giovedì 4 settembre 2025

Wytch Hazel - V: Lamentations (Bad Omen Records, 2025)

 


Inglesi di Lancaster, i Wytch Hazel sono uno dei segreti meglio nascosti della musica britannica. Una band di nicchia, dunque, che in tredici anni di carriera ha pubblicato quattro dischi, questo è il quinto, proponendo un look evocativo di tempi antichi (delle tuniche che richiamano quelle dei crociati) e un (hard) rock dai contenuti spirituali. Dico spirituali, perché la band, capitanata dall’eccentrico Colin Hendra, pur rifiutando fermamente di essere annoverata fra le milizie cristiane, affronta nei testi temi alti come la religione, la fede e la ricerca della verità.

Non è un caso che il titolo del disco (Lamentations) faccia riferimento alle Lamentazioni di Geremia, contenute nell’Antico Testamento, che raccontavano la distruzione di Gerusalemme, evento che si trasforma in metafora dei tempi bui in cui viviamo, della desolazione e della disperazione che s’impadroniscono quotidianamente delle nostre vite.

Fatti rientrare un po’ forzatamente nel novero delle band metal e hard rock, i Wytch Hazel possiedono in realtà un suono distintivo, in cui confluiscono rock, in un’accezione decisamente settantiana, folk, blues e una certa inclinazione verso un progressive dinamico e per niente autoreferenziale. A differenza di quello che si può immaginare, il tema del cristianesimo è affrontato tenendo ben lontano ogni intento dottrinale e ogni asprezza ortodossa, e le dieci canzoni in scaletta sono accessibili a tutti coloro che amano il rock più classico, visto di metal, salvo che in un’accezione proto, peraltro abbastanza tirata per i capelli, non c’è traccia.

Il disco è semmai un pastiche ben riuscito di tutti i generi sopra citati, in cui il calibrato interplay fra le due chitarre e le sublimi armonie vocali danno vita a melodie avvolgenti che profumano di caramello salato.

Si parte lancia in resta col rock tirato di "I Lament", e sono subito anni ’70: le chitarre che graffiano all’unisono, il cantato raddoppiato e una melodia che scalda il cuore, come le cose buone di una volta. La successiva "Run the Race" tiene alto il ritmo, come suggerisce il titolo, e apre le porte a un’epica fremente, richiamando alla mente certe cavalcate di maideniana memoria.

Il passo rallenta con "The Citadel", le sonorità si fanno più oscure, c’è sentore di Wishbone Ash nell’aria, e dopo uno splendido assolo acidulo il brano si apre a una melodia celestiale, sotto la quale la strumentazione continua fremere inquieta.

Se le chitarre sono il vostro pane quotidiano, qui ne troverete in abbondanza come nell’elettricità al fotovoltaico della solare "Elements" o nel travolgente connubio fra l’acustica croccante e l’elettrica sinuosa di "The Demon Within", uno degli highlight del disco.

Non mancano elementi folk, messi in evidenza nel breve strumentale Elixir, e blues, che animano la più marziale "Racing Forwards", brano che abbraccia certe sonorità alla Jethro Tull.

Chiude il terzetto finale composto da "Woven", altro brano tirato che esibisce cromosomi alla Blue Oyster Cult, "Heavy Loud", malinconica ballata che fonde folk e rock, e la conclusiva "Healing Power", in cui chitarre e melodia replicano con successo palesi intenti progressive.

V: Lamentations, a dispetto del titolo, mette in mostra un suono pieno, rigoglioso, solare, in cui le due chitarre spadroneggiano, senza tuttavia soffocare le belle melodie, che sono l’elemento dominante di un disco coeso e palpitante fino all’ultima nota. Se quanto raccontato qui sopra è quello che fa per voi, impiegherete un solo ascolto a diventare fan dei Wytch Hazel. Garantito.

Voto: 8

Genere: Rock

 


 

 

Blackswan, giovedì 04/09/2025

Nessun commento: