Ci sono artisti che sono rimasti
legati per tutta la vita, volenti o nolenti, a una sola canzone. E’ il caso di
Colin Vearncombe, in arte Black, che tutti ricordano unicamente per la sua hit,
Wonderful Life, datata 1987. Da allora, Colin non ha mai smesso di cantare, ha sempre cercato di uscire
dalla gabbia d’oro di quell’indimenticato successo, continuando a scrivere
canzoni che si facessero ricordare. Non ci è mai riuscito, però; e dal momento
che la vita può essere crudele oltre che meravigliosa, ieri si è spento, a soli 53 anni, per un incidente stradale,
senza mai più toccare le vette della celebrità. Di lui ci resta però Wonderful Life, una grandissima
canzone, venata da un mood malinconico che ne contraddiceva il titolo e che, a
posteriori, suona come una sorta di presagio. Una canzone che non smetteresti
mai di ascoltare e che riesce, contemporaneamente, a regalarci sia una lacrima che
un sorriso.
So Long, Colin.
No need to run and hide, it's a
wonderful, wonderful life. No need to laugh and cry, it's a wonderful,
wonderful life…
Sono bastate due canzoni circolate in rete ben prima
dell'uscita del nuovo album (The Answer e Adore), a creare una
palpitante attesa ed eccitare gli animi per il ritorno sulle scene
delle Savages. Tanto che, in barba a ogni logica, già alcuni rumours citavano Adore
Life come un possibile candidato a miglior disco del 2016. Che si tratti di
un'ottimistica esagerazione, è fuor di dubbio; ma è altrettanto vero che
un disco come Silence Yourself, esordio datato 2013, aveva fatto gridare
al miracolo e ammantato il quartetto inglese di un'aura maledetta da riot
grrrl in odore di tenebra. Non da meno, l'impatto mediatico generato dalla
figura di Jehnny Beth, cantante e leader del gruppo, è di quelli che
non lasciano scampo: il portamento androgino, l'attitudine goth e due
occhi di brace, dentro i quali bruciano passioni
indicibili, trasformano i video (e i live act) delle
Savages un'esperienza al limite. Ciò nonostante, è pur vero che ci
troviamo di fronte a un fenomeno derivativo come pochi, nel quale si concentra
il meglio del rock in quota rosa degli ultimi quarant'anni (la Patti Smith
del CBGB'S, Siouxsie, Babes In Toyland, Pj Harvey) e che affonda le
proprie radici in quel movimento post punk, che tanto successo ebbe
alla fine degli anni '70 e all'inizio del decennio successivo. Cosa determina,
dunque, tanta attenzione per un gruppo, all’apparenza, citazionista come pochi?
Cosa distingue le Savages dal mondo di replicanti che ingolfano le classifiche
di mezzo mondo con una musica risaputa? Sarebbe riduttivo individuare la
ragione del loro successo solo nello sguardo nostalgico di chi, quegli anni, li
ha vissuti in prima persona, o, per converso, nella curiosità da parte delle
generazioni più giovani verso il suono con cui sono cresciuti i loro
padri. Il quid delle Savages risiede, invece, nell'energia e nella sincerità,
in quell'urgenza espressiva che da sempre è il carburante nobile del rock. Se
Silence Yourself, da questo punto di vista, era una badilata sugli stinchi,
Adore Life punta ancora di più sulla forza bruta e sulle deflagrazioni noise.
