venerdì 14 marzo 2014

SKINDRED - KILL THE POWER


Gallesi di Newport, in circolazione dal 1998, cinque album all'attivo, Kerrang! Award per la miglior live band del 2011, una carriera passata sui palchi di mezzo mondo in compagnia di Sevendust, Korn, Gogol Bordello, Papa Roach e chi più ne ha più ne metta. Questa, la rapida sinossi degli Skindred, uno dei gruppi di alternative metal più interessanti degli ultimi anni, combo militante e barricadero, votato per indole e sonorità al più estremo crossover. Kill The Power, ultima fatica in studio dopo l'ottimo Union Black del 2011, ripropone infatti la consueta formula di incastri sonori che ha reso celebre il combo anglosassone: assalti all'arma bianca in versione nu metal (leggasi Korn) in un contesto in cui si fondono generi più disparati quali reggae, dance hall, jungle, hip hop, hardcore, dubstep e drum and bass. Un bel calderone ribollente, quindi, nel quale si percepiscono, fin da subito, importanti influenze derivanti dai Bad Brains, Living Colour, Clash, Pantera, System Of A Down e soprattutto dai citati Korn, nei quali, il vocalist Benji Webb, ha sostituito brevemente Jonathan Davis sul palco del Download Festival del 2006. Kill The Power (schierato e partigiano fin dal titolo e dalla copertina, che esibisce un bel pugno chiuso di tomrobinsoniana memoria) è un buon disco di metal, potente, energico e assai variegato, in cui i momenti più rabbiosi e "contaminati" risultano anche le cose migliori della scaletta (vedi il singolo Kill The Power e In Ninjia). Tuttavia, qui e là, spuntano compiacimenti radiofonici che abbassano il tiro della band, normalizzando un prodotto che, senza compromessi, ci avrebbe infoiato più del lecito. Ciò non toglie che ascoltati in macchina, finestrini abbassati e piede sull'acceleratore, gli Skindred sappiano regalarci una buona dose di adrenalina.

VOTO: 6,5  





Blackswan, venerdì 14/03/2014

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