giovedì 20 marzo 2014

SPAIN - SARGENT PLACE




Josh Haden ci aveva fatto attendere ben undici anni prima di scrivere il seguito di I Believe (2001), tanto che, quando nel 2012 gli Spain tornarono sul mercato con il convincente The Soul Of Spain molti non credettero alle proprie orecchie. D'altra parte, far trascorre un decennio tra un disco e l'altro è davvero inusuale per una rock band. A meno che, vien voglia di pensare, la lentezza della produzione intendesse riflettere quell'aura di mistero e di spiritualità che da sempre pervade le canzoni del gruppo. Oggi, un pò a sorpresa, gli Spain sfornano un altro disco, con un titolo che omaggia una via del quartiere di Echo Park, in quel di Los Angeles, ove risiede lo studio del produttore Guy Seffert (Beck, Black Keys, etc.) in cui il disco è stato registrato. Solo due anni di attesa, questa volta, e la sensazione che Josh Haden si sia risvegliato dal lungo letargo con un surplus di ispirazione e molte idee da realizzare. Un forma artistica ritrovata, quindi, e uno stato di grazia che si percepisce fin da subito nelle nuove sonorità che informano la scaletta di un disco che si discosta da tutti i precedenti lavori. Se il punto di forza delle canzoni degli Spain era sempre stata la lentezza esasperata di una musica pregna di sacralità e malinconia, oggi l'impressione è che Haden abbia normalizzato il suo songwriting, ponendo maggior attenzione alle ritmiche e al groove. Così, se prima gli arrangiamenti erano raffinati e quasi elusivi, se i testi suggerivano più che spiegare e se le canzoni guardavano più al jazz che al rock, Sargent Place invece imbocca talvolta la strada dell'accelerazione (il sapore sixties di Sunday Morning in cui hammond e chitarra si rincorrono) e suona decisamente più bluesy e più rumoroso (le distorsioni della magnifica Love At The First Sight), più notturno e cupo che malinconico. Ciò non toglie nulla alla capacità di Haden di scrivere belle canzoni, di cui anche questo nuovo album è pieno. Eppure, sono canzoni diverse, più dirette, meno cerebrali e per questo, forse, un pò meno fascinose. Il marchio di fabbrica resta comunque riconoscibile e chi ama gli Spain non farà fatica a perdersi nelle pieghe di un disco che, forse per la prima volta, esce però dalla consueta nicchia di uno slowcore ipnotico e narcolettico. 

VOTO: 7





Blackswan, giovedì 20/03/2014

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