La risposta americana alla britannica Band Aid e a "Do They Know It’s Christmas" (1984): "We Are The World" degli USA For Africa fu pubblicata l’anno successivo come iniziativa benefica per le vittime della carestia in Etiopia, raccogliendo oltre cento milioni di dollari devoluti tutti alle popolazioni afflitte dal disastro climatico.
A scriverla furono Michael Jackson e Lionel Richie, mentre Quincy Jones la produsse. Questo talentuoso trio era perfetto per il lavoro: Quincy Jones era il produttore più in voga del momento, Richie aveva scritto canzoni che erano arrivate al primo posto della Hot 100 in ciascuno dei sette anni precedenti, mentre Michael Jackson aveva pubblicato l'album di maggior successo del 1984 con Thriller (prodotto da Jones) ed era la star più in voga del momento.
Il progetto USA For Africa (United Support of Artists for Africa), tuttavia, nacque da un'idea del cantante calypso Harry Belafonte, che aveva l’intenzione di organizzare un concerto di beneficenza coinvolgendo solo musicisti neri. Alla fine di dicembre del 1984, alla ricerca di artisti da arruolare, Belafonte chiamò Ken Kragen, che gestiva un impressionante gruppo di talenti, tra cui Lionel Richie. Kragen convinse Belafonte che avrebbero potuto raccogliere più fondi e avere un impatto maggiore con una canzone originale invece che con un singolo concerto. Belafonte accettò e Richie si unì immediatamente ai due per dare una mano. Kragen, allora, chiese a Quincy Jones di produrre il brano, e Jones arruolò Michael Jackson. Richie coinvolse anche Stevie Wonder, una scelta che fu l’abbrivio decisivo per rendere partecipi molti membri dell'industria musicale, che accettarono di collaborare.
Il progetto, dall'ideazione alla registrazione, durò circa un mese e, come accennato, fu modellato sui Band Aid, il gruppo britannico formato da Bob Geldof l'anno prima per registrare "Do They Know It's Christmas?". I Band Aid, che includevano Bono, Phil Collins, David Bowie, Paul McCartney e Sting, furono d’ispirazione, dimostrando come un gruppo eterogeneo di artisti famosi potesse riunirsi in un giorno per registrare una canzone ed avere un incredibile successo.
Il singolo fu registrato agli A&M Studios di Los Angeles il 28 gennaio 1985, la sera degli American Music Awards, che si tennero al vicino Shrine Auditorium. Dato che gli artisti erano tutti in città per la premiazione, fu molto più facile riunirli per registrare il singolo.
Le star che cantarono da solisti furono, nell'ordine, Lionel Richie, Stevie Wonder, Paul Simon, Kenny Rogers, James Ingram, Billy Joel, Tina Turner, Michael Jackson, Diana Ross, Dionne Warwick, Willie Nelson, Al Jarreau, Bruce Springsteen, Kenny Loggins, Steve Perry, Daryl Hall, Michael Jackson (di nuovo), Huey Lewis, Cyndi Lauper e Kim Carnes. Anche Bob Dylan e Ray Charles parteciparono al brano e vennero ripresi in primo piano nel video. Harry Belafonte, che aveva avuto l'idea originale del progetto, cantò nel ritornello ma non ottenne un assolo, unendosi, invece, a Bette Midler, Smokey Robinson, The Pointer Sisters, LaToya Jackson, Bob Geldof (unico non americano a partecipare al progetto), Sheila E. e Waylon Jennings come corista.
A Prince fu chiesto di unirsi al progetto e Quincy Jones si aspettava la sua presenza, ma il genio di Minneapolis non si presentò, non perché non fosse d’accordo con gli intenti benefici ella canzone, ma in quanto restio a collaborare con altri artisti. A ogni modo, diede il suo contributo, donando un brano esclusivo intitolato "4 The Tears In Your Eyes" che venne inserito nel successivo 33 giri, anch'esso intitolato "We Are The World" e pubblicato il mese successivo.
