Il loro esordio, Mind, aveva attirato l’attenzione sui norvegesi Vorbid, di cui si intravvedeva una classe infinita, seppur quel disco suonasse in qualche modo acerbo, soprattutto in fase di produzione. L’impressione, insomma, è che fossero una buona band di tecno thrash, capace di combinare riff pesanti a soluzioni progressive, ricordando molto da vicino maestri del genere, quali i Voivod. Di buon prospetto, ma troppo derivativi e non sempre lucidi.
Con questo nuovo A Swan By The Edge Of Mandala, i Vorbid sono saliti di livello in modo sorprendente, facendo un’evoluzione sonora e stilistica che li vede approdati su un altro pianeta, in termini di originalità ed efficacia compositiva. Una maturazione incredibile, grazie alla quale i norvegesi hanno costruito uno stile proprio, pur pagando debito, in termini di ispirazione, oltre che ai citati Voivod anche ai Porcupine Tree, agli Opeth, ai Mastond, e per la struttura di alcune canzoni, addirittura ai King Crimson, paragone questo, azzardato, ma non del tutto peregrino.
I riff di chitarra sono ancora radicati nel thrash con molte belle armonie, ma questa volta sono molto più all'avanguardia e imprevedibili, riuscendo a far convivere l’incredibile pulizia tecnica e una disturbante distorsione granulosa. I brani, infatti, abbinano un costante sferragliare elettrico a partiture complesse e momenti più melodici, anche in acustico, mentre la voce alterna screaming e cantato pulito, e la ritmica è spiazzante, accelera e rallenta, giocando spesso su tempi dispari.
È davvero difficile descrivere a parole quanto sia unico questo mix di influenze, e come sia impossibile etichettare A Swan By The Edge Of Mandala,
rischiando di non rendergli giustizia. Allora è decisamente meglio
dedicarsi all’ascolto per cercare di comprendere. Forse basterebbe una
canzone come "Ex Ante" per lasciare a bocca aperta ogni
appassionato, che si troverebbe di fronte a una complessa e fascinosa
epopea prog metal, spinta da un fantastico lavoro di chitarra solista.
Raramente, si sono ascoltate negli ultimi anni composizioni così avventurose,
che combinano in modo tanto originale il fascino del prog settantiano,
gli arrangiamenti del prog moderno e l'intensità del thrash metal.
Stilisticamente, l'album spazia tra canzoni dirette e dinamiche, che si poggiano su un’infinità di riff e su ritmiche imprevedibili ("By The Edge Of Mandala", "Union", "Derealization"), a fascinose digressioni prog, che si muovono, ondivaghe, tra momenti melodici e esplosioni d’intensità disarmante, con una chiarezza espositiva impressionante ("Paradigm", l'ottimo opener "Ecotone", e la già citata "Ex Ante").
Se le chitarre sono l’asse portante del disco, è però necessario sottolineare il lavoro del batterista Marcus Gullovsen, che riesce a gestire tutti gli estremi del drumming con naturale semplicità, picchiando all’occorrenza (in fin dei conti l’ossatura è thrash), ma inventandosi un turbinio di cambi tempo che lascia senza fiato.
Si potrebbe obiettare, ed è forse l’unica nota negativa di A Swan By The Edge Of Mandala, che tanta complessità stilistica tolga alle canzoni un po' di cuore, con il risultato che nel complesso il disco finisca per risultare un filo algido. Tuttavia, si tratta proprio del classico pelo nell’uovo, perché, in fin dei conti, questo è un album di livello altissimo e chiunque sia appassionato di rock progressivo e thrash metal, e di quei dischi che, come un tempo, godevano di ricche e lunghe parti strumentali, non dovrebbe lasciarselo scappare. Insieme al sophomore degli americani The Offering, a parere di chi scrive, il più plausibile candidato a disco metal dell’anno.
VOTO: 8,5
Blackswan, venerdì 09/12/2022
1 commento:
Questi li commento in ritardo ma li commento eccome: fantastici!
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