Ci sono canzoni così belle che sembra impossibile farne una cover senza danneggiarle. E' quello che deve avere pensato Trent Reznor, geniale e bizzarro leader dei Nine Inch Nail, quando prestò la sua " Hurt " a Johnny Cash, che aveva intenzione di reinterpretarla nel suo progetto American Recording ( la trovate nel volume IV, " The Man Comes Around " ).Evidentemente Reznor, consapevole del fatto che nessuno sarebbe mai riuscito a dare nuova anima ad un brano così intimo e malinconico, non temeva il confronto con il vecchio folk singer ormai sul viale del tramonto. Incredibile ma vero, Cash invece trasformò " Hurt " in quella che, secondo un referendum tenuto dalla BBC, è considerata la più grande cover di tutti i tempi. Cash, che definì "Hurt " la miglior canzone mai scritta contro le droghe, oltre a vestire il brano di un abito acustico, cambiò una parola del testo al fine di renderlo meno prosaico e più mistico : invece di dire "I wear this crown of shit " ( " Indosso questa corona di merda " ), cantò " I wear this crown of thorns " ( " Indosso questa corona di spine " ) con ovvio riferimento alla crocefissione di Gesù Cristo.La canzone e lo splendido video che l'accompagna ( fu girato in un solo giorno e vinse l'Mtv Video Music Award ), sono considerati anche il testamento spirituale e l'epitafio di Johnny Cash, che morì l'anno succcessivo, nel 2003, poco dopo la sua amata June.
venerdì 4 novembre 2011
giovedì 3 novembre 2011
THE VOICE - LA FINALE
Si è conclusa anche la seconda parte del sondaggio relativo alla scelta del front-man ( woman ) della nostra fantasuperrockband ( al momento composta da Jimmy Page alla chitarra, Tony Levin al basso, Ray Manzarek alle tastiere e John Bonham e Keith Moon dietro i tamburi ).Nella categoria donne, si è verificato un interessante testa a testa, conclusosi con tre ex-aequo, che ha visto tra le preferite del blog la sacerdotessa Patti Smith, l'indimenticata Amy Winehouse e l'outsider, Dolores O'Riordan, piccola ma sanguigna leader dei Cranberries ( tutte e tre con 4 preferenze a testa ).Non resta quindi che il ballottaggio finale che vede in gara, oltre alle tre cantantesse citate, i tre vincitori della prima manche, e cioè Robert Plant, Freddie Mercury e Peter Gabriel, ai quali andrà ad aggiungersi, grazie ad una wild card dell'ultimo momento ( resasi necessaria a seguito delle ripetute minacce del buon Lozirion :) ), anche l'immensa Janis Joplin, omessa dal sondaggio per mia colpevole disattenzione.Come di consueto, troverete la sezione per votare sulla destra del blog, circa a metà pagina.Rammento, a chi si fosse messo in ascolto solo oggi, che si tratta di un innocente passatempo, che chiunque può votare con un semplice click del mouse, e che c'è la possibilità di scelta multipla.Ringrazio tutti quelli che hanno partecipato e parteciperanno.
Rock On, Killers !