Il singolo da 7 pollici (la versione radiofonica) dura 6 minuti e 22 secondi, ma fu pubblicato anche un singolo da 12 pollici di 7 minuti e 19 secondi. Michael Jackson e Lionel Richie dovettero rendere la canzone così lunga per poter ospitare il maggior numero possibile di cantanti: si trattava di trovare un equilibrio tra l'inserimento di più assoli di star e il mantenimento di una durata sufficiente per la trasmissione radiofonica.
Quincy Jones, oltre a produrre, era anche il responsabile della gestione di tutte le star coinvolte, alcune, come immaginabile, con un ego smisurato. Eppure, andò tutto liscio, nonostante alcuni artisti molto famosi non riuscirono a cantare nemmeno una strofa. Prima dell'inizio della sessione, Jones decise dove tutti si sarebbero piazzati. Mise del nastro adesivo sul pavimento con il nome di ogni cantante. C'era una politica di "niente ego", ma Jones elargì alcune cortesie, come, ad esempio, mettere Diana Ross in prima fila.
La canzone ha solo due strofe e segue una struttura base: strofa-ritornello-strofa-ritornello-bridge-ritornello. Ci sono sette cantanti nella prima strofa, ma solo tre nella seconda; la maggior parte degli assoli avviene durante le linee del ritornello.
Il brano vinse il Grammy Award come miglior canzone dell'anno, e superò le aspettative in termini di vendite. Pubblicato il 7 marzo 1985, inizialmente furono date alle stampe 800.000 copie, che andarono esaurite nel primo fine settimana. Grazie all'ampia gamma di star, le stazioni radio misero il brano in heavy rotation e MTV diede ampio spazio al video. Il singolo raggiunse, così, il primo posto negli Stati Uniti il 13 aprile, dove rimase per quattro settimane. Nel Regno Unito, raggiunse la vetta il 20 aprile e vi rimase per due settimane.
La sessione di registrazione per le parti vocali (Quincy Jones aveva registrato in precedenza le tracce strumentali) durò circa 12 ore, il che è quasi un miracolo, considerando la portata del progetto e un po’ di tensione che serpeggiò in studio. Molti artisti, infatti, ritenevano la canzone artisticamente modesta, tanto che, per fare un esempio, Cyndi Lauper, la definì, in uno scambio di vedute con Billy Joel, “uno spot per la Pepsi”. La cantante non smise di polemizzare e, anzi, continuò a creare disturbo durante la registrazione facendo tintinnare i suoi braccialetti vicino al microfono, facendo perdere la pazienza a un solitamente compassato Quincy Jones, che le disse, senza mezzi termini, che era libera di andarsene dallo studio.
Fu Bruce Springsteen a fare da collante alla serata e a convincere tutti della bontà del progetto, dando prova di spirito altruistico. Il Boss, infatti, concluse la tappa nordamericana del suo tour Born In The U.S.A. la sera prima a Syracuse, New York, e volò a Los Angeles il giorno dopo, recandosi in studio di registrazione in auto, saltando gli American Music Awards. Secondo Ken Kragen, Springsteen contribuì a placare le tensioni in studio, poiché i rocker non erano soddisfatti del brano e temevano per la propria credibilità. Springsteen diede l'esempio con la sua partecipazione incondizionata, convincendo tutti che lo scopo meritorio dell’operazione fosse più importante del valore artistico della canzone.
Ci è voluto un po' di tempo prima che le royalties di "We Are The World" arrivassero a destinazione, il che ha dato a Kragen e al suo staff il tempo di pianificare come usufruirne. Si concentrarono così sulla fornitura di cibo e di beni di prima necessità a quelle organizzazioni che avevano dimostrato impegno per la causa e la capacità di saper utilizzare le donazioni in modo efficace. E poco importa se la canzone fu bistrattata dalla critica specializzata: le vendite del singolo e dell’album salvarono la vita a migliaia di bambini affamati.
Blackswan, lunedì 22/12/2025

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