martedì 8 marzo 2022

BETH HART - A TRIBUTE TO LED ZEPPELIN (Provogue, 2022)

 


Un disco di cover, ormai, non si nega a nessuno. Certo, il più delle volte si tratta di raccolte che contengono reinterpretazioni di brani tratti dal songbook di svariati musicisti. Più raro, un disco tributo a una sola band, operazione per la quale è necessario gran gusto, capacità di sintesi, di rilettura filologica e visione. Perché il rischio, diversamente, è quello di mancare il bersaglio e passare per folli, soprattutto se quella band, che vai a evocare, porta il nome di Led Zeppelin.

Con A Tribute To Led Zeppelin, Beth Hart e la band che l’accompagna, hanno deciso di intraprendere ciò che pochi artisti avrebbero osato fare. Sulla carta, la Hart, con la sua voce potente e il suo timbro graffiante, che resiste immarcescibile allo scorrere del tempo, sembra essere più vicina a un sostituto di Robert Plant di chiunque altro, ma catturare il peso artistico e la mistica degli Zep, plasmandoli al proprio stile interpretativo, richiede un alto livello di talento artistico e visione d’insieme profonda e avvolgente.

Hart ha già eseguito alcune delle nove tracce dell'album, anche se in contesti live. Non sorprende, allora, che apra la scaletta con "Whole Lotta Love", un brano a lei famigliare, per essere da tempo un classico dei suoi concerti, e che qui viene riletta come avrebbe fatto Plant se fosse stato una donna. Eppure, la Hart evita con cura l’effetto copia incolla, e ha il merito di mantenere integra la propria identità, attraverso il caratteristico gorgheggio e le vocalizzazioni improvvisate.

"Whole Lotta Love" dà il tono complessivo all'album, mostrando non solo l'atteggiamento della Hart (tutt’altro che remissivo di fronte ai mostri sacri), ma anche l'approccio filologico al materiale in scaletta. Con la guida del produttore e chitarrista Rob Cavallo, che ha anche prodotto il precedente lavoro, War In My Mind, il tandem opta per interpretazioni fedeli alla scrittura degli Zep. In tal senso, le tracce sono rock-centriche, non ci sono scarti fantasiosi o bizzarre riletture: ciò che conta, è semmai la voce della Hart e l’amalgama coi musicisti, concentrati e grintosi per far rivivere appieno l'abilità tecnica del quartetto originale.

In tal senso, tutti i protagonisti del tributo fanno bene la loro parte e l'ascoltatore si troverà a godere, grazie a interpretazioni che evitano tanto folli voli artistici quanto riproduzioni in copia carbone.

Al suono, potente e hard, è stata aggiunta più orchestrazione: gli archi spesso si armonizzano con i riff di chitarra e le incisive sezioni di fiati spostano leggermente l’accento su brani altrimenti arcinoti nel loro sviluppo. Così, senza nulla togliere all’inarrivabile potenza degli originali, anche pochi ritocchi stilistici, rendono queste cover meritevoli di attenzione, con vertici davvero notevoli in "Black Dog", "Good Times, Bad Times", nel medley "No Quarter/Babe I’m Gonna Leave You", e nella conclusiva "The Rain Song".

Impossibile parlare male di questo disco, e se anche le canzoni in scaletta le conosciamo a memoria, il lavoro fatto dalla Hart è di caratura davvero notevole. Ciò nonostante, come è inevitabile in progetti di questo tipo, sappiamo già che i puristi dei Led Zeppelin potrebbero esprimere indignazione o disprezzo, nonostante l’audacia della Hart nel misurarsi con un songbook, che la maggior parte degli artisti avrebbe troppa paura di affrontare, mentre ascoltatori meno passionali, potrebbero lamentarsi della scarsa fantasia con cui il materiale è stato reinterpretato (salvo, poi, lamentarsi di nuovo perché gli originali sono comunque superiori a qualsiasi rilettura). Un bel dilemma davvero. Tuttavia, a leggere questo tributo con obiettivo distacco, è indubbio che la Hart sia stata in grado di accostarsi alla leggenda, mantenendo intatto il trasporto emotivo del potente hard rock della premiata ditta, aggiungendo la firma distintiva di una voce unica. In tal senso, A Tribute To Led Zeppelin è un omaggio ispirato, appassionato e devoto a quella che è forse la più grande rock blues band del nostro tempo.

VOTO: 7

 


 

Blackswan, martedì 08/03/2022

4 commenti:

Ezzelino da Romano ha detto...

Hai capito, la Beth? Ottimo lavoro, fedele all'originale ma non appiattito.
E a me gi archi sopra le chitarre sono piaciuti.

Blackswan ha detto...

@Ezzelino: avevo dei dubbi, ma la ragazza ha colpito nel segno. Un bel disco davvero, anche per chi, come noi, ha l'intera discografia degli Zep.

Unknown ha detto...

Basta vederla una volta dal vivo per capire che questa donna é capace di tutto. Non vedevo l'ora che uscisse un disco come questo

Blackswan ha detto...

@Unknown: Attesa ripagata in pieno :)