Blackswan, giovedì 03/11/2011
BLACK JOE LEWIS & THE HONEYBEARS - SCANDALOUS
A prescindere dai grandi classici di genere, se dovessi consigliare un disco di black music talmente bello da poter essere annoverato a sua volta come classico ( questione al massimo di un lustro ), senza dubbio sponsorizzerei il secondo lavoro del texano Black Joe Lewis e dei suoi Honeybears.Eppure, in questo caso, anche il termine generico black music, utile ad inquadrare il disco, suona assolutamente riduttivo.Le undici canzoni di "Scandalous", infatti, imperversano, è proprio il caso di dirlo, in tutti i territori della musica nera, strappazzando funk, blues, r'n'b e soul, con un'attitudine, fisicamente palpabile in ogni traccia, per sonorità molto sporche di derivazione garage ( verrebbero in mente alla lontana in Bellrays, se la musica di Black Joe Lewis non si muovesse su un livello compositivo di gran lunga più eclettico ). Ne viene fuori un lavoro ad altissimo contenuto energetico, nel quale la ricerca del groove è tutto, la sezione fiati ( due sax e una tromba ) dardeggia, i bassi pompano e le chitarre aspergono il sacro seme del funk che fu dei Funkadelic di George Clinton.Mettete nel lettore il cd e provate a stare immobili per trenta secondi. Impresa impossibile. Il culo sculetta e le gambe sgambettano. Appena parte la torrida " Livin' In The Jungle ", vedrete discendere dal cielo, deus ex machina, quella buon'anima di James Brown, adrenalinico come sempre, nonostante l'aureola e un paio di ali."Booty City" è un r'n'b tirato e caciarone che vi obbligherà alla heavy rotation compulsiva, " Since i Met You Baby ", invece, è un ballatone strappamutande per torbidi fine serata, mentre " I'm Gonna Leave You " gioca col blues super cadenzato marchiato Rolling Stones. La gemma, però, è la straordinaria "Messin ", blues old style e scarno all'inverosimile, che vi riporterà indietro ai primi decenni del '900, per fare due passi a fianco di Robert Johnson sulla sponda del Mississippi o attraverso i campi di tabacco della Virginia. Di dischi belli quest'anno ne sono usciti molti, ma "Scandalous ", a prescindere da classifiche finali per le quali occorrerà attendere ancora un mese abbondante, detiene al momento la palma del più divertente.Perderselo, sarebbe un vero peccato.
VOTO : 8
Blackswan, giovedì 03/11/2011
mercoledì 2 novembre 2011
THE CLASH - LONDON CALLING
Ho una foto in corridoio, proprio davanti al mio studio. E' la foto di Joe Strummer, leader dei Clash, cantore di un'epoca, idolo di una generazione. Joe mi guarda insistentemente, con quegli occhi carichi di rabbia e di consapevolezza, ma nel contempo dolcissimi.Ogni tanto ricambio lo sguardo, cerco ispirazione. Non credo di essere in grado di dire una parola su “London Calling”, perchè anche se è stato uno dei dischi più importanti della mia vita, lo sento un lavoro così decisivo e seminale, da ritenere ancora oggi di non averlo compreso in tutte le sue sfumature, di non avere sufficienti nozioni per inquadrarlo chiaramente. E poi, è un disco che vivo visceralmente, e allora raccontarlo sarebbe un pò come se, al top dell'innamoramento, cercassi di parlare obiettivamente della persona amata : finirei per ridurmi a scrivere una sequenza di sesquipedali banalità.Nonostante ciò, continuo a muovere le dita sulla tastiera cercando le parole, o quanto meno l'abbrivio di un'idea che possa trasmettere nel monitor del pc la mia passione per i Clash, la stima smisurata per Strummer, l'amore incondizionato per ” London Calling “. No, non ho idee. Ho gli occhi di Joe puntati addosso, le note di " Hateful "nelle orecchie, la copertina del cd in bella mostra accanto a me, ma non uno straccio di idea.Non mi resta che procedere per banalità, dunque. Iniziando, magari, dalla copertina più famosa della storia della musica.Lo scatto memorabile che immortala Paul Simonon che sfascia il basso ( l'unico nella sua vita, ha giurato in un intervista ), dopo un concerto pessimo.Un istante di rabbia, un gesto di una furia brutale e incontrollata. Simonon non è Hendrix che brucia la chitarra in un rito sciamanico di catarsi e idolatria verso lo strumento che sta rivoluzionando la musica.Simonon è solo un bassista punk, che reagisce così alle intemperanze del pubblico e all’inutilità di un live act che non lascerà traccia.Un'immagine, questa, che più delle spille da balia, dei capelli alla mohicana e degli anfibi, è in grado di parlare di una generazione e del movimento che questa generazione ha