sabato 8 novembre 2014

JACKSON BROWNE – STANDING IN THE BREACH




Jackson Browne è uno di quegli artisti che ha accompagnato tutto il corso della mia vita, fin da quando, alle porte dell’adolescenza, ho iniziato a interessarmi di musica. Ed è inevitabile, quindi, che i suoi dischi li compri, a prescindere, senza se e senza ma. In fin dei conti, Browne non ha mai tradito le aspettative: gli anni gli hanno portato via qualcosa, è fuor di dubbio, ma è sempre riuscito a mantenere uno standard creativo più che dignitoso. Certo, capolavori come Late for The Sky (1974) e Running On Empty (1977) hanno caratterizzato il suo periodo migliore e restano irraggiungibili; ma ricordo, nei decenni successivi, dischi comunque di pregevole fattura (mi vengono in mente Looking East del 1996 e i due Solo Acoustic dello scorso decennio), che hanno mantenuto alto il livello di guardia della sua ispirazione compositiva. Non fa eccezione, nemmeno Standing In The Breach, ennesima buona raccolta, in classico stile Browne, di ballate elettro acustiche e rock d’autore. Elegantemente arrangiate, suonate in modo sopraffino da gente del calibro, tra gli altri, di Greg Leisz e Val McCallum (entrambi hanno accompagnato Lucinda Williams in Down Where The Spirit Meets The Bone), le dieci canzoni che compongono la scaletta del disco si ascoltano tutte che è un piacere, nessuna esclusa. Come scrivevo poc’anzi, il Browne migliore è restato negli anni ’70; tuttavia, pur non essendoci capolavori, alcuni dei brani dell’album sembrano richiamare gli antichi splendori. E’ il caso di The Birds Of St Marks, che apre il disco e che Browne scrisse nel 1967, quando prestò la sua allora giovane penna alla Nico di Chelsea Girl: grande melodia ed efficacissimo interplay di chitarre. Così come mi sembra di grande livello anche la cover di Walls And Doors del cubano Carlos Varela, un’ariosa melodia a cui la voce pastosa di Browne aggiunge un ulteriore quid di struggimento. Niente di eclatante, ci mancherebbe altro, ma di sicuro la dimostrazione che Browne, nonostante si avvicini alla settantina, abbia ancora cose da dire e riesca a dirle con una classe che il tempo non ha scalfitto. 

VOTO: 6/7





Blackswan, sabato 8/11/2014

2 commenti:

Granduca di Moletania ha detto...

Recentemente ho avuto la fortuita occasione di vederlo al Letterman Show (per la promozione del disco) e l'ho trovato veramente invecchiato.
Ci sono rimasto male: va bene che i 70 si avvicinano, ma vedere l'eterno ragazzo così stanco e invecchiato mi ha lasciato di stucco.

La voce è sempre quella degli anni più belli, ma devo dire che sono molto preoccupato. Per lui e anche per noi: non vorrei restare in un mondo senza il sempregiovane Browne.
Spero di essermi sbagliato.

Tanti auguri a lui e un abbraccio a voi.

Blackswan ha detto...

@ Granduca: il ragazzo è veramente segnato dal tempo, però fortunatamente è vivo e lotta insieme a noi. La voce è quella di sempre: mi produce le solite immense emozioni.
Un abbraccissimo !