lunedì 10 febbraio 2025

David Gray - Dear Life (Laugh A Minute Records, 2025)

 


Non si può parlare di David Gray prescindendo da White Ladder, l’album che, nel 1998, dopo tre dischi anonimi, diede l’agognato successo internazionale (centomila copie vendute solo in Irlanda, prima posizione in Inghilterra, top 40 negli Stati Uniti) al songwriter britannico. Da quel momento in avanti la strada avrebbe dovuto essere tutta in discesa, eppure, pur mantenendo una solida fanbase, la stella di Gray si è fatta nel tempo molto meno luminosa, complici anche dischi non sempre ispiratissimi.

Alti e bassi, dunque, ma anche una coerenza artistica invidiabile, attraverso la quale il musicista inglese ha tenuto fede al proprio credo musicale, costruito su un tenue melange di folk e pop, spesso avvolto nella morbida coltre di un’elettronica minimale e gentile, cercando, tuttavia, disco dopo disco, di evitare il copia incolla del suo più grande successo, per arricchire la proposta di nuove sfumature.

Dear Life, tredicesimo album in studio, raccoglie tredici canzoni che declinano, più o meno, tutto ciò che Gray ha suonato nei suoi dischi precedenti, ad un livello d’ispirazione, in questo caso, altissimo.

Un disco che suona come una lunga conversazione, a notte fonda, davanti al camino, il tepore di un single malt come abbrivio per sciogliere la lingua e trovare le parole giuste, figlie di uno stato d’animo introspettivo che riflette sulla vita e su tutte le questioni complesse che riguardano la nostra esistenza, l’amore, la morte, la fede, l’illusione, la capacità di accettare il destino, la bellezza, la caducità. Ne deriva un’opera articolata, composta di momenti scarni e intimisti ed altri più briosi, di luce e di penombra, di speranza e di malinconia. Il tutto raccontato con il consueto stile, elegante, discreto, eppure così sincero e appassionato.

L'album ha richiesto molto tempo, David ha iniziato a scriverlo originariamente nel 2019 (l’anno di Gold In A Brass Age), ma a causa della pandemia del 2020 e poi del tour riprogrammato per il ventesimo anniversario di White Ladder, Dear Life è passato in secondo piano. Lo scorrere del tempo, però, e quella visione più chiara che deriva dalla lentezza, hanno fornito a Gray la giusta prospettiva, per rifinire il suono e scegliere fra ben trenta canzoni, le tredici che sarebbero confluite in scaletta. Il titolo del disco, poi, à stato preso in prestito da una raccolta di racconti di Alice Munro, vera fonte di ispirazione per cogliere l’essenza della vita, affrontata in quello che è probabilmente il disco più lirico di Gray, che accosta, in un flusso lungo un’ora e dieci minuti, intensità, fragilità, spazio per respirare, penombra per meditare, lo stupore di sentirsi vivi, il rimpianto per ciò che non è stato (in "Leave Talking", Gray canta “di aggrapparsi con tutto il cuore a ciò che non è mai stato mio").

Un disco doppio, e decisamente lungo, a cui manca una "Babylon", ma a cui non mancano le belle canzoni, alcune decisamente splendide, altre meno brillanti, ma perfettamente inserite in un contesto estremamente coeso, per quanto volubile come i diversi stati d’animo di Gray. Alcuni episodi sono tra le cose più intense mai scritte dal cantautore britannico, come ad esempio la fragile e toccante "That Day Must Surely Come", agrodolce riflessione sulla morte e sulla finitezza umana, un brano struggente che veicola, però, un pacato senso di accettazione, che rende meno salato il sapore delle lacrime.

A livelli altissimi sono anche "Sunlight On Water", riflessione malinconica sugli errori commessi ("come farò a rimettere a posto tutti i pezzi?") e l’apertura poetica, contemplativa e strutturata di "After The Harvest", struggente combinazione fra infiorescenze orchestrali, un fragile arpeggio acustico e il cantato sincero, spontaneo e intenso di Gray.

Dalle riflessioni sulle relazioni e le scelte che ne derivano raccontate in "The First Stone", in cui Gray s’immerge in una vaporosa elettronica, creando un’avvolgente dimensione amniotica, mentre si chiede perché "dovevi essere tu a lanciare la prima pietra", alla contemplazione della nostra fragile presenza nell’immensità dell'universo attraverso l’incedere ipnotico di "The Only Ones", David affronta ogni aspetto della vita, alternando argomenti più cupi e toccanti, a molti momenti luminosi grazie alle melodie cristalline e una produzione mirata, discreta, che si poggia su piccole, ma non irrilevanti sfumature.

Dear Life è un album di contrasti: vita e morte, speranza e disperazione, oscurità e luce. E quando il sole splende alto, Gray cesella il suono fresco e accattivante di "Plus & Minus", electro-pop cantato in duetto con Talia Rae, un brano leggiadro ed effervescente nella sua irresistibile progressione melodica.

Meditativo, sincero, traboccante di dolcezza e di malinconia, Dear Life è una lettera d'amore che il cinquantaseienne musicista indirizza alla vita, per raccontarne la complessità, per fare un bilancio delle relazioni che compongono gli intrecci dell’esperienza umana, per riflettere sul tempo che scorre, sulla perdita, sul nostro inesorabile destino. Tra le righe, tuttavia, è implicito anche un ringraziamento, per la bellezza, per le gioie, per i sentimenti che rendono l’esistenza un viaggio affascinante, unico. Non solo rimorsi e rimpianti, ma anche speranza e ottimismo, la felicità di svegliarsi al mattino e contemplare quel mistero, ricco di fascino e di imprevisti, che è l’esistenza.

Voto: 8

Genere: Pop, Folktronica

 


 

 

Blackswan, lunedì 10/02/2025

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