Belga di nascita, egiziano d’origine, Tamino-Amir Moharam Fouad, al secolo meglio conosciuto col nome di Tamino, si è costruito in poco tempo una solida reputazione, riuscendo a contemperare due attività parallele, quella più effimera di modello (Missoni, Fendi, Valentino) e quella di musicista, a seguito della quale ha pubblicato in otto anni tre EP e due album in studio. Every Dawn's A Mountain, terza prova sulla lunga distanza, ne conferma la statura di songwriter profondo e sensibile, lontano per qualità di scrittura dal mainstream e refrattario alle mode del momento, quelle che invece sposa con fascino e sensualità durante le sfilate.
La sua terza fatica è stata realizzata in luoghi diversi (principalmente nel suo appartamento di New York, ma anche in una chiesa di New Orleans, nello studio di Bruxelles e nelle stanze d'albergo sparse durante i tour), e ne consegue che le dieci tracce in scaletta, nella loro scarna brillantezza, racchiudano un suono e una visione che abbraccia culture e continenti, in una sottile prospettiva cosmopolita. Culmine di anni di studio musicale, di infiniti concerti ed esperienze vissute, Every Dawn's A Mountain rappresenta Tamino nella sua massima espressione. Un percorso in cui il musicista belga ha fatto suoi alcuni evidenti riferimenti musicali, dando però vita a un suono distintivo, che coniuga trame musicali esili e strutture talvolta scheletriche a una forza espressiva che ha pochi eguali.
E’
questo il maggior punto di forza di un disco intimo ed evocativo,
eppure incredibilmente potente: la bravura di Tamino di toccare il cuore
dell’ascoltatore senza bisogno di artifici, e di adattare la sua voce
profonda e versatile all’incredibile minimalismo e all'understatement della
mise en place. Dieci canzoni, dicevamo, costruite con pochi strumenti
(prevalentemente la chitarra e l’oud arabo), in cui la voce calda e
avvolgente di Tamino resta in bilico con sofisticata dolcezza fra
Oriente e Occidente, creando atmosfere dal sapore quasi cinematografico.
La scaletta si apre con l’ossuta "My Heroine", un brano che nella sua solenne semplicità evoca certe trame austere ascoltate da Mark Kozelek, e il cui minimalismo torna sgranato nel sussurro profondo di "Willow". Intorno a questi due brani tanto intensi quanto asciutti, ruota l’ispirazione di un musicista maturo e consapevole, che dipana trame eteree pronte a gonfiarsi di emotività nel crescendo di una voce che spinge le tre ottave di estensione verso il fascino misterioso di un cielo mediorientale ("Babylon") o che richiama gli struggimenti malinconici cari a Jeff Buckley in duetto con Mitski, in cui il limpido contrasto tonale trafigge il cuore attraverso versi brucianti come: "Soffri per la tua lotta, Soffri per la tua lotta, Per mantenere vivo il passato. Ti delude ancora?" ("Sanctuary").
Le
emozioni s’intrecciano per tutta la durata di un disco (quarantasei
minuti) che è tutto tranne che immediato, ma a cui ripetuti ascolti
donano nuove sfumature, inaspettate suggestioni. La title track, ad
esempio, che campiona le armonie di un coro belga alle prese con
un'antica polifonia fiamminga, per poi stabilizzarsi su una chitarra
delicatamente pizzicata, racchiude gli elementi centrali dell'album
(testi introspettivi di dolore e rimpianto, un mix di influenze europee e
mediorientali, una produzione stratificata e vocalizzi spontanei), la
tensione melodrammatica trattenuta di "Elegy" evoca i migliori e più
struggenti Radiohead, mentre i quasi sette minuti di Dissolve
(un immaginario punto d’incontro tra Jeff e Tim Buckley) vedono Tamino
usare la sua voce come strumento per aggiungere spessore emotivo a
osservazioni già di per sé devastanti: "Un bambino alienato, Che raccoglie margherite ai bordi della strada, Re di un paese straniero, Che mendica briciole in città".
La canzone è un commento velato di un mondo nel caos, un mondo senza
scopo, che dissolve così i confini tra un'alba e l'altra, quelle albe
che, come suggerisce il titolo, sono montagne (da scalare). Giorno dopo
giorno.
L'album si chiude con "Amsterdam", una lettera d'amore inviata alla città in cui Tamino ha vissuto a lungo e che ricorda la sua formazione musicale presso il locale Conservatorio Reale. Il brano onora, scava e purifica il passato di Tamino, mettendo in luce nuovamente il messaggio di fondo che caratterizza un filotto di canzoni che suonano tanto come un addio a ciò che è stato in passato quanto come un’invocazione ottimista per il futuro.
Every Dawn's A Mountain è disco che richiede qualcosa in più di un ascolto ordinario: bisogna abbandonarsi alle suggestioni che evocano il deserto, la solitudine e il cielo stellato, diventando parte del tutto. Solo così si potrà assaporare pienamente la cifra stilistica di un album dal lirismo magnetico e amaramente malinconico.
Voto: 9
Genere: Songwriter
Blackswan, lunedì 28/04/2025
1 commento:
inascoltabile
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