Chi conserva gelosamente nella propria discografia Around The Fur e White Pony, per citare due capolavori senza tempo, non avrà atteso un solo giorno per accaparrarsi il nuovo album degli amati Deftones, una delle band più longeve del panorama alternative metal, capace, disco dopo disco, di conquistare anche le nuove generazioni di appassionati, quelle che a fine anni ’90 erano ancora nel grembo di mamma.
Cinque anni sono passati da Ohms, ed ecco finalmente l’ultima fatica di Chino Moreno e soci, intitolata Private Music. Strano titolo. Anche perché c’è una curiosa contraddizione insita nel lancio del disco. Private Music non è stato anticipato da voci di corridoio, indiscrezioni fatte circolare a bassa voce tra i fan più accaniti, o tramite una fuga di notizie avvenuta a tarda notte. Al contrario, l’annuncio di un nuovo album è stato diffuso in pompa magna, con rullo di tamburi, con un’eco sempre più roboante. Niente di privato, dunque: è stata, semmai, un'intimità trasmessa con fuochi d'artificio pronti per le arene. Questo è il paradosso dei Deftones nel 2025. Dopo quasi trent’anni di carriera, possono ancora svelare qualcosa che sembra allo stesso tempo intimo e sismico, senza incorrere in sberleffi per la contraddizione di fondo.
Il solo annuncio ha creato un'ondata di entusiasmo tra vecchi e nuovi fan, che si sono risvegliati dal torpore: ecco, la band fascinosa e artistica del nu metal è tornata! E Private Music è la dimostrazione che una band con il curriculum dei Deftones ha ancora nuove tempeste da evocare e nuovi paesaggi sonori da contaminare. Musica da trent’anni in continuo movimento.
In perfetto stile Deftones, My Mind Is a Mountain apre il disco sfondando la porta dell’ascolto a calci: il drumming di Abe Cunningham è tutto riempimenti cadenzati e slancio contorto, la chitarra di Stephen Carpenter è lussureggiante, soffocante, vivida, e il frontman Chino Moreno (cinquantatre anni portati con la naturalezza selvaggia di un giovane rocker), canta, metà angelo vendicatore e metà fantasma, canalizzando tensione palpitante. E’ un classico, è pesante, è Deftones, è catartico, è flusso sanguuigno che riprende a circolare impazzito.
In Locked Club, Carpenter si lancia con riff staccati e serrati, mentre Moreno oscilla tra il sermone e la seduta spiritica. Il ritornello offre un invito: "Unisciti alla nostra parata o sarai escluso", suonando esattamente come una chiamata alle armi. Presenti!
Nick Raskulinecz, tornato alla sedia del produttore, rifinisce un suono in bilico fra la deflagrazione elettrica e la melodia più avvincente. La foschia dei synth si riversa su riff hardcore, mentre momenti di inaspettata complessità compositiva si affiancano a melodie così delicate che ti chiedi come sopravvivano in mezzo a tutta quella distorsione.
La band non ha bisogno di reinventare la ruota. Hanno attraversato generazioni, generi, passando per nu-metal, shoegaze, doom e post-hardcore. Il risultato? Qualcosa che è semplicemente Deftones. I quali sembrano aver decifrato il codice della longevità. Il motivo è che non sono mai appartenuti completamente al nu-metal, perché i loro dischi erano troppo nebulosi, troppo romantici e troppo volutamente strani per essere classificati tout court. Attuali come lo erano nel 1995.
Il viaggio nella “musica privata” non riguarda solo la nostalgia o la dimostrazione di una tenacia artistica che sa di eternità. È semmai un viaggio viscerale in una genetica musicale che non teme confronti. Nonostante le sfumature di sperimentazione sonora, il disco si presenta in definitiva come una solida riproposizione delle intenzioni di un colosso artistico, si muove come ci si aspetta, è un promemoria di quanto sia sempre stato singolare il sound della band, e la manifestazione, hic et nunc, di quanto quel suono sia ancora in grado di stupire.
Così, quando il disco giunge al termine, è chiaro che non si tratta di rivendicare rilevanza o di rivendicare un ritorno. Si tratta di permanenza. Queste canzoni (dovrebbero essere citate tutte, dalla prima all’ultima) saranno un sicuro successo nelle arene; eppure, la vera magia risiede nel bagliore del momento. Sono perfette per sessioni in cuffia a tarda notte, viaggi in auto solitari e momenti rubati al logorio della vita. Questa è l'ironia di Private Music: è uno degli eventi rock più attesi dell'anno, eppure la sua vera potenza sta nel rito, antico e solitario, dell’ascolto: la musica penetra nel midollo e si rifiuta di andarsene. E schiacci nuovamente play.
Voto: 8
Genere: Alternative, Metal
Blackswan, mercoledì 10/09/2025
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