rappresentato. E c'è di più. La copertina di " London Calling " ricalca pedissequamente il lettering di quella del primo disco di Elvis Presley. Dicotomia lacerante, tra sberleffo e continuità della tradizione, come a dire :”Il rock'n'roll è morto, viva il punk! “. Certo, ma anche:ora ci siamo noi, la musica non morirà mai, ha di nuovo i suoi paladini, i suoi miti, idoli di una nuova epoca, ma altrettanto leggendari. Mai una copertina è riuscita a parlare così chiaramente del contenuto del disco che racchiude.E' il 1979, siamo all'apice dell'epopea punk. Mentre gran parte del movimento è ancora alle prese con la pars destruens ( azzerare il prog-rock, i virtuosismi seventies, gli orpelli classici e la magnieloquenza, e gettare napalm sulla conformista società inglese, tutta the, tories e regina ), i Clash volano già oltre, costruiscono un genere, un suono, un'ipotesi ( realizzata ) di musica, che ancora oggi fa parte del bagaglio culturale di tantissime rock band del momento. Distruggere, radere al suolo, sovvertire, è la base. Ma la tradizione non va rinnegata in toto.Va ripresa, plasmata, adattata alle nuove esigenze musicali.Si crea un suono che parte dal punk, riprende Elvis, e tutto rimastica in una centrifuga visionaria che attinge al reggae, al folk, al funky, al jazz, al pop, alla dance, e anticipa addirittura il movimento hip-hop che esploderà di lì a breve.L'approcio di Strummer per forma e contenuti è rivoluzionario, no-global, internazionalista, utopico, davvero si pone al di là di ogni frontiera, anche temporale. Ma ci pensate quanta gente ha ereditato da “London Calling” e dai Clash dal 1979 ad oggi ? In ordine sparso: Manu Chao, Billy Bragg, Rancid, Gaslight Anthem, Hard Fi, The Pogues, Rocket from the Crypt,The Night Marchers,The Bedouin Sounndclash, Mano Negra, Asian Dub Foundation, Redskins, gli italiani The Gang...e potrei continuare a riempire la pagina. In “London Calling “ ogni canzone è un punto esclamativo, un’ affermazione stentorea che il centro del mondo musicale è qui, tra le note di canzoni che si succedono, levigate dalla produzione pulita ed asciutta di Guy Stevens, in una costruzione di suoni che segnerà per sempre il futuro. La title track, che è punk per attitudine, che è punk per rabbia, che è punk nell'ululato beluino di Strummer, ma che reiventa le cooordinate di un hard-rock che infiamma, brucia, scortica.Così semplicemente perfetta, con il basso che entra perentorio, che si sviluppa ondivago ed altalenante, ed accompagna uno di quei riff di chitarra che ti si piantano al centro del cervello per non lasciarti mai più. La cover di " Bran New Cadillac ", rockabilly sverginato da un sardonico ghigno punk, gli anni ‘50 tritati in un suono futuribile a metà fra Batman e quello che sarà il divertissement adrenalinico degli Stray Cats. La filastrocca ubriaca di " Jimmy Jazz ", capace di sfiorare atmosfere da cotton club, fumoso e grondante perversioni notturne. Il folk marcio di "Hateful", il pop-rock sguaiato di "Rudie Can't Fail " e di " Lost In The Supermarket ", la militanza senza compromessi di " Spanish Bombs ", l'assalto usque ad finem della punkissima " Clampdown ", la violenza urbana e barricadera di "Guns Of Brixton ", il mal d'amore in acido di "Train In Vain ", l'iconoclastia di "Koka Kola".Tutto il disco è pervaso da febbre creativa, da innovativi colpi di genio, da folgoranti illuminazioni che oltrepassano il monologo ormai noioso e ripetitivo di un punk senza consapevolezza. Joe continua a guardami dal corridoio, quasi incredulo per quanto ho scritto, per tutte le cose che ho pensato di aver trovato fra le note di "London Calling ". Lui, che si diede il nome di Strummer, strimpellatore, forse avrebbe detto molto più semplicemente: "Abbiamo fatto un buon disco, tutto qui ". C'è da crederci. Ho un amico che lo ha conosciuto. Anzi di più. Ci ha passato insieme un'intera notte ad Ibiza , l'estate prima che Strummer morisse.Ogni tanto gli chiedo di rifarmi vedere le foto di quell'incontro .Per lui sono solo la testimonianza di una serata un pò diversa dalle altre, per me la materializzazione di una leggenda, la prova che un dogma può essere dimostrato.Mi racconta sempre di un uomo simpatico, semplice, alla mano, capace di scherzare con un giovane italiano conosciuto poche ore prima come se si trattasse di un amico di lunga data. A fine racconto, ogni volta, ho le mani sudate e il groppo alla gola. E provo verso questo mio amico un’invidia che non proverei mai per niente al mondo.
