene. I potenti padroni del pianeta hanno dichiarato guerra a se stessi, non importa cosa è accaduto, non basta, vogliono terrorizzare il mondo ancor di più, mari, Monti, regioni, stati...Il popolo ha paura, teme la fine di un mondo a loro perfetto così come l’hanno conosciuto, non vogliono tapparsi la bocca con mascherine da Pecos Bill...Forse è tempo che ritorni il Salvatore dei mondi, si’ Lui...il supremo, nostro Signore che si manifesti in qualsiasi forma atta a combattere la malasorte...” (Massimo Boldi)
L’intemerata social dal sapore messianico del
Cipollino Boldi può indurre perfino un senso di commiserazione. In un
momento di pandemenza dove persino Lele Mora (toh, chi si rivede)
assolda nella sua scuderia, con tanto di contratto di rappresentanza,
una sciura palermitana che ripete a nastro su Instagram “non ce n’è di
coviddi” aggiudicandosi followers e likes a pioggia, il Cipollino
nazionale con la sua invettiva dantesca quasi giganteggia. Lo dico con
sarcasmo, si intende.
Ma perché Boldi torna alla ribalta? Non certo
per i suoi film di derivazione avanguardista, ma nientemeno in veste di
testimonial per la Regione Lombardia. Dopo avere teorizzato complotti e
strizzato l’occhio al negazionismo (ora Cipollino si corregge
definendosi “scettico”), la regione motore d’Italia guidata dall’
“ottimo” Attilio Fontana si affida all’attore dei cinepanettoni per uno
spot sui fondi in favore delle categorie escluse dai ristori sociali al
monito di:” Ciao cipollini lombardi, resistiamo. Vi voglio bene”. Se mi
chiedessero di esprimere un desiderio, in questo momento chiederei di
vivere in un mondo normale. La normalità purtroppo pare sia diventata
un’isola che non c’è, la stessa che canta Edoardo Bennato: “e a
pensarci, che pazzia. È una favola, è solo fantasia. E chi è saggio,
chi è maturo lo sa. Non può esistere nella realtà”.
Cleopatra, lunedì 23/11/2020
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