Eppure, nonostante la violenza primordiale che infiamma le canzoni in
scaletta, il disco sembra formalmente più coeso e,
soprattutto, palesa un'eleganza estetica, claustrofobica e ossianica
finchè si vuole, capace però di identificare definitivamente un suono. Con
Adore Life, infatti, le Savages sono diventate le Savages, una certezza
che prescinde da ogni esplicativo riferimento filologico. Perchè se è
indubbio che nella tripletta iniziale del disco si tocchi il punto di fusione
tra la ferocia dei Killing Joke e il romanticismo disperato dei Joy Division,
che Adore navighi nella corrente punk wave tanto cara a una certa Patti Smith
e che a tratti si colgano echi di gioventù sonica,
tuttavia, la voce stressata e salmodiante delle Beth, il drumming quadrato e
convulso, il basso martellante e i feroci riff di
chitarra, suonano così unici, diretti e immediati, così già
riconoscibili nella loro assolutezza narrativa, che verrebbe da pensare che il
post punk sia nato oggi. Non è così, ovviamente, perchè tutto nella
musica, si crea, si distrugge e si rigenera, in un loop senza fine. La
differenza sta semmai nel sudore, nel cuore, nella genuinità con cui si
maneggia la materia e si sviluppano le idee. Allora, quando parte
Mechanics, ultimo brano del lotto, è evidente che nel caso delle Savages siamo
un abbondante gradino sopra la media creativa. La percezione, infatti, è quella
di fluttuare nel buio cosmico, avviluppati in luminescenti
nebulose, mentre il rumore degli astri in movimento cadenza il tempo
dell'infinito: terrificante e poetica al contempo, questa intuizione finale
consegna alla storia del 2016 un grande disco e un gruppo destinato a restare
in vetta per parecchio tempo. Se poi Adore Life sarà il miglior disco
dell'anno, lo sapremo solo a Natale. Per il momento, alzate il volume dello
stereo e godete.
Riceviamo dalla nostra freelance Cleopatra e
integralmente pubblichiamo.
"Io ritengo Berlusconi il grande innovatore
della politica italiana. L'unico che può cambiare questo paese. E' vero:
confesso di essere politicamente innamorato di Silvio. Essere innamorati di lui
è quasi un dovere. Capisco persino l'odio nei suoi confronti. E' talmente bravo
e inaffondabile da far venire la bava alla bocca degli avversari". (Denis
Verdini)
Quando il cuore di Denis Verdini batteva per
Silvietto, forse non pensava che le parole di encomio pronunciate allora,
sarebbero calzate a pennello pure a Matteo Renzi. L'avventura politica di
Berlusconi volgeva ormai alla fine e l'astuto Denis da calcolatore qual è,
abbandonato quel caravanserraglio senza controllo che Forza Italia è diventato,
si è affrancato dal suo padrone ritagliandosi il ruolo di ago della bilancia
del governo Renzi. O di stampella, se preferite. Da abile tessitore di trame (
fu lui l'artefice del Patto del Nazareno) a "salvatore" della
politica al servizio di Sua Maestà Matteo. Per il Premier, Verdini è un
politico da usare al bisogno, come la tachipirina. E anche se la querula
minoranza piddina strepita, ciò che conta veramente è tenere il timone e
mantenere la rotta.
In questa cornice di inciuci e di scandali al sole,
assistiamo impotenti a una squallida rappresentazione teatrale offerta da un
governo la cui maggioranza resta a galla, grazie ai voti di voltagabbana senza
scrupoli e burattinai di ogni specie con buona pace di gran parte dei mezzi di
informazione. E se il Nazareno- bonsai, come è stato definito l'accordo tra
Verdini e Renzi, serve a garantire un sostegno alla maggioranza nei passaggi
più delicati del Governo, Denis La Volpe può finalmente dormire sonni
tranquilli. L'appoggio a Renzi gli ha già fruttato una ricompensa di tre
vicepresidenze nelle commissioni Finanze, Bilancio e Difesa di Palazzo Madama.
Meglio di così si muore.
Silvio Berlusconi: "Sono
arrivato alla seguente conclusione: gli italiani non mi meritano".
Vittorio Sgarbi su Facebook, a
proposito delle unioni civili: "La famiglia è un padre e una madre. E
una madre non può essere uno con la barba o i baffi".
Carlo Panella, scrittore,
sui fatti di Colonia:"Dietro Colonia c'è la dinamica del branco, un
gruppo di maschi ubriachi, testosterone, che fanno le porcate che facevano i
maschi in Sicilia e che forse fanno ancora in Sicilia".