PS : questo post è figlio di una promessa estemporanea fatta su questa pagina a Marco ( Blog Alice 77 ), con cui condivido l'amore per Strummer. Punks Not Dead !
Per ulteriori approfondimenti sul disco, con particolare rigurado alla copertina, vi suggerisco il bel post di Marco.Questo il Link :
http://blogalice77.blogspot.com/2009/11/la-copertina.html
PS : questo post è figlio di una promessa estemporanea fatta su questa pagina a Marco ( Blog Alice 77 ), con cui condivido l'amore per Strummer. Punks Not Dead !
Per ulteriori approfondimenti sul disco, con particolare rigurado alla copertina, vi suggerisco il bel post di Marco.Questo il Link :
http://blogalice77.blogspot.com/2009/11/la-copertina.html
Blackswan, mercoledì 02/11/2011
martedì 1 novembre 2011
I TERRORISTI E L’ALTERNATIVA
Le nuove avventure del governo si tingono ora di colori surreali.Prima mandano il nano a Bruxelles a promettere licenziamenti facili e pensioni ad esequiam, poi sguinzagliano il San Bernardo Sacconi sul territorio nazionale a prefigurare uno scenario apocalittico di attacchi terroristici. Nuove BR, nuclei clandestini e attentati ( “ Ovviamente il rischio non lo corro io, ma i miei collaboratori “ precisa il ministro del Lavoro, passandosi scaramanticamente la mano sugli zebedei ). Appare immediatamente chiaro che lo scopo di Sacconi sia solo quello di ingenerare confusione nella gente, lanciando un messaggio del tipo :“Amici, noi lavoriamo per il bene del paese, mentre loro sono solo pericolosi bolscevichi “. Insomma, una plateale panzana per distogliere l’attenzione dalla sostanza del provvedimento e dall’ennesimo tracollo dei mercati italiani. A meno che lo sproloquio del ministro non avesse di mira Umberto “rutto libero” Bossi, che alla sagra della zucca di Pecorara ( le prossime esternazioni sono previste al festival del cotechino di Nonantola ) se la prende coi giornalisti presenti, ululando ( si fa per dire ), “Prima o poi vi spacchiamo la faccia ! “ ( nello specifico si configura il reato di minaccia grave perseguibile anche d’ufficio ai sensi dell’art 612 c.p. ).Più plausibile, a mio avviso, che le dichiarazioni di Sacconi fossero un monito vibrante nei confronti del pm Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo, reo non solo di aver esercitato il proprio diritto di espressione, ma di averlo fatto dicendo a chiare lettere : “ Sono un Partigiano della Costituzione ! “.Insomma,un atto di terrorismo davvero esecrabile, visto che il magistrato in una sola frase ha utilizzato due parole gravemente eversive come “Partigiano” e “Costituzione”.Parole, peraltro, pronunciate da uno che ha speso tutta la vita a combattere la mafia e gli intrecci tra politica e crimine organizzato. Insomma, un vero manigoldo e anche un pò lestofante.Fortunatamente, in un quadro di grande tensione e di confusione istituzionale, ci pensa la sinistra a rassicurare gli italiani che una valida alternativa è possibile.Un’alternativa con un nome e un cognone: Matteo Renzi, il sindaco che la destra ci invidia, la versione light e a lunga scadenza di Berlusconi, l’uomo che raccoglierà l’eredità di Brunetta in materia di tornelli, il nuovo Topo Gigio Veltroni, ma poco Topo e molto Gigio.Il futuro della sinistra, insomma, è in una botte di ferro.Speriamo solo che non faccia la fine di Attilio Regolo.
Blackswan, martedì 01/11/2011
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